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Quel pellegrinaggio a Città del Castello che mi ha fatto cambiare strada

Mi consegno al Signore per ricevere la Vita

Pace e bene! Mi chiamo Alice, ho 25 anni, vengo da Gela e sono una novizia delle suore cappuccine del Sacro Cuore. Dopo aver vissuto due anni di postulandato nel convento di Roma, ho avuto la grazia di vivere il mio tempo di noviziato ad Assisi, per continuare a discernere, maturare la mia vocazione che in queste righe vi racconterò!
Inizio dagli anni dell’adolescenza. Per diversi motivi ho cercato tutte quelle cose in modo che avevano l’apparenza di soddisfarmi – vivere ad esempio la mia sessualità senza troppi limiti, fare uso spesso di alcool, fumare “canne”, deridere il sacro – ma che duravano poco tempo e si sono poi trasformati in schiavitù.
Avevo poi eliminato Dio dalla mia vita e mi trovavo in una solitudine, un vuoto spaventoso, diventato ancora più grande quando decisi di lasciare quello che per me era il vincolo più grande alla mia libertà: la mia famiglia che cercava di proteggermi dal male che avevo attorno e che per me era diventato “nor-male!” Il Signore non ha permesso questo! In una maniera che è difficile per me spiegare, Lui mi ha dato modo di incontrarlo: era il 22 Luglio del 2011, avevo 15 anni, e ho fatto esperienza dell’abbraccio di Dio, Padre misericordioso, del Suo amore che è arrivato nel profondo del cuore, a quella sete di amore che avevo cercato di placare in tutti i modi.
Da quel giorno la mia vita è radicalmente cambiata e ho scoperto la “prima vocazione” che è quella di tutti, come ci ha ricordato il Papa nell’Esortazione “Gaudete et exultate”, cioè la chiamata all’amore e alla santità, ad essere sempre più uomini e donne pienamente umani, ad immagine del più bello tra i figli dell’uomo (Sal 45, 3), Gesù. Soprattutto, ho scoperto che Dio mi ama per quello che sono, ama tutte le mie ombre e imperfezioni, non ne ha paura! Anzi, sono il Suo mezzo preferito per incontrarmi, per restituirmi la realtà di me stessa, di far fiorire la mia umanità bella. Quanto è vero questo soprattutto nel periodo che stiamo attraversando, quello della pandemia, in cui ogni giorno siamo costretti a sperimentare tutta la nostra impotenza, la nostra piccolezza, la nostra fragilità: il Signore ci vuole incontrare! Il dolore, il buio, la prova – anche se ci fanno rabbia e vorremmo trovare un perché – ci riportano alla verità dell’amore di Dio: la Croce. Non c’è amore vero che non passi da lì, non c’è resurrezione se prima non c’è l’incontro col Crocifisso. Lasciamoci incontrare da Dio ai piedi delle nostre croci, Lui saprà trarne il bene per noi e la vita.
Mi sono innamorata di questo Amore, così diverso da quello che avevo vissuto e l’ho coltivato con passione cominciando il mio cammino di fede attraverso la parrocchia del Carmine di Gela e poi dei frati Cappuccini  – e di un frate in particolare, padre nella fede, cui devo moltissimo e che è già tra le braccia di Dio – del movimento della Gioventù Francescana; ed ancora i primi due anni dell’Università di Filosofia e Teologia di Catania. In particolare, dopo un pellegrinaggio a Città di Castello, dove mi sono “scontrata” con la realtà della vita claustrale, ho visto donne che vivevano interamente dedite alla preghiera, senza mai uscire, eppure così felici; allora mi sono chiesta: “e se fosse per me? E se potessi farlo anche io? Voglio che tutti quelli che non Lo conoscono, incontrino il Signore e siano felici così come lo sono io adesso!”. Ho cominciato a frequentare, quando potevo staccare dal liceo (classico), le Clarisse Cappuccine di Palermo. Ma capii poi chiaramente che il Signore mi chiamava alla vita apostolica, ad annunciare nel mondo, specie ai più piccoli e poveri, la Sua Bellezza.
In questi anni, così intensi e bellissimi ma attraversati anch’essi da altri momenti di dolore e fallimento personali, dubbi e paure, il Signore mi ha fatta crescere e portata a maturare la “seconda vocazione”, a lasciare tutto e seguirlo, vivere sempre più come Lui, povero, casto e obbediente, amando Dio e, in Lui, tutti! Dopo aver conosciuto le suore cappuccine del Sacro Cuore, ho cominciato con loro un periodo di frequentazione e il 17 ottobre del 2016 ho intrapreso ufficialmente il mio cammino alla sequela del Signore. Così, già da quattro anni cammino in questa via, stretta ma bellissima, verso l’unica meta comune: la felicità eterna. Felicità che è già possibile per noi tutti vivere su questa terra, se in ogni momento riusciremo a tenere fisso lo sguardo su ciò che della vita è l’unica cosa essenziale: il Signore. Allora saremo beati!
Ho scoperto una cosa importantissima in queste ultime settimane: non sono io a dare la vita al Signore ma mi consegno per ricevere la vita da Lui.
A ciascuno di voi auguro la pace del Signore, pace di cui i nostri cuori hanno tanto bisogno, pace di cui le povertà che viviamo necessitano di essere riempite; e vi auguro, chiedendovi una preghiera per me, di vivere a fondo la vostra vocazione all’amore nella via che vi è propria.



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