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Cristiani sotto attacco

Una breve rassegna stampa di eventi inquietanti avvenuti in questi giorni. In Etiopia non solo violenze sulle persone. Templi e monasteri distrutti, antichi reperti rubati e messi in vendita. La guerra nascosta del Tigrai, iniziata lo scorso 4 novembre, sta provocando massacri e danni incalcolabili anche a un tesoro culturale e religioso unico in Africa in una terra con una storia millenaria. Ma il conflitto non ha risparmiato un patrimonio culturale e religioso dell’umanità, sono state colpite le radici e l’identità del cristianesimo africano nel Corno d’Africa. Diverse testimonianze confermano massacri di preti copti ortodossi, suore e fedeli nei luoghi sacri, mentre chiese e monasteri, anche dei primi secoli della cristianità sono stati colpiti, rasi al suolo e saccheggiati e testi sacri millenari trafugati o bruciati.
Un portone devastato dal fuoco, molto di più di un semplice atto vandalico: una ferita alla comunità. Siamo in Sicilia e precisamente nella diocesi di Monreale. Nei giorni scorsi Corleone si è risvegliata con la notizia di uno sfregio. La chiesa di Sant’ Agostino è stata danneggiata da un rogo che ha bruciato il portone d’ingresso, proprio nel giorno della festa del santo protettore dei corleonesi, il monaco bizantino San Leoluca. Il gesto, dicono le forze dell’ordine, è doloso. Perché? Una domanda che interroga, con inquietudine, i fedeli e non solo. La Chiesa, da anni, qui, è fortemente impegnata sul cammino della reazione morale alla mafia, per cancellare il mito sanguinario di una storia criminale e dei suoi protagonisti.
Ancora in Italia. Un gesto sacrilego che offende l’intera comunità. È stata danneggiata la statua della “Madonna dei tre ponti” che si trova sulla strada per Sovana, nel comune di Sorano, (GR). La statua della Vergine è stata presa a sassate con un grosso blocco di tufo. L’opera era stata di recente restaura dall’Avis e riposizionata al ponte sulla Lente, benedetta dal card. Angelo Comastri.
Nel frattempo in Francia si abbattono le chiese. A Lille è cominciata pochi giorni fa la demolizione della chapelle Saint-Joseph, chiesa in stile neogotico costruita nel 1886 su progetto dell’architetto Auguste Mourcou, nonostante la vasta mobilitazione del mondo della cultura per salvarla quanto meno come monumento. L’edificio era abbandonato da tempo: la chiesa era stata sconsacrata e il 28 maggio 2019 era stato ottenuto il permesso di demolizione per costruire, al suo posto, una parte del nuovo campus della Junia, scuola privata di studi ingegneristici.
Come leggere questi avvenimenti? È chiaro che il significato non può essere univoco ma deve essere letto nel contesto. Se in Africa un certo fondamentalismo religioso, diciamo pure islamista, ha da tempo intrapreso una guerra contro la presenza cristiana, e i cristiani continuano a dare eroica testimonianza di martirio, in Sicilia si continua a pagare la scelta ecclesiale, cominciata con l’assassinio del beato don Pino Puglisi, di schierarsi a difesa della legalità e dei valori evangelici.
Se saliamo verso nord l’intolleranza verso la religione cristiana e più in generale verso ogni fede, si manifesta in atti di dissacrazione o addirittura di totale indifferenza o ostilità, dove la presenza dei cristiani è ormai diventata irrilevante e inconsistente.
Un segno dei tempi che ci interpella e che non può lasciarci indifferenti nel continuare a perpetuare modi di incarnare la fede obsoleti ma che necessitano di un supplemento di profezia.



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