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«Io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza» (1Cor 10,33)

Dai banchetti pagani alla mensa della comunità: la comunione dei corinti e la coscienza della libertà (1Cor 10,23-33)

La sezione della lettera dedicata alla pratica dei banchetti da parte dei fratelli della comunità si conclude con delle considerazioni pratiche e il proposito di accompagnare tutti alla «salvezza» (10,33). Termine molto forte, sì, ma anche di grande impatto nel modo di ragionare dell’apostolo per il quale essere salvati vuol dire, innanzitutto, accogliere l’annuncio del vangelo e farsi battezzare. «È piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione» (1Cor 1,21) e «mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno» (1Cor 9,22), sono le espressioni principali della lettera in cui il pensiero dell’apostolo viene esplicitato senza giri di parole: gli altri sono il destino del missionario e si salvano quando accolgono, ascoltano e obbediscono alla «predicazione» (1Cor 1,21). Tutto ciò rappresenta una vera e propria catechesi sulla partecipazione dell’uomo all’opera di Dio, verso la quale ogni sforzo è ordinato da parte dei suoi figli e ministri; nella lettera, poi, la partecipazione dell’uomo viene definita «comunione» (1Cor 10,16) e l’apostolo precisa che l’accoglienza docile e disponibile dell’annuncio è «comunione con il vangelo» (Fil 1,5). Per cui, il fratello e la sorella che accolgono la parola di Dio, attraverso la predicazione dei suoi ministri, si salvano e sperimentano una “nuova” vita fin dall’inizio, piuttosto che alla fine come se si trattasse di un premio da meritare.

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