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La parodia dell’umanità in tempo di Covid

Incattivirsi equivale ad avere senso civico?

Da quasi un anno leggiamo e commentiamo in modo convulsivo notizie legate alla pandemia, cercando qua e la articoli e pareri che avvallino le nostre ansie e le nostre paure, ed ecco che trovi la personalità borderline che per provare a regolare la propria instabilità affettiva – con problemi di rabbia annessi – va alla ricerca del capro espiatorio, del responsabile di ogni cosa riversando su di esso le proprie frustrazioni.

Si commentano e si pubblicano sui social immagini tra le più disparate che mostrano piazze e lidi con gente assiepata (magari foto degli anni precedenti ma poco importa, l’importante è trovare una pezza d’appoggio alle proprie teorie) e si inizia un linciaggio mediatico contro ignoti, una moderna lapidazione di massa dove al posto delle pietre ci sono le parole: di odio, di indignazione, di condanna. E’ le parole, si sa, hanno un peso e producono sempre ciò che dicono. 

Si trova anche il narcisista razionale che nega l’evidenza poiché non riguarda la sua persona: se non sono malato io di Covid, allora non esiste. Tutto nasce e muore all’interno della cerchia ristretta del proprio io. Continuando la nostra carrellata sulle varie personalità che popolano i social e tutti i canali di informazione, ritroviamo ancora in vita un atteggiamento tipico delle prime comunità cristiane, soprattutto ai tempi di San Paolo; si aspettava la venuta del Figlio dell’Uomo, con la conseguente fine del mondo, da un momento all’altro e si parlava di escatologia imminente.

Mentre però ai tempi di Paolo ci si incoraggiava a vivere con amore e speranza nell’attesa di una pienezza, ai tempi nostri ci si distrugge inoculando paura e disperazione, sino al punto da vedere triplicati i suicidi e aumentati del 75% la vendita di psicofarmaci negli ultimi 7 mesi. La cosa preoccupante è il tentativo di far passare leggi e ordinanze varie attraverso la paura della morte e della sofferenza: vero fallimento del senso civico e della stessa identità statale.

Il pensiero crea la realtà e lo influenza. Il filosofo Karl Popper fu il primo a spiegare come la tragedia greca di Edipo si realizzò proprio per l’influsso della paura che la predizione dell’oracolo aveva generato in lui. La profezia avverò se stessa! Non è certo la prima volta che questo succede, ma in questo momento sta accadendo in maniera macroscopica proprio a noi nativi digitali e dalla intelligenza artificiale, a noi che pensiamo di avere la vita in mano mentre questa continua – grazie a Dio – sempre a sfuggirci. 

Un caso da studiare sono le migliaia di commenti su fb (negativi per carità, non potrebbe essere altrimenti) alla foto che immortalava una folla enorme assiepata – senza mascherine e distanziamento – sul ponte che collega la Sicilia con la Calabria. Unica nota stonata – in mezzo all’orgia impazzita delle varie indignazioni – l’inesistenza del ponte: ma questo poco importa! L’indignazione per un comportamento che potrebbe mettere a rischio la nostra salute è superiore alla realtà.

Altro caso disperato è dato dalle varie responsabilità declinate (e scaricate) tra Governo centrale e Regioni e tra Regioni e sindaci, un tristissimo scarica barile che evidenzia il potere della paura e della incertezza sulle nostre decisioni e sulla mancanza di identità personale ancor prima di quella civile. E trovi governatori regionali e sindaci che si trasformano in personaggi pirandelliani che come ne Le maschere nude recitano un “teatro nel teatro”, in un Giuoco tra le parti (titolo di un’altra opera di Pirandello che narra del teatro del grottesco) drammatico tra ciò che realmente si è come individui e cosa si è chiamati a fare come rappresentanti della cosa pubblica.

L’ironia diventa l’unico specchio per vedere l’altra parte della medaglia. La verità è che nessuno – e questa non è una novità per l’umanità – ha la verità in tasca e si naviga a vista d’occhio su ogni settore. Dire in tono consolatorio “facciamo il sacrificio a novembre, così poi a Natale saremo tranquilli”, equivale a dire ad un malato oncologico che dopo la chemioterapia potrà andare a fare una Crociera. La vacanza la potrà pure fare, ma la battaglia contro la sua malattia resta. Lo scrittore Michele Rech (conosciuto come Zerocalcare), nel presentare il suo ultimo libro A Babbo morto. Una storia di Natale, edito in questi giorni per la Bao Publishing dice: “la gente è passata dall’essere indifferenze – che magari è un male – alla malsana idea che incattivirsi sia senso civico”, sta qui uno dei nodi nevralgici che dovremo iniziare a sciogliere: il male resta sempre un male e la cattiveria è sempre la cifra di una umanità sgretolata.



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