Sfogliando il Corriere della Sera del 5 marzo mi imbatto in un articolo che presenta la bella esperienza messa in atto dalla comunità ecclesiale di Cernusco sul Naviglio e che parla della lunga storia locale dell’oratorio e di cui riporto ampi stralci. “La tradizione viene da lontano. E con nomi illustri – si legge. Preti che sono diventati santi. Come don Carlo Gnocchi che proprio qui iniziò la sua missione pastorale e umana. Erano gli anni Venti. Lo sport era qualcosa che faceva già parte del dna di questi centri di aggregazione giovanile. Gli oratori e i preti illuminati avevano intuito in anticipo la forza dirompente dello sport per tenere i ragazzi lontano dalla strada e creare emulazione su valori che le parole non bastano a insegnare. Così cinquant’anni fa nasce l’Us Sacer, poi è la volta del Gso Paolo VI. Campi di calcio, di basket, di volley: persino una piscina nel 1966, quando erano pochissime anche quelle pubbliche. Cernusco diventa il centro catalizzatore di tutti gli oratori della zona. In estate migliaia di bambini arrivano per farsi il bagno nella piscina. Lo sport diventa un collante e un moltiplicatore sociale. Non è importante crescere il campione, l’obiettivo è formare degli uomini. Non a caso molti ragazzi diventati adulti restano in oratorio. E si trasformano in allenatori, dirigenti, sostenitori. Tempo regalato a parametro zero… E non è un vanto, solo una constatazione ricordare che dagli oratori di Cernusco sono venuti fuori Gaetano Scirea, Roberto Tricella e Roberto Galbiati. Tre campioni che anche in Serie A si sono distinti per la lealtà sportiva e la correttezza in campo. […] Il
decalogo di Aso’ ha parole importanti – continua l’articolo a firma di Carlo
Baroni – che la dicono lunga su questa realtà: accoglienza, diversità,
educazione, fratellanza, divertimento, attenzione al singolo, rispetto,
passione, volontariato, missionarietà. Parole e impegni che valgono soprattutto
per la vita. Quella che i giovani atleti cominciano a capire, apprezzare e amare
su un campo di calcio o in una palestra del basket. Un decalogo che sembra
retaggio di un passato e invece è scritto per l’oggi. Parole che tutti
condividono e ancora non tutti riescono a mettere in pratica. La realtà di
Cernusco è la punta di diamante di un mondo, quello degli oratori, e degli
oratori lombardi in particolare che svolge un compito senza ostentare e
pontificare. Il volontariato sottotraccia e lontano dalle luci dei riflettori.
Il dare senza pretendere niente in cambio. Adulti che dopo una giornata di
lavoro si mettono in tuta e vanno ad insegnare ai ragazzi cos’è lo sport vero.
O che si mettono dietro una scrivania o un bancone del bar al servizio di una
comunità che è ricca senza avere bisogno di soldi”.
Guardando alla nostra realtà, sappiamo bene come
la chiesa del sud non possa vantare una tradizione in questo campo. Le ragioni
sono molteplici e non è il caso di elencarle. Di fatto, a parte lodevoli
iniziative, non abbiamo saputo comprendere e utilizzare una potenzialità,
quella dell’oratorio e dello sport, che ci avrebbe permesso di non fare
allontanare i ragazzi dalle nostre chiese. A parte il mondo salesiano, pochi
sono gli spazi e le attività oratoriali nelle nostre parrocchie e nemmeno c’è
una sensibilità in tal senso tra gli operatori pastorali. Anche nella
progettazione delle nuove parrocchie tali spazi, anche se vengono realizzati,
quasi mai sono utilizzati per tali scopi. Una opportunità e una sensibilità che
bisognerebbe far crescere nelle nostre comunità. Non rassegniamoci a perdere i
ragazzi!