
Anche quest’anno, secondo una lunga tradizione, gli abitanti di Pietraperzia hanno celebrato festa della loro Patrona, la Madonna della Cava. Un misto di devozione e tradizione che si perde nel tempo. Il culmine dei festeggiamenti si è celebrato nella tarda serata del 14 agosto presso il santuario che si trova a circa 4 km dal paese. Il vescovo mons. Rosario Gisana con il clero locale e tanti fedeli devoti, tra cui molti emigrati provenienti dai luoghi di residenza, ha celebrato la messa solenne nel piazzale. Nel corso della sua omelia il vescovo, prendendo spunto dall’immagine dell’Apocalisse proclamata nella liturgia della Parola, ha sottolineato l’esemplarità di Maria per ogni credente nella sua vittoria contro il male. “Come Lei – ha detto mons. Gisana – anche noi possiamo sconfiggere il male che alberga dentro di noi e nella realtà che ci circonda”, ed ha invocato la pace in questo momento così travagliato della storia. Alla celebrazione erano presenti le autorità locali, sindaco Salvuccio Messina in testa, con l’Amministrazione comunale, il vice comandante dei Carabinieri e la polizia municipale. Al termine della messa il tradizionale canto della Salve Regina in dialetto, tanto cara a tutti i devoti. Fino a qualche decennio fa la festa, che aveva un carattere rurale adeguato alla economia agricola che contrassegnava la vita della comunità, si concludeva con la classica consumazione dell’anguria.
La nascita del culto La devozione alla Madonna della Cava trae origine da una leggenda medievale: un giovane muto originario di Trapani, in sogno indicato dalla Madonna, scavò in una cava presso Pietraperzia e trovò un’immagine della Vergine dipinta su pietra arenaria. Al momento del ritrovamento riacquistò la parola. Secondo fonti storiche, il ritrovamento sarebbe avvenuto nel 1222–1223, ed esiste un rescritto del 1227 che menziona già la contrada chiamata “Madonna della Cava”. Fra’ Dionigi da Pietraperzia, storico locale del XVIII secolo, documentò la vicenda nel suo libro del 1776. In seguito alla scoperta, sul luogo fu eretta inizialmente una cappella rurale, con cortile e celle per eremiti, poi ampliata in convento per i padri Agostiniani.
Il santuario Il santuario attuale risale alla fine del XVIII secolo, realizzato da benefattori locali dove fu collocata l’immagine sacra. All’interno si trovano numerosi elementi artistici: l’affresco della Madonna che allatta il Bambino, incorniciato da un prezioso trono di legno di cipresso dorato a zecchino, stucchi di Giuseppe Fantauzzo, tele settecentesche e un organo a canne del 1845. Negli anni settanta il rettore mons. Bongiovanni ha apportato notevoli miglioramenti sia alla chiesa, restaurata con fondi otto per mille della Conferenza Episcopale Italiana, sia all’area circostante attraverso cantieri di lavoro regionali, realizzando anche dei locali da adibire a Casa del Pellegrino. Nel 2023, in occasione dell’ottavo centenario del ritrovamento dell’immagine, vi è stata celebrata la Giornata Regionale Mariana alla presenta di tutti i Vescovi di Sicilia e di circa 250 sacerdoti provenienti dalle 18 diocesi dell’Isola.
Manifestazioni di devozione La festa principale si svolge il 14–15 agosto, in concomitanza con l’Assunzione di Maria. Il 14 viene celebrata una solenne messa notturna mentre la sera del 15 ha luogo la processione per le vie del paese con il cosiddetto Palio, una sorta di stendardo che riporta l’immagine della Madonna.
Nei sabati di maggio e nella prima quindicina di agosto si tengono pellegrinaggi settimanali: fedeli, spesso a piedi o scalzi, si recano al santuario; in particolare, i sabati di maggio vedono la partecipazione di camionisti e trattoristi, che in processione portano il palio della Madonna fino al santuario. I pellegrini compiono atti di devozione, offrendo messe votive, recitando il Rosario — anche in dialetto locale — e compiendo promesse per grazie ricevute.