30 Maggio 2025

“Il sabato del villaggio ad Aidone”

Riflessione sulla mancata approvazione del  Piano di Riequilibrio Finanziario pluriennale

di Nino Costanzo

Aidone. Come è noto, “Guelfi e ghibellini erano le due fazioni contrapposte nella politica italiana del Basso Medioevo, in particolare dal XII secolo sino alla nascita delle Signorie nel XIV secolo.L’origine dei nomi risale alla lotta fra le casate di Baviera e di Sassonia, contrapposte a quella di Svevia per ottenere la corona imperiale in seguito alla morte dell’imperatore Enrico V, avvenuta nel 1125”. “I Welfen, da cui la parola ‘guelfo’, erano sostenitori dei bavaresi e dei sassoni e appartenevano a una delle più antiche e illustri dinastie di stirpe franca in Europa. Storicamente i guelfi vennero poi associati a chi sosteneva il papa e le loro fortezze vennero caratterizzate dalla merlatura squadrata. Sulla loro bandiera era disegnata la croce di San Giorgio”. “Waiblingen, anticamente Wibeling, da cui la parola ‘ghibellino’, identificava i sostenitori degli Hohenstaufen, signori svevi del castello Waiblingen. Successivamente la casata sveva acquisì la corona imperiale e con Federico Barbarossa cercò di consolidare il proprio potere nel Regno d’Italia. Sul piano politico si inizio a identificare i ghibellini con la fazione legata all’imperatore e le loro strutture militari furono caratterizzate dalla merlatura a coda di rondine. La loro bandiera raffigurava la croce di San Giovanni Battista”. In sintesi i guelfi, sostenitori del Papato, propendevano per un governo comunale indipendente e erano generalmente favorevoli all’autonomia delle città-stato, mentre i ghibellini, al contrario, erano alleati dell’Impero e sostenevano un governo più centralizzato sotto la guida imperiale.

Ora, in occasione in occasione delle ultime elezioni amministrative, si è assistiti ad una contrapposizione netta tra ‘Guelfi’ e ‘Ghibellini’, con la conseguenza di un raffronto caleidoscopico tra ‘La quiete dopo la tempesta’ e ‘Il sabato del villaggio’: nel primo caso un atteggiamento sarcastico e amareggiato, nel secondo caso con pacata accettazione. Il tema centrale della competizione elettorale è “l’attesa del giorno di festa che rivela il fondamentale rapporto tra illusione e realtà”. Invero la descrizione dell’attesa del giorno di festa ha infatti un significato allegorico: “Il sabato è l’allegoria della giovinezza e delle speranze che si nutrono per il futuro; La domenica rappresenta invece l’età adulta, quando ogni speranza viene a cadere”. In questi ultimi giorni ‘i guelfi’, notizie di questi giorni, si sono dissociati tra loro con significazione fantasmagorica: “Come la domenica deluderà l’attesa del sabato, così la vita deluderà i sogni della giovinezza; La speranza che la vita ci riservi chissà quali felicità, inevitabilmente, si scontra contro la deludente realtà e si rivela un’illusione”.Come è, altresì, noto “i guelfi bianchi e i guelfi neri furono le due fazioni in cui si opposero, intorno alla fine del XIII secolo i guelfi di Pistoia prima e successivamente quelli di Firenze, divenuti il partito egemonico in città dopo la cacciata dei ghibellini. Le due fazioni lottavano per l’egemonia politica, e quindi economica, in città. A livello della situazione extracittadina, seppur entrambe sostenitrici del papa, erano opposte per carattere politico, ideologico ed economico”. “I guelfi bianchi, favorevoli alla signoria, erano un gruppo di famiglie, aperte alle forze popolari, perseguivano l’indipendenza politica ed erano fautori di una politica di maggior autonomia nei confronti del pontefice, rifiutandone l’ingerenza nel governo della città e nelle decisioni di varia natura”. “I guelfi neri, invece che rappresentavano soprattutto gli interessi delle famiglie più ricche di Firenze, erano strettamente legati al papa per interessi economici e ne ammettevano il pieno controllo negli affari interni di Firenze, incoraggiando anche l’espansione dell’autorità pontificia in tutta la Toscana”.“La rivalità tra i guelfi bianchi e i guelfi neri fu al centro della vita sociale e politica, tra la fine del XIII secolo e il primo decennio del Trecento a Firenze, a Pistoia e in altre città della Toscana. Episodi storici legati ai contrasti nati all’interno del partito guelfo sono ampiamente trattati nella Divina Commedia,che proprio in quegli anni veniva scritta da Dante Alighieri”. ricordare i guelfi bianchi e i guelfi neri”. In sinteticità, i Bianchi facevano capo alla famiglia dei Cerchi e sostenevano il popolo grasso (ovvero i ricchi mercanti e finanzieri), mentre i Neri erano guidati dalla famiglia Donati, schierati a favore della restaurazione del potere nobiliare e vicini al Papa. A questo punto le cose, vero è che la giustizia sociale non si instaura per spontanea e graziosa concessione di chi detiene il potere, ma chiedere ai “bianchi e ai neri” di amministrare Aidone è infantilismo politico, è un mito?

Oggi bisogna tenere presente l’esigenza che l’amministrazione dell’ente locale venga snellita dall’insieme di leggi, leggine, disposizioni, regolamenti, atti dovuti che ne frenano l’attività e ne ritardano i risultati. Occorre una solidarietà dell’Amministrazione tutta per misurarsi incontro ed attorno ai grossi problemi: la disoccupazione, lo sviluppo armonico, il recupero del centro storico, il traffico e la circolazione senza, ovviamente, dimenticare la trasparenza, la questione morale, la mafia. E una solidarietà che esalti la funzione dell’ente locale per il raggiungimento di questi obiettivi.

Tuttavia manca oggi una cultura per amministrare una città e manca soprattutto una cultura del governo di una città agrituristica per cui malgrado il massimo impegno, la buona volontà, il coraggio spesso ci si ritrova a fare gli “apprendisti stregoni”. Al sindaco oggi si chiede tutto: non soltanto il programma economico e sociale, non soltanto di risolvere i grandi problemi della città, ma anche perché non è stato ritirato la mattina il sacchetto della spazzatura posto all’angolo di casa nostra. E questo accade in un momento in cui lo Stato si è rotto, si è rotto il rapporto tra centro e periferia: lo Stato si è rotto, ha dimostrato di non essere nelle condizioni di capire i cambiamenti della società, il nuovo ruolo dell’ente locale,la nuova funzione del sindaco. Non è possibile continuare a pensare che si possa amministrare una città a vocazione turistica con atti quotidiani, gli adempimenti, le stesse leggi siciliane e quelle oltre lo stretto di Messina che regolano l’amministrazione de qua.

Da qui, ‘La gestione del PRFP, l’analisi da parte della Corte dei conti’. L’analisi delle modalità attraverso cui la Corte dei conti perviene a una pronuncia di approvazione o di diniego del PRFP è utile all’ente locale per capire come deve essere concepito il piano, non solo nella ‘forma’ -ossia conformemente ai principi espressi dalla Sezione delle Autonomie da ultimo con deliberazione n. 5/2018- ma anche nella ‘sostanza’. Non solo, i piani di riequilibrio finanziario pluriennale, quale discrimen fra approvazione e diniego? Le SS.RR. in speciale composizione, per giurisprudenza consolidata, considerano il piano di riequilibrio finanziario pluriennale (PRFP) con favore, il PRFP deve essere approvato quando le previsioni in esso contenute hanno una certa verosimiglianza, pur se non confermate dal trend storico dell’andamento della situazione finanziaria dell’Ente: il PRFP, infatti, è una chance che, ove possibile, va concessa al Comune per evitare l’ulteriore dissesto; la strada del riequilibrio pluriennale “deve essere privilegiata laddove possibile” e da condizione, comunque che il piano sia congruo. In particolare, sotto il profilo della congruità, le Sezioni Riunite in speciale composizione (sentenza n. 9/2021) hanno affermato che il giudice della competente Sezione territoriale avrebbe dovuto verificare tre condizioni: la sussistenza attuale di una situazione di squilibrio strutturale che legittima il ricorso alla procedura (congruenza col fatto); la tempestività dell’approvazione (congruenza col tempo), una volta approvato il piano, si determina la c.d. irretrattabilità dei saldi espressione del principio di certezza del diritto (sentenza n. 4/2023); la congruenza dell’obiettivo e dei mezzi (congruità interna), alla stregua dei parametri di legittimità di cui all’all.1 del D.lgs n.118/2011.Il PRFP si caratterizza per la portata ricognitiva ma soprattutto pianificatoria-programmatoria. Quindi, considerato: il favor di cui gode; il suo dinamismo e la valenza in larga parte pianificatoria e non necessariamente ancorata a dati già certi e concretizzati (andamento storico); Come si è orienta in concreto il giudice contabile per stabilire se un PRFP deve essere rigettato? Dalla giurisprudenza delle SS.RR. è possibile ricavare alcuni principi cardine: La non attendibilità della massa passiva (disavanzo, debiti fuori bilancio, passività potenziali) inserita nel piano; La non congruità delle misure tese al risanamento (Una misura di risanamento che non crea vere economie non è congrua e l’utilizzo del FAN in seno al FCDE è un’inammissibile leva di finanziamento).

In una situazione come questa cambia non soltanto la qualità della vita comune, ma anche la politica, il modo di amministrare: il cittadino si abitua a vedere sempre di più la faccia del sindaco e non quella del ministro e dal sindaco vuole, esige la soluzione di tutti i suoi problemi e quelli della città nella quale vive, col rischio che se è un problema, malgrado tutto, non si può risolvere, la colpa è del sindaco, è dell’amministrazione comunale. Amministrare una città, oggi, in queste condizioni non è certamente cosa facile anche se è certamente un’esperienza esaltante, un arricchimento spirituale straordinario, pure se si avvertono quotidianamente, le discrasie, le carenze, le difficoltà obiettive. Nello scenario aidonese oggi occorre, Amministrazione tutta, combattere per raggiungere due obiettivi: per primo la rottura del localismo (abbiamo bisogno di fiducia da parte di tutti, non vogliamo essere isolati);il secondo obbiettivo è la rottura delle separatezze. Aidone non è solo una città da dove si fugge, ma una città nella quale si viene a vivere, a lavorare. Per questo diamo il benvenuto a tutte le iniziative, facilitiamo scambio in tutti i settori. Vogliamo entrare in un circuito più ampio e più vasto. Vogliamo vivere.

 

 

 

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