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Padre Emanuele Sorge: Cultura e morale nel comportamento individuale e pubblico dell’Uomo.

La visione politica di padre Bartolomeo Sorge

Si ribadisce, ancora una volta (vedasi settimanale n. 19 del 21 maggio 2023), che Paolo VI affermava “fare politica è un atto squisito di carità, perché si fa un servizio al corpo di Cristo”. Tuttavia, poiché tutti i malanni, ancor oggi, vengono identificati nella politica col gioco degli interessi e dei privilegi, è utile ricordare che già nel marzo 1989, per iniziativa del Circolo di Cultura di Piazza Armerina, padre Bartolomeo Sorge, il noto politologo gesuita, aveva parlato sul tema “Cultura e morale nel comportamento individuale e pubblico dell’Uomo”. Era stato presentato al folto pubblico dal presidente del sodalizio piazzese,  prof. Lelio Crescimanno, che, dopo aver definito l’oratore “sostenitore della morale della trasparenza e della verifica nella politica … ispiratore per la ricerca del benessere sociale”, lo aveva indicato capace di designare “la strada per eliminare la sfiducia del cittadino nelle istituzioni, l’inerzia politica e la degradazione morale dell’Uomo”. Ai presenti, tra i quali il primo cittadino pro tempore, le più alte autorità politiche, civili, militari e religiose, personalità del mondo della cultura e della scuola, si era, quindi, rivolto, l’oratore che, con una logica incalzante e straordinaria chiarezza di idee, tracciava una panoramica della nostra realtà politica, indicando senza retorica e ipocrisia i mali che minano dalla base la vita democratica nel nostro Paese, il cui equilibrio è reso instabile da una esasperata partitocrazia che ha fuorviato anche le coscienze più rette e ha precluso quasi ogni possibilità di affermazione agli ideali più nobili e in particolare una visione e una pratica morale della vita politica. Partendo dallo scetticismo e dal disimpegno politico di tutta una generazione sfiduciata, il dotto gesuita aveva constatato che la politica “ha perso l’anima” proprio a causa di una partitocrazia che “ha spezzato l’anello tra ideali e vita, tra etica e prassi, tra cultura e programmi”, facendo entrare in crisi lo stato sociale, inceppare il sistema e bloccando la nostra democrazia.
L’impietosa ma realistica analisi di padre Sorge si era articolata in due momenti: critica demolitrice del degrado politico; indicazione lungimirante della via da seguire per ricostruire sulle macerie di una dignità perduta l’umanesimo integrale di tutti, credenti e non credenti, laici, progressisti, cattolici animati dal desiderio di porre fine alla “logica di schieramento”, al clientelismo, al perseguimento di interessi di parte per far divenire la politica arte del servire, animati da un’etica e da una cultura politica senza le quali “la vera politica è morta, senz’anima”. Ma per realizzare questo, egli aveva detto, è indispensabile “creare” gli uomini consapevoli e preparati, animati da volontà di servizio e sorretti da vere capacità professionali, per evitare improvvisazioni o dilettantismi. Infatti “come per fare un bravo politico non basta che uno sia onesto e pio se gli manca una seria professionalità, così non basta essere seri professionisti se si è privi di motivazioni ideali, culturali ed etiche”. Ed è compito specifico dei cristiani intervenire direttamente, non nella lotta politica, ma nella formazione dei quadri politici perché ci sia una chiara presa di posizione ogni qualvolta lo esigano giustizia e carità, in nodo da “indicare in Cristo il senso ultimo e completo delle vicende umane”, condannando “senza mezzi termini violenze e soprusi, per incoraggiare quelle scelte che hanno una loro validità sul piano dell’etica sociale, da chiunque vengano fatte”.
C’era in queste parole una chiara condanna del malgoverno e un’altrettanto chiara indicazione: basta con le incompetenze, le improvvisazioni, i dilettantismi, gli egoismi e i clientelismi; si affermino i veri valori cristiani e umani al di sopra delle logiche di partito; si stringano insieme tutti i buoni e gli onesti di qualsiasi estrazione per diventare “uomini della sintesi profondamente spirituali e profondamente competenti nella loro professione. Saranno questi uomini nuovi a costruire un mondo nuovo, quale tutti auspichiamo, uomini che trovano nella politica non un ostacolo alla loro spiritualità, ma addirittura uno stimolo e un nutrimento alla loro interiorità”.
In queste parole sembra di risentire e rivedere l’azione politica, lungimirante e santa, di Giorgio La Pira, che si batté strenuamente, pagando di persona, per la moralizzazione della vita pubblica e l’affermazione dei valori cristiani.



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