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A proposito di Giulia

Massimo Cassarà

    L’indignazione nei volti e nelle parole degli italiani ha giustamente accompagnato l’orribile vicenda di una ragazza –  l’ennesima – vittima del baratro di violenza in cui si  inabissano periodicamente fidanzati, sposi, compagni di vita rifiutati. La lettura del gesto oramai sembra essere a tutti arcinota: l’uomo, o meglio, il maschio, per atavica e distorta convinzione, pensa di assumere il possesso di chi  gli sta accanto e, nell’istante in cui si rende conto che ciò non è e non sarà mai, scatta in lui una reazione irrefrenabile di odio con la conseguente necessità di sopprimere la supposta causa di tanta umiliazione, probabilmente accompagnata dalla rabbiosa frase: “Se non sarai più mia, allora non dovrai appartenere a nessun altro!”. Il comune esterrefatto sentire dei cittadini denuncia  e sottolinea – a ragione – la mancanza disarmante di valori morali. Non si tratta di una novità: ogni qual volta ci si trova di fronte ad un efferato gesto di indescrivibile violenza immediatamente salta fuori la fatidica evocazione: “Non ci sono più valori!!”. Santo iddio, ma se questi valori non ci sono più, non sarebbe il caso forse di ripescarli, di recuperarli, di rispolverarli? Ed invece sembra così ovvia la soluzione che la stasi a cui si assiste, l’inerzia prolungata, fanno più paura quasi degli orribili femminicidi.  A dire il vero la semplificazione è voluta alla stregua di una provocazione, si tratta di una provocazione bella e buona indirizzata al fitto bosco di proposte etiche che abitano ed affollano oramai da decenni  la nostra società. Quale di queste, propinate con insistenza e perizia, sarebbe oggi in grado di far invertire la rotta alla tragica china di orrore e pianto? Lo dico senza presunzione: la grande fiera degli psicologi,  degli opinionisti, più o meno urlatori, provenienti da mille estrazioni culturali,  muniti delle loro ricette etiche, non ha fatto altro che generare una confusione che pian piano è giunta a generare la convinzione che, in fin dei conti , una proposta  vale l’altra e che ciascuno può creare, inventare dal nulla la propria etica e di conseguenza il  percorso educativo per i propri figli. Per tanti sarebbe sufficiente  acquistare un manuale su internet ed iniziarsi al semplice ed economico  “Fai da te”! Così di tentativo in tentativo, di fallimento in fallimento si è arrivati alla tragica conclusione che non esiste un’etica efficace, che l’unico modo rimasto di procedere è quello del navigare a vista e…. che Dio ce la mandi buona!

Nel frattempo il Parlamento non sta a guardare e si affanna a predisporre ed emanare norme sempre più restrittive e pene più severe per i colpevoli. Al contempo si inizia ad  indicare la scuola come possibile punto di svolta! Ecco… finalmente l’educazione, questa illustre conosciuta è stata chiamata in causa! Era ora, già!  Ma quale educazione? Quale filone culturale prevarrà tra i tanti sul mercato? Sì, perché se in una scuola si  decide di attivare momenti di educazione all’affettività o alla sessualità, non ci è dato sapere come lo psicologo di turno o l’esperto medico del Consultorio deciderà di affrontare e spiegare  a dei ragazzini di 14 anni  come risolvere la questione delle pulsioni che negli adolescenti inizia a farsi sentire con una certa insistenza;  è probabile che si decida (è accaduto, accade) per la seguente soluzione: “Ragazza, ragazzo,   se proprio devi fare sesso almeno impara ad usare il profilattico!” In altri casi: masturbati pure, non fa male, anzi!” … il massimo della vetta raggiungibile dalla adulta sapienza umana è questa! La spiegazione è semplice: tutto deve rispondere a parametri di utilità pubblica e privata, la pragmaticità deve avere la meglio su tutto; per il resto, cioè che il tuo corpo sia utilizzato da te o da altri come una cosa in grado di generare brevi, effimeri attimi di piacere,  non interessa: “Intendiamoci ragazzi: purché non ci create problemi, fate ciò che volete! Ciascuno si percepisca pure come gli pare, magari come un accidente composto di frammenti anarchici alla disperata ricerca di attimi di gioia piuttosto che come  un sano, ordinato insieme armonico  di anima, corpo, ben compaginato, composto di saggia e naturale cooperazione, orientato al bene del tutto che è l’essere nella sua inscindibile unità!

 Troppe analogie tra questo modo di trattare il tema dell’affettività/sessualità e la tragedia della sempre più diffusa e folle insofferenza, incapacità mascolina di accettare la scelta di una donna che non gradisce più proseguire una relazione. Trattando la questione in termini di diritti contrapposti, di realtà separate (altro da distinte), ciascuna delle quali pronte a fronteggiare qualsiasi inevitabile conflitto, poiché se nessuno ha spiegato a quel lui ed a quella  lei che vi è da lavorare non su un “io” debordante di diritti bensì su un “io” stracolmo di bisogni- di relazione, nel caso specifico- allora né lei, né lui sapranno mai quali devono essere i presupposti corretti, rispettosi, leali nell’iniziazione di una relazione! Così accade l’inevitabile: lui credeva… lei credeva… . Domanda:  prima di iniziare si sono interrogati entrambi sul soggetto da costruire insieme, su cosa entrambi avrebbero potuto portare in termini di contributo? Hanno mai discusso sulla necessità di non “consumare” tutto subito,  perché la natura psico-fisica-spirituale dell’essere umano quando entra nella stanza intimissima – quella che forse prematuramente è stata frequentata –  pensa di aver finito di costruire il castello, pensa che l’opera sia completata e che quindi abbia acquisito il diritto di accasarsi, di svuotare la valigia e disporre il vestiario nell’armadio, di poter gironzolare per casa in pantofole… a questo punto  tornare indietro è pressoché impossibile, illogico! Ed a nulla sono valsi i continui ammonimenti più o meno espliciti di lei che dice : “Guarda che abbiamo fatto l’amore ,ma bada che non significa niente di impegnativo!” Non valgono a nulla perché l’essere umano non recepisce con le orecchie, perché la comunicazione non è delle labbra, perché la persuasione non è compito di una mente logica che  esprime lucidi concetti: gli uomini comunicano con le scelte poste in essere, con i fatti che decidono di fare accadere coinvolgendo unitamente la mente, il cuore ed il corpo nella sua interezza! Tutto l’essere è stato risucchiato da questo mondo di emozioni, tutto è stato coinvolto anzitempo e adesso come  si fa a tirarsi  fuori! Spiegare a qualcuno, lui o lei che sia, che il paradiso vissuto è stata soltanto e semplicemente una prova e niente più, è dura, molto dura da digerire! Sia chiaro: SIAMO TUTTI PER GIULIA! tutti indignati ed arrabbiati, ma non per questo dobbiamo tacere circa la convinzione che possano esistere percorsi di avvicinamento e vissuti affettivi più logici e prudenti, più rispondenti alla logica complessa e delicata dell’essere umano.



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