4 Dicembre 2025

Una comunità che mi entusiasma e che desidera crescere e chiede formazione

Don Filippo: “senza l’ascolto non c’è pastorale”

Chi si presenta alle nostre parrocchie ha diritto di trovare un luogo dove sentirsi a casa 

di Carmelo Cosenza

#unitineldono
#giovani
#educazione

Vivo in una comunità e in un territorio benedetto dal Signore”, così don Filippo Celona presbitero della diocesi di Piazza Armerina, parroco a Gela in quartiere periferico ed etichettato di “frontiera”, dice riguardo il suo impegno per la comunità cristiana nella quale vive. Ma la comunità di Santa Lucia è “è viva e desiderosa di conoscere il Signore”. Don Filippo ha 45 anni ed è sacerdote da 11 anni. È stato il primo sacerdote ad essere ordinato dal vescovo mons. Rosario Gisana. Prima di diventare sacerdote “aveva tutto”: un lavoro presso lo stabilimento Eni, l’hobby per la musica (ha prodotto alcuni brani musicali per il R.n.S.), inserimento sociale e in parrocchia, “quando ho capito che il Signore aveva seminato nel mio cuore i germi della vocazione sacerdotale – ci racconta – ho lasciato il mio posto di lavoro alla Raffineria per seguire quella chiamata”. Ha completato la sua formazione accademica conseguendo il dottorato in Mariologia presso la Pontificia Università “Marianum” di Roma. Il suo impegno sacerdotale si alterna tra la parrocchia, la pastorale giovanile diocesana della quale è direttore, l’insegnamento presso la Facoltà Teologica di Sicilia. È spesso ospite di Radio Maria con le sue catechesi mariane. Al suo attivo anche la produzione di libri. L’ultimo “Magnificat. Perfettamente umana e umanamente perfetta”, per l’edizioni Il pozzo di Giacobbe.

Don Filippo ha risposto ad alcune domande per raccontare la vita di un prete, che si spende con entusiasmo per la sua comunità parrocchiale in un territorio parrocchiale particolare come quello di Scavone, dell’impegno della Pastorale giovanile diocesana e l’impegno dell’insegnamento”. Don Filippo e come lui tutti i sacerdoti sono sostenuti grazie alle offerte dei donatori

Com’è la tua vita oggi? Bella! Sono contento di quello che faccio e cerco di vivere bene anche quelle situazione della vita che in realtà mi spingerebbero ad avere una visione negativa o pesante della vita. La mia vita, oggi, è molto articolata e il Signore mi sta concedendo di vivere cose impensabili per me e per il mio ministero. Vivo proteso tra vari servizi che tendono a delineare sempre di più un servizio al Signore e alla comunità che esige presenza, studio, accompagnamento e tantissimo ascolto. Mi ritengo fortunato perché in quello che faccio c’è la consapevolezza di sapermi accompagnato da alcuni confratelli con cui condivido le fatiche e le gioie e soprattutto perché amo quello che faccio.

Quanto per te è importante ascoltare i giovani L’ascolto ai giovani, così come ad ogni persona, per un sacerdote penso che sia fondamentale. L’ascolto ti porta ad entrare in un mondo che non ti appartiene e che devi fare tuo, ti spinge ad accogliere quelle situazioni che hanno bisogno di cura, di esserci, di condivisione. Senza l’ascolto, a mio parere, non si può fare alcun tipo di pastorale. L’ascolto dello Spirito passa anche attraverso l’ascolto dei giovani e di chi si presenta alle nostre parrocchie e che ha il diritto di trovare accoglienza e un luogo dove sentirsi amati e a casa

Da diversi anni guidi la pastorale giovanile. È tempo di bilanci? Per me, secondo la mia visione, i bilanci sono necessari in ogni tempo e in ogni attività. Bilancio non come chiusura o come fine di un tempo, ma come lettura del tempo che si è vissuto per scandagliarne le peculiarità positive e negative e quindi rilanciare e continuare a lavorare. La condizione giovanile nella nostra diocesi è molto frastagliata e il lavoro svolto non è stato facile. Questo non ci ha fatto demoralizzare ma ci ha messi nelle condizioni di ripensare a delle attività che possano arrivare ai ragazzi e a coloro che li accompagnano. L’auspicio è che le comunità parrocchiali, dove sono presenti gruppi giovanili, si facciano promotori presso i ragazzi riguardo le varie attività diocesane. Attività che riprenderanno dopo la breve pausa dovuta alla mia condizione di salute.

L’impegno quotidiano per la comunità cristiana Mi trovo in una comunità e in un territorio benedetto dal Signore che vive tantissime difficoltà e che tante si potrebbe ritrovare ad implodere perché c’è ancora la visione di essere etichettato in maniera negativa. La comunità cristiana richiede un impegno costante e quotidiano. Il mio desiderio è quello di avere sempre più laici maturi nella fede che con dedizione si occupino anche della costruzione di una parrocchia sempre più inclusiva e protesa verso l’evangelizzazione del territorio parrocchiale. Vari tentativi sono stati fatti ma ancora il territorio è diffidente nell’accogliere nelle proprie case i fratelli e le sorelle che vanno a portare il lieto annuncio.
La comunità di Santa Lucia è viva e desiderosa di conoscere il Signore. È una comunità che mi entusiasma perché non si accontenta del “necessario” ma desidera crescere e chiede soprattutto formazione.

Da 5 anni sei alla guida della comunità di Santa Lucia che ricordi hai di questi anni? I ricordi di questo ultimo quinquennio sono molto belli. I ricordi più belli sono legati al riscatto e all’aver cercato di dare un volto nuovo nei riguardi della comunità cittadina ecclesiale e civile. Riscatto non come rivalsa ma come l’essere riconosciuti per quello che realmente si è. Il quartiere Scavone, con le tante difficoltà che si ritrova a vivere, non è meno dei quartieri limitrofi. Il mio impegno è stato soprattutto far considerare la parrocchia Santa Lucia non come un luogo da evitare ma come una casa sicura per ragazzi, giovani, famiglie e per tutti coloro che desiderano fare un cammino di fede insieme alla comunità. In questa promozione un grande aiuto è arrivato tramite i social. I ricordi mi portano a focalizzare tutto il lavoro svolto con grande fatica affinché le famiglie del territorio parrocchiale scegliessero per i loro figli la nostra parrocchia, i tantissimi tentativi, tanti andati a parer umano a vuoto, di far arrivare i ragazzi, le tante persone aiutate e accompagnate tramite l’ascolto quotidiano.
L’impegno nei confronti dei bambini e dei ragazzi non fa parte solo dei ricordi ma anche del vissuto odierno. Da poco tempo l’associazione scout Agesci ha deciso che era bene chiudere il gruppo scout presente in parrocchia, pur avendo cercato aiuto, e il Signore ci ha concesso la grazia di continuare questo percorso con l’Associazione scout Fabio Rampulla, nata e radicata nel territorio di Gela. Questo mi fa fare ancor di più memoria delle grazie ricevute e dell’opera che il Signore desidera portare avanti.
L’opera di carità è uno dei punti fermi dell’attività pastorale parrocchiale. Si continua a servire i bisognosi con discrezione e tanto amore.
La memoria di questi 5 anni è una memoria grata che mi permette di avere sempre più la consapevolezza che il Signore provvede e che tutto è grazia!

 

In Italia ci sono circa 31.000 sacerdoti che si dedicano a tutti noi e alle nostre comunità
I fedeli e i sacerdoti sono affidati gli uni agli altri, come nelle comunità cristiane delle origini.
Don Filippo e come lui tuttii sacerdoti sono sostenuti grazie alle offerte dei donatori
Promuovere e raccogliere le offerte dei donatori a sostegno di tutti i sacerdoti delle diocesi italiane, inclusi gli anziani e malati e quelli in missione all’estero, è molto importante. Perché, dal 1990 il loro sostentamento non è più a carico dello Stato, ma è affidato alle persone, come te. Perché sostenere i sacerdoti è supportare tutte le nostre comunità che, grazie a loro, esistono. Per saperne di più www.unitineldono.it

CONDIVIDI SU