
Celebrata ad Enna, nel Santuario di Papardura, la solennità universale dell’Esaltazione della Croce, una delle feste più sentite dal popolo ennese. Sono, difatti, migliaia, i fedeli che, ogni anno, il 14 settembre, confluiscono presso il noto Santuario. E durante la messa solenne, ieri, il parroco, padre Angelo Lo Presti, affiancato sull’altare dai diaconi Mimmo Cardaci e Pietro Valenti, ha pronunciato un’omelia molto forte non mancando di sottolineare come la croce sia segno di sconfitta e di vittoria e dell’amore che Dio ha avuto per noi. Padre Lo Presti ha, inoltre, evidenziato come la crocifissione sia considerata il segno più vergognoso di martirio, ma è stato scelto da Cristo per l’immenso amore verso gli uomini, quindi lo ha trasformato in segno di gloria. Ha poi usato parole molto forti, evidenziando che la crocifissione di Cristo si ripete continuamente in tutti i luoghi del mondo dove si combatte, come l’Ucraina, Gaza, il Congo, Il Sud Sudan. Su Gaza ha usato espressamente e senza giri di parole il termine genocidio. Il sacerdote ha ancora detto, provocatoriamente, che nei paesi africani dove si combatte e la gente muore, agli occidentali ciò passa inosservato, perché, i morti sono “neri”. Aggiungiamo noi: bisognerebbe ricordarlo a qualche politico al Governo. Non ha mancato di parlare di Cristina Fazzi, il medico missionario sua parrocchiana, che ogni giorno in Zambia si confronta con bambini che sono sottopeso e patiscono la fame e spesso non ce la fanno. Infine il parroco ha sancito il passaggio dei depositari della deputazione dei massari, con Paolo Savoca che succede per il prossimo biennio, a Filippo Valvo nell’amministrazione del Santuario. Durante la messa è stato ricordato anche il decennale di consacrazione nell’Ordo Virginum della dottoressa Giuseppina Lo Manto, responsabile diocesana della Pastorale della Salute. Nei giorni scorsi, a Papardura ha anche celebrato la messa il vescovo mons. Rosario Gisana ed anche lui ha parlato di come si muoia nei paesi africani, non senza aver citato Cristina Fazzi: “Domandate a Cristina come si muore in Zambia”. E richiamando l’inno dello “Svuotamento” (in greco Kenosis) monsignor Gisana ha detto che Cristo non ritenne gelosamente l’essere uguale a Dio ma condivise il suo stato, per questo Dio lo ha esaltato, ed ha aggiunto che Gesù non ha lasciato la condizione di Dio ma ha voluto condividere in tutto le condizioni degli uomini. Un particolare: i fedeli, dopo essersi confessati ed aver onorato la sacra effige di Gesù crocifisso presente in Santuario, dopo aver partecipato alla santa Messa e comunicandosi, mangiano, per tradizione, le note “cuddrureddre”, dei pani azzimi, confezionati dalle massare, mogli, figli e sorelle dei massari, la cui deputazione, come anzidetto, da secoli, amministra il santuario che afferisce alla parrocchia Mater Ecclesiae. P. Angelo ha anche citato Papa Francesco che diceva come l’indifferenza sia il male più brutto e “noi assistiamo anche a genocidi, indifferenti”. “La croce ci deve far capire che noi siamo chiamati ad amare ed ognuno di noi deve avere la capacità di spendersi per il fratello uscendo dagli stereotipi…”L’uomo continua a uccidere a perseguitare .Un passaggio finale il parroco della Mater Ecclesiaenon ha mancato di fare sulla drammatica condizione occupazionale della città:“Preghiamo per i giovani. Enna sta diventando sempre più un popolo di anziani.I giovani vanno via e c’è il rischio che le nostre zone divengano sempre più povere.Tutti quelli che hanno responsabilità politiche e civili hanno il dovere di fare qualcosa”. “Preghiamo per gli anziani, i malati e per i bambini che sono il futuro e di questi ultimi ce ne sono sempre meno”. Preghiamo, infine, per le nostre comunità parrocchiali, affinchè tornino ad essere popolate di fedeli”.Al termine, la solenne benedizione sulla collina adiacente, il Golgota, da dove, con la reliquia frammento della Croce, è stata benedetta la città.