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Festa diocesana della Famiglia

LA CORRESPONSABILITÀ: L’ASCOLTO IN FAMIGLIA E NELLA CHIESA PER UN’ATTUAZIONE DEL VIVERE SINODALE

Con la festa diocesana della Famiglia a Piazza Armerina, lo scorso 5 giugno si è concluso l’itinerario formativo diocesano di Pastorale Familiare la scorsa settimana abbiamo delineato il percorso fatto quest’anno, mentre domenica scorsa, in ascolto del nostro pastore abbiamo tirato le fila. In linea con il cammino della Chiesa universale Mons. Rosario (il testo integrale della sua relzione su www.diocesipiazza.it) ci ha aiutati a scorgere la bellezza della famiglia e della Chiesa. In altri termini ci ha proposto la lettura della Chiesa alla luce della famiglia e della famiglia che costituisce la Chiesa in una sorte di speculare realtà vitale. Egli ha evidenziato e rilevato che famiglia e Chiesa sono due realtà giustapposte. Esse condividono metodi e modalità di vita. Persino il fine è comune: la generatività che pone relazioni filiali; la solidarietà che ammaestra nell’essere fratelli e sorelle. Se la famiglia è la forma primogenita di comunità è anche l’originaria cellula del corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. Il vescovo coglieva in questo una conseguenza enorme e cioè che ciò che è umano contiene il divino e se il divino, la presenza di Dio nella famiglia che la forma e la informa, lo si fa emergere il guadagno è enorme  proprio perché si qualifica la socetà civile e la Chiesa. Tale considerazione ci fa capire il senso dell’espressione «Chiesa domestica» con cui Lumen gentium al n° 11 definisce la famiglia. Essa è lo spazio giusto per formare relazioni che ci introducono alla conoscenza di Dio. Gesù ha detto: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome – che vuol dire nel mio amore – io sono in mezzo a loro» (Mt 18, 20). Il divino che è presente già fra le relazioni è un potenziale enorme un luce immensa, il problema rimane se a questo divino non diamo spazio giuso sia nella famiglia sia nella Chiesa e perché no, sia nella vita sociale e ordinaria del nostro vivere. Papa Francesco in Evangelii Gaudium al n° 178 scrive: La sua redenzione ha un significato sociale perché «Dio, in Cristo, non redime solamente la singola persona, ma anche le relazioni sociali tra gli uomini». Comprendere ciò è una splendida possibilità offerta anche alla famiglia, quella di diventare luogo della presenza di Dio. Per una famiglia che vive così, nulla v’è di estraneo di quanto le succede attorno. Semplicemente essendo quella che è, ha la capacità di testimoniare, annunziare, risanare il tessuto sociale circostante, perché la vita parla e opera da sola. È quest’aspetto che porta a considerare la Chiesa – afferma Papa Francesco in Amoris laetitia al n. 87 – «famiglia di famiglie, costantemente arricchita dalla vita di tutte le Chiese domestiche». Le relazioni, che si vivono nell’esperienza pastorale di una comunità, sono da attribuire a questo modello archetipale che è la famiglia, in virtù della quale impariamo non soltanto a riconoscere Dio nella sua natura divina che è padre e madre, oltre al fatto che il rapporto che si amalgama con lui, in modo personale, è chiaramente sponsale, ma anche a riscoprire la bontà dell’essere tra di noi fratelli e sorelle. Pertanto se la Chiesa è dalla Trinità non può che attingere che dalla famiglia la quale dall’origine è relazione; In principio è la relazione è la sinodalità, è la comunione in essa dobbiamo camminare. Il nostro pastore, il nostro apostolo ci ha sollecitati ad assumere un impegno concreto ad agire in ogni modo possibile per il vero bene della famiglia, ma a potenziale le comunità e la nostra Chiesa particolare a fare un salto di qualità nel vivere a Corpo, nel vivere fuori dal guscio nel proprio gruppo ed essere la Chiesa famiglia di famigli per essere la grande famiglia di Dio. Noi tutti siamo stati invitati ad avere cura della famigli e la famiglia a fare Chiesa; troppo importante è infatti la salute della prima cellula della società e della Chiesa per i destini dell’intera umanità. «Salvare la famiglia – scrive il grande scrittore cattolico Igino Giordani – è salvare la civiltà. Lo Stato è fatto di famiglie; se queste decadono, anche quello vacilla». E dice ancora: «Gli sposi divengono collaboratori di Dio nel dare all’umanità vita e amore. Amore che dalla famiglia si dilata alla professione, alla città, alla nazione, all’umanità. È una distribuzione per cerchi come un’onda che si dilata all’infinito. Da venti secoli arde un’inquietudine rivoluzionaria, accesa dal Vangelo, e essere figli, riconoscere il Padre, nostra origine, per vivere da fratelli e non da semplici devoti essere in altri termini la Chiesa che da sapore al mondo, famigli che fuori dal guscio delle singole aggregazioni diventino la sposa di Cristo, Luce delle genti, questa la vera corresponsabilità che il laicato è chiamato a vivere.



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