14 Settembre 2025

IL CROCEFISSO: IL MITO, LA SUA LOGICA

di Nino Costanzo

Il 14 settembre si celebra l’esaltazione della Santa Croce. Le origini di questa celebrazione sono antichissime e risalgono infatti al 335, anno in cui Costantino fece costruire a Gerusalemme due basiliche, una sul Golgota e l’altra sul Sepolcro di Cristo Risorto. La consacrazione delle due basiliche avvenne il 13 settembre dello stesso anno e il giorno successivo, cioè il 14 settembre, il popolo venne invitato a visitarle e, nel contempo, a constatare quello che rimaneva del legno della Croce del Salvatore. A questo avvenimento si aggiunse più tardi il ricordo della vittoria di Eraclio sui Persiani nel 630, ai quali l’imperatore strappò le reliquie della Croce, riportate solennemente a Gerusalemme. Sin da allora la Chiesa celebra in questo giorno il trionfo della Croce, strumento e segno della salvezza dell’uomo. Gli orientali festeggiano la Santa Croce con una solennità paragonabile a quella della Santa Pasqua.
La concezione metafisica dell’Essere nasce in Europa con l’Orfismo, quando questo pone l’Essere reale trascendente la creazione. Principalmente due sono i miti simbolo legati ad Orfeo, uno è quello della sua morte e l’altro quello della discesa agli inferi. È perciò con l’Orfismo che ci si impadronisce dei Misteri tipici della Tradizione. E in questa intervengono col tempo sistemazioni e sovrapposizioni pari degli effetti prodotti da ciascuna prospettiva teologica, tanto che dagli stessi arcani cristiani emergono congiungimenti esatti con quelli orfici: pure nel Cristianesimo succede a Gesù di morire e resuscitare, è levato in Cielo e gli viene dato il potere di liberazione. Costitutivi di una religione sono dunque sempre il mito e il rito: il primo rappresenta ciò in cui si crede, mentre il rito è ciò che occorre fare. È con questi fatti che si riconoscono gli ambiti tangibili di ciò che si vuole ritenere reale per poi condividerlo universalmente come fatto culturale.
Perfino le fiabe popolari sono vocate a modello socio culturale, e non a caso trovano motivazione nei riti antichi. Invero il mito e il rito hanno diversa radice culturale: è greco il mito e romano il rito. Attraverso il mito la cultura greca esprimeva dapprima un discorso pubblico, racconto (già in Omero), sino a divenire sinonimo di favola; pur fondando poi l’attualità per il logos, il discorso logico e razionale che guidava alla conclusione, e che fonda l’azione storica in base alle decisioni assunte.  Gli antichi romani individuavano invece col rito i corretti criteri di fare per muoversi nel reale. Tutto ciò serviva (e serve)a fornire modelli logici per risolvere dubbi e contraddizioni. Dunque di particolare importanza, soprattutto per i temi della religiosità sacra e del turismo culturale, il Crocefisso indossa un considerevole effetto sociale di grande delicatezza, panorama quale è di riecheggiamenti, attese e speranze generabili presso il convincimento pubblico. Comunque la Croce è l’allegoria figurativa che meglio di qualsiasi altra rivela l’enigma della natura divina disuguaglianza dell’unità. Per tradizione o per inerzia mentale, questa si lega al Cristianesimo, ma la Croce, patibolare o meno, è in effetti simbolo di una età passata da gran tempo; reperti preistorici ne raccontano perfino l’età neolitica, per non dire poi della croce ansata egiziana, della svastica tibetana o della croce azteca di Tlaloc, tutte di epoche precedenti al cristianesimo. La verità su questo simbolo palesa perciò la società in termini di evoluzione e di comunicazione culturale, e l’arte ne è testimone. Occorre dire che la Pasqua di Resurrezione, la Pasqua cristiana, discende da un’antica festa pastorale del popolo ebraico, che solennizzava l’avvento della primavera, intesa come simbolo di rinascita. Si chiamava pesach letteralmente “passaggio”, da un ciclo stagionale all’altro: una ricorrenza mobile in base alle variazioni del calendario lunare.Per etimologia popolare, i sacerdoti israelitici associarono la pesach al “passaggio” dell’Angelo della morte che nella tradizione dell’Esodo aveva ucciso i primogeniti egiziani per piegare la resistenza del Faraone e indurlo a restituire la libertà al popolo di Mosè. Successivamente con l’avvento del Cristianesimo, la pesach indicò un nuovo “passaggio”: quello del Cristo crocifisso per la salvazione del mondo. Il greco Pasch è il modello della nostra Pasqua.

 

 

 

 

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