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La rubrica settimanale

La comunità educa. Nessuno pretenda di fare da solo

La questione educativa rimane un’emergenza a cui la nostra Chiesa locale deve dare risposte che siano all’altezza delle sfide in essa contenute. Quale sia il guado da cui bisogna uscire lo sappiamo: non ci si educa e non si educa da soli. L’educazione infatti è il risultato dell’azione congiunta di una molteplicità di ambienti e contesti.

È noto il proverbio africano: “per educare un bambino ci vuole un villaggio”. Tutti siamo coinvolti nell’impegno educativo e ciascuna delle componenti della compagine sociale porta una responsabilità che non può essere delegata solo ad alcuni.

In questi mesi, grazie a questo spazio offertomi dal settimanale, mi sono più volte soffermato sulla indispensabile quanto urgente necessità di recuperare lo spirito di comunità, oggi potentemente minacciato dall’individualismo. È necessario, secondo l’indicazione di papa Francesco costruire nuove e fattive alleanze educative: tra le diverse generazioni, tra Chiesa e territorio, tra famiglia e scuola.

Il processo educativo dura tutta la vita e coinvolge ogni contesto di vita, in quanto ogni esperienza può essere fonte di educazione personale e pertanto richiede grande attenzione da parte dell’educatore e la disponibilità da parte della persona in formazione. La politica, il lavoro, l’economia, la sanità, la scienza, la comunicazione, lo sport, l’arte sono contesti che contribuiscono all’educazione dei giovani.

In questo contesto anche la Chiesa è chiamata a scoprire sempre nuove modalità per annunciare il vangelo; la trasmissione dei valori del bene, del vero, del bello, della solidarietà costituiscono il nucleo dell’opera educativa che rende credibile e attuale l’azione della comunità ecclesiale. La Chiesa offre questo servizio indivisibilmente alla persona e al credente in quanto cerca la pienezza della sua umanità.

Particolare rilevanza assume oggi la missione della  scuola che attraversa un periodo di crisi, che le fa perdere identità e prestigio sociale in quanto l’istruzione di base offerta dalla scuola non fa più la differenza e pertanto tende ad essere svalutata.

In questo frangente storico la comunità cristiana sostiene la credibilità della scuola stringendo con essa un’alleanza educativa basata sulla reciproca stima. Non si tratta di occupare la scuola, ma di restituirle il ruolo sociale che merita, essendo rimasta uno dei pochi presidi culturali in una società che non sembra credere al valore della cultura. 



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