In un saggio celebre tra gli studiosi dei fenomeni politici, pubblicato a Londra subito dopo le prime elezioni europee del 1979, Karlheinz Reif e Hermann Schmitt attribuirono a questo voto il carattere di second-order. Il significato sostanziale di questa espressione dovrebbe risultare chiaro anche a chi non conosce l’inglese. Ma perché le elezioni europee sarebbero – diciamo così – di secondo piano, rispetto ovviamente a quelle politiche nazionali? Essenzialmente perché in esse la posta in gioco è inferiore o almeno in questi termini viene percepita dall’opinione pubblica. Questo aspetto, tra l’altro, sarebbe anche alla base della minore partecipazione al voto.

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