15 Ottobre 2025

Ritorno all'acqua pubblica e contestazione della voce "depurazione" nelle bollette

Il comitato Senz’acquaenna continua a fare sentire la sua voce

Si chiede che l'Ati rompa il muro di silenzio

di Mario Antonio Filippo Pio Pagaria
Il comitato Senzacquaenna

Continua la pubblica indignazione per l’indifferenza di alcuni politici e dell’ATI, nei confronti della principale richiesta del Comitato “Senz’Acqua Enna”, quella di ritornare all’Acqua pubblica, come sancito dal Popolo Italiano nel Referendum del 2011. Intanto, il comitato è in dirittura d’arrivo con la Class Action e depositerà il ricorso tra qualche settimana. “E’ un aspetto civilistico – spiega l’avvocato Gianpiero Cortese, dello staff legale del Comitato – che coinvolge le macroscopiche irregolarità commesse da Acqua Enna nelle fatturazioni”.

CORTESE

E nel frattempo il comitato è ancora in attesa di conoscere l’esito delle due denunce presentate lo scorso anno relative alla presunta interruzione di pubblico servizio da parte di Acqua Enna quando si verificò la fase di emergenzialità. “Secondo noi – dice Cortese – Acqua Enna, in quell’occasione non ha predisposto le fonti di approvvigionamento alternative, compito che avrebbe dovuto adempiere perché previsto dalla Convenzione”.
La denuncia fu successivamente integrata nei confronti dell’ATI per il mancato aggiornamento del piano di prevenzione, risalente al 2005. “Abbiamo anche chiesto di costituirci parte civile nell’attuale procedimento in corso al Tribunale di Enna dove sono imputati parti dei vertici politici e amministrativi di Acqua Enna e sono accusati di omissione nella gestione e funzionamento dei depuratori e, in ragione di questo, di frode nelle pubbliche forniture verso l’ATI, quindi verso gli utenti rappresentati dai Comuni e per violazione della Convenzione dell’affidamento del servizio. L’accusa – prosegue l’avvocato Cortese – è fondata essenzialmente su due CTU del PM che hanno evidenziato enormi carenze nel controllo della fase di depurazione con rilevamento di valori superiori ai limiti consentiti dalla legge”.
E Cortese ricorda che una delle voci più gravose delle bollette contestate è proprio quella della depurazione. Intanto il Comitato è in attesa della convocazione all’ARS, della IV Commissione,  su richiesta dei deputati Fabio Venezia e Ismaele La Vardera: “Vogliamo sperare – conclude Cortese –  che il presidente dell’ATI che fa tanti proclami, in rispetto dell’unanime volontà dei sindaci, espressa il 9 giugno scorso, voglia finalmente predisporre la rescissione del contratto a fronte delle violazioni imputabili ad Acqua Enna”.

PARLATO

A sostegno delle affermazioni di Cortese, la presidente del Comitato Monia Parlato che di certo non le manda a dire: “Sono profondamente delusa e amareggiata dall’atteggiamento tenuto dall’assemblea dei sindaci (ATI) in merito alla complessa vicenda che sta generando un forte disagio tra i cittadini di Enna e provincia”. Per la Parlato “ è inaccettabile che, pur avendo delle responsabilità enormi nella gestione e risoluzione della situazione, l’assemblea non solo persista in un assordante silenzio, ma continui a rimanere chiusa in sé stessa, ignorando completamente il diffuso e profondo stato di malessere che affligge l’intera comunità In un momento in cui la trasparenza e l’azione risolutiva sarebbero doverose, l’immobilismo e la mancanza di comunicazione dell’ATI non fanno che acuire l’esasperazione. A questo punto, – prosegue la presidente di Senz’Acqua Enna – la domanda sorge spontanea e drammatica: a  cosa serve questa assemblea composta dai nostri sindaci se non è in grado di adempiere al suo ruolo primario di gestione e coordinamento in difesa degli interessi e della salute pubblica dei cittadini di Enna e provincia?” E conclude:  “È ora che l’ATI rompa il muro del silenzio e si assuma la piena responsabilità delle sue azioni fornendo risposte immediate, un piano d’intervento chiaro e, soprattutto, un segnale di rispetto verso i cittadini che rappresenta. Se l’ATI non sarà in grado di dimostrare la volontà e la capacità di adempiere immediatamente al suo mandato, sarebbe un atto di dignità rassegnare collettivamente le dimissioni dall’incarico”.

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