
La città di Morgantium, dissepolta a partire dal 1955, sorge sugli Erei le cui colline guardano un pianoro sul quale insistono l’agorà contornata dagli edifici prospicenti, tra i quali un gimnasium, la fontana delle Ninfe, le vestigie del bouleuterion, preposto all’assemblea cittadina, l‘anfiteatro, il santuario di Demetra e Kore, una fornace per la cottura dei manufatti ceramici, un forno, un prytaneion sede del governo della città e gli edifici residenziali. In epoca romana la vite coltivata a Murgentia venne trapiantata alle falde del Vesuvio dove prendeva il nome di Pompeiana come attesta Plinio “Murgentia e Sicilia potissima quam Pompejanam aliqui vocant”. Mentre Catone suggerì quali fossero i migliori terreni per coltivarli “qui locus crassior aut nebulosior …. Murgentium …. conferito”. Così Strabone descrive le desolanti condizioni delle città di Sicilia, tra le quali Morgantium: “Morgantium…..urbs qnondainfuit, quae nunc ulla est…..E reliquis Sicilia elateribus ora ipsa, quaea Pachino in Lilybeum extenditur, tota relicta est, priscarum tantum habitationum vestigia servans”. Morgantium o Morgantina deve il suo nome ai Morgeti che ripararono in Sicania insieme ai Siculi dopo le ripetute disfatte inflitte a questi dalla coalizione aborigena-pelasgica, dagli Opici ed infine dagli Enotri. La Sicania rappresentò anche per Siculi e Morgeti, sostiene lo storico Giuseppe Valenza,“la terra della salvezza, della sopravvivenza e della rinascita. Un luogo sicuro come era stato per i Sicani e poi gli Elimi”.I Morgeti non rappresentavano un’etnia a sé stante infatti appartenevano alla famiglia degli Atlantidi. Morgete era infatti figlio di Italo ed Elettra, madre Dardano e Jasio. Alla morte del padre Italo Morgete rinunciava al trono in favore di Jasio e si ritirava con la sua corte nella Brutia (oggi Calabria). Dell’insediamento di Morgete in Calabria rimane oggi il borgo di San Giorgio Morgete nei pressi di Reggio. La sconfitta degli Itali che avevano mutato il nome in Siculi avrebbe coinvolto anche i Morgeti che li avevano temporaneamente accolti. Siculi e Morgeti si ritagliarono un posto nella Sicania orientale. I Morgeti, non certo numerosi come i Siculi, sostiene ancora il Valenza, “si incunearono nel cuore dell’isola fondando la città di Morgantina o Morgantium oggi prossima alla città di Aidone”. E ’difficile riconoscere oggi, a distanza di quasi 3000 anni, l’antico nucleo abitativo della città avendo esso subito, sostiene lo studioso Giuseppe Valenza, “una trasformazione urbanistica tale da farla sembrare oggi una città dalle connotazioni ellenistiche e romane. In base ai ritrovamenti archeologici il sito, sul quale oggi insistono le rovine di Morgantium, era già abitato nella prima Età del Bronzo”. Questi riscontri hanno messo in evidenza una molteplice appartenenza culturale come a quella Castellucciana e Ausoniana. Morgantinum ha fatto molto parlare di sé per i ricchi tesori che ha conservato per millenni nel suo sottosuolo e che sono stati oggetto di traffici illeciti. Fortunatamente molte delle opere trafugate sono state recuperate ed esposte nel Museo Archeologico di Aidone. Tra esse rivestono notevole importanza l’imponente statua della Dea che raffigurerebbe Persefone, gli acroliti delle dee Demetra e Kore, somiglianti per fattura all’acrolito di Apollo rinvenuto a Krimisa, la collezione di oggetti in argento e la Testa di Ade, pregiata opera in terracotta policroma. Nella mitologia Ade, figlio di Saturno e Rhena, e marito di Persefone, rappresentava il potere che regnava nel mondo sotterraneo dove si svolgeva una vita dopo la morte.A questo punto le cose, l’archeologa aidonese, Serena Raffiotta, recentemente ci ha ricordato la definizione di Museo elaborata dall’Organizzazione Internazionale dei Musei nel 2022 a Praga. In questo documento si evince, chiaramente, il cuore del messaggio: “Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della Società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale. Aperto al pubblico, accessibili e inclusivi i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e professionalmente, con la partecipazione della comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze”. Un museo come dice ICOM, non è luogo progettato per turisti, è un luogo prima di tutto per i cittadini. “E i cittadini non devono ricordarsi che hanno un museo (che è casa loro) una volta l’anno, ma ogni giorno, vale a dire 365 giorni all’anno frequentandolo, portandoci figli, amici e parenti, colleghi e vicini di casa e soprattutto partecipando attivamente alla sua vita”. Si, il museo non è un luogo progettato per turisti, è un luogo prima di tutto per i cittadini: questa affermazione coinvolge, pertanto, tutte le istituzioni presenti nel territorio: dagli amministratori locali ai docenti di tutte le scuole, dalla Pro Loco a tutte le associazioni e clubs culturali del luogo; al museo per conoscere la storia di coloro che ci hanno preceduto nel territorio in cui viviamo: il museo dovrebbe essere come un libro aperto ove, fin da piccoli cioè dalle Elementari, si va a leggere il proprio passato. Se i musei “non parlano” perché il materiale esposto non segue le dinamiche antropologiche e fenomenologiche del visitatore, dal momento in cui i bambini fissano nella mente, in modo indelebile, ciò che vedono, spinge gli adulti (docenti e guide) a un dialogo costruttivo. Questo metodo interattivo, tra adulti e bambini, ragazzi, adolescenti, stimola ancora più la conoscenza del nostro passato, facendone scoprire le sfaccettature negative e positive della vita del tempo andato. Per raggiugere questo obbiettivo in cui i cittadini, siano protagonisti, occorre riscrivere, diligentemente, la storia di coloro che ci hanno preceduto a partire dalla preistoria. Pertanto, occorre, alla bisogna: Eseguire saggi esplorativi in alcuni siti preistorici e documentarli con date, foto, rilievi, disegni vari; Conoscere, a grandi linee, il territorio in cui vivevano i morgeti e la loro vita quotidiana(950-560 a.C.), ovvero abitazioni, attività lavorative, industriali e religiose; Evidenziare per bene le varie fasi storiche della “Polis” arcaica greca, classica ed ellenistica (560 a.C.-21 a.C.);Esporre in modo chiaro e a caratteri cubitali alcune date storiche e relative didascalie, per evidenziare avvenimenti politici- sociali che coinvolsero la “Polis”; Esplorare con saggi stratigrafici due siti archeologiche legati a Morgantina nella sua fase di massima espansione, invero contrada Delegato (vedasi la pubblicazione “Mirabella Imbaccari prima di Mirabella Imbaccari” dello storico Filippo Vitanza) e contrada Conco d’Oro (vedasi “Raddusa nella Preistoria” del predetto sacerdote Vitanza); Redigere una mappa di “tutti” i siti di periodo romano (21 a.C.- 440 d.C.) mettendo in mostra il materiale rinvenuto a Casalgismondo Sottano e altri siti dello stesso periodo; Particolare attenzione va prestato al periodo bizantino (535-827),arabo (827-1060); normanno (1060-1161).In effetti, per conoscere questo periodo, molto buio della nostra storia, per mancanza di documenti, occorre, ad abundantiam, leggere un brano del testo “Caltagirone dimenticata, parte prima” riguardante la rivolta dei Baroni (1160-1161).Secondo Vitanza, l’odio razziale, innescato nella capitale, dilagò in breve tempo in tutta la Sicilia “i lombardi dei feudi Aleramici si gettarono addosso ai musulmani che vivevano mescolati a loro o in casali ad esclusivo popolamento islamico e ne fecero strage. Diretti istigatori dell’attacco furono i nobili ribelli al sovrano, Tancredi di Lecce e l’illegittimo Ruggero Sclavo in prima fila. Nell’arco di pochi giorni, il partito fedele al re riuscì a ribaltare la situazione. Guglielmo I liberato dal carcere, riprese le redini del regno. Molti baroni furono puniti tra cui Matteo Bonello, altri, invece, furono perdonati e giurarono fedeltà.Gli abitanti lombardi di Piazza videro il loro casale, arroccato su Piano Marino, raso al suolo. Due anni dopo, nel 1163, il re Guglielmo I permise ai lombardi la ricostruzione di Piazza sul colle Mira nell’attuale quartiere Monte ad Oriente del vecchio sito”. Da questo brano si evince che anche il territorio di Aidone fu coinvolto in questa strage dei musulmani.Ma per saperne di più occorre studiare le numerose monete rinvenute dagli agricoltori di Mirabella Imbaccari e Aidone nei loro poderi ed eseguire dei saggi in diverse località: Imbaccari Soprano, Ferriante, Dragofosso bassa, Santa Croce, Gallinica, Baccarato, Pietrarossa, Olivo, Castel Gresti, Castellaccio. Solo così si può conoscere il periodo bizantino, arabo e normanno nel nostro territorio.