Di Marina Pratici (foto), prima del suo eclettismo, colpisce subito la sua sensibilità. E’ sempre presente, difatti, con la fascia tricolore, delegata dal sindaco della sua città, a rappresentare il comune, ogni qualvolta si commemorino le vittime della Resistenza al nazifascismo e gli innocenti uccisi dalle camicie nere e dalle ss, prima e dopo la repubblica di Salò. Una donna che è docente, critico letterario, scrittrice e conferenziere, già candidata al Nobel per la letteratura ed ha all’attivo numerose pubblicazioni, la maggior parte delle quali con la casa editrice Helicon di Arezzo. Una delle sue ultime fatiche letterarie è “Le sagittabonde”, una breve raccolta di lettere di amore di grandi protagonisti della letteratura mondiale, ovvero Virginia Woolf e Vita Sackville – West, Luigi Pirandello e Marta Abba, Emily Dickinson e Susan Gilbert, Giuseppe Ungaretti e Bruna Bianco. Nelle lettere d’amore, a volte tristi, pregne di passione, emerge quasi sempre un pathos, amori adulteri, amori omosessuali, in periodi quando l’omosessualità era considerata reato. In ogni lettera c’è passione, sofferenza e ognuna di esse raffigura l’immagine mobile di un amore in tempi in cui non esistevano i collegamenti telefonici o video, quindi la parola scritta diveniva il solo ed unico mezzo per trasmettere i sentimenti e renderli visibili. Ed è così che avviene fra Virginia Woolf e Vita Sackville, in un carteggio che dura quindici anni, “lettere bellissime, intense, sensualissime che ci donano l’immagine di una Woolf così diversa e lontana da quella che ci appare nelle immagini che di lei abbiamo…” E poi Pirandello, quando scrive per l’ultima volta, tre mesi prima di morire, certo che non l’avrebbe più rivista, a Marta Abba: “Te beata e veramente da invidiare, Marta mia, che hai voltato le spalle a tutta questa putredine marcia. Ho ringraziato Dio, che te ne sei liberata. Andrai incontro a tante difficoltà; camminerai in principio sui sassi e tra le spine; ma alla fine, respirerai, al pieno e grande riconoscimento, alla vera ricchezza e alla vera gloria, fuori e lontana da questa lurida miseria, da questi sporchi imbrogli” . Ed ancora, nel libro, tante altre citazioni di poeti dell’amore, Cesare Pavese, Jane Austen, Mozart, Stendhal, Judrin, Szymborska e Giachery. Il libro si legge tutto d’un fiato ed è profondamente educativo perché suscita, nel lettore, il desiderio di prendere carta e penna , come una volta, e magari scrivere alla propria amata, donna o uomo che sia, le “parole che non ti ho detto”. Cit. N. Hikmet.

