
Nella ricorrenza del 25° anniversario della morte del suo giovane eroe, i familiari e l’Associazione Nazionale Carabinieri di Barrafranca, hanno ricordato il giovane Michele Tropea scomparso all’età di 27 anni per un atto eroico. Una messa in suffragio è stata celebrata martedi 2 settembre alle ore 17,30, nella chiesa Madre di Barrafranca, celebrata dal vicario Foraneo don Salvatore Nicolosi. Presenti i genitori di Michele, Salvatore e Lina, la sorella Maria Filippa con il marito Michele e alcuni parenti. Presenti alla cerimonia diverse autorità civili e militari della provincia di Enna e della città di Barrafranca.
“In una torrida mattinata del 26 agosto 2000, a Barrafranca, – così ricorda il cav. Pace e la sorella di Michele dottoressa Maria Filippa, – in una delle vie centrali, due famiglie stavano iniziando a preparare qualcosa per il pranzo. Un parentato da sempre unito, la famiglia Tropea Salvatore, composta da 4 componenti, tra cui i figli Michele, nato a Mazzarino il 20 giugno 1973 e Maria Filippa, oggi affermata Medico legale, e la famiglia materna di origine, di cui era rimasta solo la nonna Rosa e la zia Salvuccia.
Michele era appena rientrato dalle vacanze estive con la famiglia paterna e con la sorella, dal mare cristallino nella zona di Sciacca, dopo che lei aveva terminato il Liceo Scientifico, diplomandosi con il massimo dei voti. Un’estate da ricordare, caldissima come non mai.
Intorno a mezzogiorno, la zia chiama dal balcone perché era finita la bombola del gas in cucina. Non era la prima volta che accadeva e nel garage ce n’era sempre una di scorta. Da quando era venuto a mancare 2 anni addietro, nel dicembre 1998, il nonno Alessandro, Michele era diventato il punto di riferimento della nonna e della zia…ma lo era sempre stato.
Il primo nipote dal lato materno, il nipote preferito cresciuto in casa Palmeri, il cocco di tutti, sempre pronto a fare sparire qualche ovetto al cioccolato del negozio di generi alimentari dei nonni solo per scartare la sorpresa.
Sempre col sorriso, sempre pronto ad aiutare papà in campagna. Diplomatosi come geometra, si occupava degli appezzamenti terrieri di famiglia e aveva iniziato a fare qualche turno alla Forestale come specializzato destinato al servizio antincendio.
Una passione viscerale per i cavalli, in particolare per quelli da domare. Da adolescente, per ben 4 anni, è presente come personaggio a cavallo durante la festa patronale del 19 Marzo, festa del papà e di S. Giuseppe, in occasione della sacra rappresentazione della fuga in Egitto. Come centurione a cavallo durante il periodo pasquale nei riti della Settimana Santa, della “Vasacra” per poi concludere con il Venerdì Santo, come portatore del Santissimo Crocifisso, cui era devotissimo. Insieme ai suoi storici amici, iniziavano già nel primo pomeriggio a conoscere il numero del giubbottino che veniva estratto in Chiesa Madre, che indicava la baiarda assegnata e portare il suo amatissimo Gesù per le vie Barresi, con orgoglio come faceva fino a qualche anno addietro suo papà, insieme a cugino e zii paterni.
Quell’orgoglio e devozione che solo i Barresi possono comprendere, quando con amore infinito passava sotto la sua casa e della nonna, sotto quella pesantissima “baiarda”, solitamente la numero 50, così detta “la baiarda dei galantuomini”, la baiarda destra anteriore, in via Principe Scalea, i cui balconi erano sempre strapieni di gente; alzava gli occhi per guardare i familiari, in particolare la sorellina la quale ogni volta era terrorizzata che si potesse far male, ma tanto tanto orgogliosa del suo fratellone. Una volta conclusa la via Principe Scalea, tornava insieme agli amici a casa a rifocillarsi con acqua, sale e limone per concludere l’ultima tratta e far rientrare in Chiesa il suo amato Crocifisso, con piedi doloranti e spalle completamente distrutte, ma felice come non mai.
Legatissimo alla propria famiglia, un ragazzone di altri tempi, cresciuto con sani principi e rispettoso di tutti. Un ragazzo di appena 27 anni dagli occhi pieni di vita, dal sorriso buono, pronto a prendere a morsi la vita… quella vita con un destino crudele che quel maledetto 26 agosto del nuovo millennio aveva in serbo un’orribile sorpresa.
In quella mattinata rovente, Michele si trovava a casa insieme alla mamma e sorella. La mamma immersa nelle faccende domestiche tra primo e secondo piano, e lui insieme alla sorella a piano terra a chiacchierare e a raccontarsi dei progetti futuri. La sorella che si stava preparando per il test di ingresso in Medicina e Chirurgia, concorso che sarebbe avvenuto da lì a qualche giorno e lui, con mille progetti lavorativi e con la voglia di crearsi una propria famiglia.
Dal balcone della casa della nonna, accanto, si sente ad un tratto la zia Salvuccia chiamare. Le porte erano aperte, Michele si affaccia dal piano terra e le dice “sto salendo”. Apre il garage dove vi era solitamente una bombola di gas come riserva e si dirige verso casa della nonna. Nel sistemare la bombola qualcosa non ha funzionato.
Dopo neanche 2 minuti, un boato invade il quartiere, una detonazione spaventosa. Dal secondo piano si vede uscire una palla di fuoco che si portava via la tenda della cucina e poi urla strazianti di aiuto. La sorella Maria Filippa, esce di casa, si mette a chiamare “Michele! Nonna! Zia! Aiuto!” La mamma scende di corsa anche lei…e tra le urla e il panico, si vede spuntare dal portone di casa della nonna prima la zia, poi Michele completamente ustionato, con addosso solo dei pantaloncini. Michele vede che la nonna non lo seguiva, per cui nonostante le ustioni, incurante del pericolo e del rischio che correva, ritornava indietro, affrontava le fiamme e il fumo. Trovava la nonna per terra, ustionata solo agli arti inferiori ma viva. La portava fuori dalla stanza tenendola in braccio per ben due rampe di scale dimentico dei dolori atroci che stava provando ponendola fuori in salvo.
I soccorsi ritardavano. I Vigili del fuoco del distaccamento di Piazza Armerina spegnevano quello che dell’incendio era rimasto. Michele stava male – continuava a dire alla sorella “sto bruciando vivo, digli che partiamo subito”. Poi la corsa all’ospedale di Mazzarino, ove constatate le gravi ustioni, con l’elisoccorso, veniva trasportato all’Ospedale “Cannizzaro” di Catania al reparto Grandi Ustionati.
Le ustioni avevano risparmiato il viso e parte del bacino, ma tutto il resto erano di 2-3 grado. Rimasto lì per una settimana, con prognosi riservata e la prospettiva di una miriade di interventi chirurgici. I parenti riuscivano a vederlo solo una volta, dietro un freddo vetro di ospedale, avvolto in fasciature e bendaggi, completamente sedato, mentre con voce flebile diceva all’amata sorella “Studia, voglio che diventi medico”. Gli avevano comprato un piccolo televisore per tenergli compagnia, dato che la convalescenza sarebbe stata lunga.
Ma da lì a qualche giorno, nella mattinata del 2 settembre 2000, tra complicazioni polmonari e renali, all’età di 27 anni decedeva. Di rientro a casa, insieme a zii e cugini, il papà diceva alla mamma “Ti avevo promesso che te l’avrei riportato a casa…non ci sono riuscito” e poi il vuoto assoluto.
La Nonna ricoverata ancora all’Ospedale di Mazzarino non seppe nulla, nonostante continuasse a chiedere come stava il suo adorato nipotino. Dopo una serie di sofferenze, diverso tempo dopo, veniva dimessa dall’Ospedale di Mazzarino. Al suo rientro a casa, veniva a conoscenza della notizia, della morte del nipote. Il gesto di generosità e di altruismo di Michele consentiva alla donna di vivere fino all’età di 97 anni decedendo il 3 gennaio 2022.
In data 07 settembre 2000, veniva presentata al Consiglio Comunale di Barrafranca, da parte di tutti i consiglieri, una mozione al Sindaco affinché al giovane Michele Tropea, conosciuto per la sua bontà, la sua saggezza, l’altruismo e che aveva donato la sua vita per salvarne un’altra, venisse ricordato da tutti ed essere preso da esempio per le giovani generazioni, intitolandogli un luogo pubblico in suo onore. Il Sindaco dell’epoca Salvatore MARCHI’, con determinazione n° 69 del 18 settembre 2000, intitolava in memoria di Michele, il “Centro Incontri per Minori”, all’epoca di recente realizzato.
Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, con decreto Presidenziale del 09/05/2001, conferiva la Medaglia di Argento, alla memoria, al Valore e al Merito Civile con la seguente motivazione:-
“”Allontanandosi da un’abitazione in cui si era sviluppato un violento incendio, con pronta determinazione ed incurante del grave rischio personale rientrava nei locali, invasi dalle fiamme, in soccorso dell’anziana nonna riuscendo a portarla tra le braccia all’esterno. A seguito del generoso gesto veniva però colto da malore, perdendo così la giovane vita. Splendido esempio di non comune spirito di abnegazione e di elette virtù civiche. Barrafranca (EN) – 26 agosto 2000””
La pergamena, il Decreto di concessione e la Medaglia d’Argento, che viene concessa per premiare atti di eccezionale coraggio che manifestano evidente virtù Civica e per segnalare gli autori degni di pubblico onore, venivano consegnate ai familiari di Michele da parte del Prefetto di Enna Dott. Camillo ANDREANA nella sala consiliare del Comune di Barrafranca.
Oggi il pensiero va a Michele, alla sua famiglia. Ai suoi parenti. Il suo gesto enorme e nobile dimostra la sua grandezza d’animo e il suo amore per la famiglia. Il Presidente dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Barrafranca Tenente Enzo PACE dichiarava – Spero che la sua memoria possa essere un esempio per molti e che la sua storia possa ispirare altri a compiere gesti di altruismo e di coraggio. Quello che ha fatto Michele è qualcosa che ci riguarda e ci richiama a tutti. Perché questo episodio Barrese non soltanto commuova e basta. Ma Insegni e che venga perpetuato alle nuove generazioni. Che la sua memoria sia sempre onorata e ricordata con affetto. Riposa in pace, Michele. Barrafranca non dimenticherà mai il suo gesto eroico, la sua bravura, il suo sacrificio.
Il Presidente Vincenzo PACE ricordava che Barrafranca ha molti cittadini insigniti di Medaglie d’Oro e Argento per atti eroici acquisiti in campo militare che civile. Proponeva ai dirigenti delle scuole locali di impegnare almeno un’ora di lezione a settimana per parlare e fare conoscere le storie di questi eroi locali, mettendosi a disposizione come Ass. Nazionale Carabinieri, incontrando i ragazzi. Al termine della cerimonia, a nome di tutta la famiglia, la Dottoressa Maria Filippa TROPEA ringraziava le Autorità Civili e Militari e tutti gli intervenuti per la gentile presenza dimostrata nel ricordare il loro amatissimo congiunto.