
“Carlo è una nuova perla di questa città di santi e un grande dono per la Chiesa: possa la sua testimonianza fruttificare con tanti frutti di santità in mezzo ai giovani”. Lo ha detto ieri il card. Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, nell’omelia pronunciata ad Assisi, nella chiesa di Santa Maria Maggiore – santuario della Spogliazione, durante la celebrazione eucaristica in occasione della memoria liturgica di san Carlo Acutis. Presenti alla celebrazione le autorità civili, militari e religiose e i genitori di Carlo Acutis, Antonia Salzano e Andrea Acutis, oltre a centinaia di pellegrini e di fedeli.
“La parola di Dio appena proclamata – ha detto il porporato – quasi fotografa Carlo e la sua spiritualità e lui a sua volta ci aiuta a comprenderla con l’esempio della sua vita”. “Nel brano ascoltato, scelto appositamente per la memoria liturgica di san Carlo Acutis, c’è un invito alla gioia. Un invito che Paolo fa due volte di seguito, quasi a ribadire che parla di un aspetto essenziale della vita cristiana: la gioia è frutto maturo del Vangelo. Prima di Paolo, lo aveva detto Gesù, nel grande discorso con cui si congeda ai suoi discepoli prima della passione: ‘Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Si può dire così che tutto l’annuncio del Vangelo è in funzione della gioia: il Figlio di Dio è sceso dal cielo – ha detto ancora Parolin – ed è venuto per renderci felici. E chi più di Carlo lo sa spiegare?”. “La mamma Antonia – ha proseguito – ha più volte detto che ciò che le manca di più sono le frequenti trovate del suo buonumore, con cui sapeva far ridere e sorridere. Ormai in molti sono toccati dal suo sorriso quando fissano la sua immagine: Carlo parla di Gesù innanzitutto con il suo volto radioso, solare e sorridente, e ci testimonia che ha vissuto l’invito di Paolo: ‘rallegratevi nel Signore, sempre’. E se il cristianesimo è un messaggio di salvezza e Gesù nostro salvatore, come non gioire: i cristiani tristi e lamentosi non sono buoni testimoni del Vangelo e se è vero che la vita conosce sofferenza, basti pensare alle tante orrende guerre che si stanno combattendo con tanto spargimento di sangue, questo ci impone di vivere un altro insegnamento di Paolo: gioire con chi gioisce, piangere con chi piange. Ma quest’ultimo è un pianto di condivisione e amore, che se inumidisce la gioia che non toglie pace e speranza”. “Carlo è un maestro di bellezza e bontà, perché ha usato le cose del mondo con un cuore puro facendo di Gesù il centro della sua vita. Infatti fu questo il suo programma, ‘essere sempre unito a Gesù’. E questo fu anche il segreto della sua originalità”, ha continuato il porporato: “Carlo comprese che abbiamo Gesù a portata di mano, e grazie alla presenza eucaristica non dobbiamo cercarlo in chissà quale parte del mondo: diceva Carlo che c’è una strada, anzi un’autostrada che è speciale, libera da pedaggi, ingorghi e incidenti di percorso: questa autostrada è l’eucarestia”. “Carlo è un grande influencer, come dicono alcuni l’influencer di Dio: attrae tanti sulla via del bene, insieme con san Francesco, da questo santuario, parla al mondo e ricorda a noi che siamo chiamati tutti a diventare santi e con la semplicità della sua vita ci spiega che la santità è possibile in ogni età e in ogni condizione di vita. Carlo – ha concluso il cardinale Parolin – è una nuova perla di questa città di santi e un grande dono per la Chiesa: possa sua testimonianza fruttificare con tanti frutti di santità in mezzo ai giovani”.