La maturità affettiva nella vita di coppia:  gli Stati dell’Io

di Sebastiano e Maria Fascetta

Proseguiamo la nostra riflessione sulla vita di coppia. Dopo aver richiamato, nell’articolo precedente, la dimensione della tenerezza come vocazione fondamentale dell’essere umano in generale e della vita di coppia in particolare, vogliamo soffermarci sulla maturità affettiva. Si tratta di un argomento molto vasto e, allo stesso tempo, essenziale, fondamentale da un punto di vista antropologico e anche spirituale.

Iniziamo lasciandoci ispirare dalle parole di S.Paolo, il quale scrive: « Fratelli, non comportatevi da bambini nei giudizi. Quanto a malizia, siate bambini, quando a giudizi, comportatevi da uomini maturi»( 1 Cor. 1,20). Il brano in questione mette in evidenza due aspetti antropologici e spirituali della relazione:

  • l’essere come bambini, cioè emotivamente ed affettivamente infantili;
  • essere uomini e donne maturi in possesso di una buona ed equilibrata affettività.

La maturità umana non è un processo automatico, possiamo, infatti regredire a livello relazionale e rimanere infantili, incapace di proferire parola e di sviluppare una sana comunicazione/ relazione. Nessuno è già compiuto, maturo; siamo tutti in divenire, tutti protesi verso un continuo  cambiamento che può essere evolutivo e dunque positivo oppure involutivo negativo, dipende dalle modalità esistenziali e relazionali che decidiamo di assumere. La vita, infatti, oscilla tra immaturità e maturità.
S.Paolo, nel testo citato, ci ricorda che molto dipende da noi, dal nostro comportamento, stile di vita. Dio, infatti, non ciò vuole persone “infantili”  ma uomini e donne responsabili, capaci di rispondere alla vita  in modo fecondo, proficuo, maturo, libero e consapevole. Per l’Apostolo, la maturità umana consiste nel conseguire la piena maturità di Cristo il quale si è incarnato per insegnarci a vivere in questo mondo ( cf Tito 2,11ss).
La maturità umana è il compito che c’è stato affidato; è la nostra principale vocazione per diventare pienamente noi stessi, figli e fratelli e sorelle in Cristo. Siamo stati creati a immagine di Dio per essere somiglianti a Lui. L’immagine di Dio è dono, la somiglia è il compito. Ciascuno di noi è costruttore o distruttore della propria esistenza. Da come scegliamo di vivere progrediamo verso la maturità oppure regrediamo verso l’immaturità.
L’apostolo Paolo pone come metro di misura della crescita la capacità di giudicare,  di discernere, valutare ciò che buono/bene da ciò che è male in riferimento al nostro divenire umanamente maturi: «IL nutrimento solido è invece per gli adulti, per quelli che, mediante l’esperienza, hanno le facoltà esercitate a distinguere il bene dal male» ( Eb 5,14).

La persona che non sa distinguere il bene dal male è in balia del caos; è come onda del mare agitata dal vento; indecisa, instabile in tutte le sue azione. Una persona dalla doppia anima ( cf Gc 1,6) , divisa in se stessa, scissa, alienata.

Essere maturi, adulti, implica, tra le tante cose, anche quello di saper gestire le proprie emozioni e i propri sentimenti, per orientare ogni scelta verso ciò che edifica la relazione. Bisogna essere consapevoli di ciò che sentiamo per capire quello che vogliamo e poter agire in maniera congruente. Il processo di maturità affettiva non è, come abbiamo sottolineato, automatico sia in ambito psicologico-relazionale che spirituale. La vita spirituale si innesta nella vita umana. La grazia suppone sempre la natura umana. Per tale motivo, vogliamo, usufruire del lavoro delle scienze umane in particolare quelle che hanno studiamo l’umano e tutti i suoi dinamismi interni e comportamentali.

Per cercare di delineare, in maniera sintetica, il passaggio dallo stadio infantile a quello adulto, facciamo riferimento ad una interessante teoria psicologica e sociale detta Analisi Transazionale degli Stati dell’Io, il cui fondatore Eric Berne, psicologo statunitense, ne traccia le linee, inoltro agli anni ‘50 del novecento.

Egli osservando i comportamenti umani e in particolare la comunicazione non verbale, dedusse una teoria secondo cui  nel cervello umano sono presenti 3 grandi archivi in cui sono immagazzinati emozioni, sentimenti , pensieri e comportamenti che riguardano le nostre relazioni primarie.
Berne ipotizzò che la personalità di ogni individuo è suddivisa in diverse parti che chiamò Stati dell’Io. Ne individuò principalmente tre: Stato dell’Io Genitore, Stato dell’Io Adulto, Stato dell’Io Bambino (GAB).

Consideriamo, brevemente, ciascuno di questi Stati dell’Io che, secondo E.Berne, sono presenti in ogni essere umano.

  1. L’Io Genitore: nell’archivio del Genitore sono presenti emozioni, sentimenti, pensieri e comportamenti che abbiamo immagazzinato in relazione ai nostri genitori, o figure parentali. Nella vita reale il genitore svolge essenzialmente due compiti: affettivo e normativo. Pertanto, sin da bambini le esperienze relazionali che facciamo con i nostri genitori vengono interiorizzate nell’archivio Genitore.

Secondo la teoria transazionale di E.Berne:
Il Genitore Normativo positivo è quello che dà le regole per facilitare la crescita del figlio e non agisce per riempire i propri vuoti, ma offre un amore stabile promuovendo l’autonomia e la libertà responsabilmente.

Il Genitore Normativo negativo è invece svalutante nei confronti del figlio, schiaccia il suo desiderio con regole autoritarie; è iperprotettivo o anaffettivo ( soffocante o assente).

  1. L’Io Bambino: rappresenta l’insieme dei pensieri, sentimenti, comportamenti interiorizzati risalenti ai vissuti dell’infanzia, quindi le posizioni che il bambino ha assunto verso se stesso e gli altri riguardo alle prime esperienze di vita. E’ la parte più vitale della personalità di ognuno. Viene rappresentato con tre categorie:
  • Il Bambino Adattato (amato male) che ha vissuto un attaccamento materno ambiguo, instabile, una relazione con i genitori autoritari, svalutanti, iperaffettivi o anaffettivi.
  • Il Bambino Disadattato ( non amato), rifiutato o ignorato, tenderà verso forme di violenza, asocialità e sarà incapace di amare.
  • Il Bambino Libero (amato) è colui che ha vissuto una relazione sana con i genitori e sarà creativo, capace di amare e di costruire valide relazioni.
  1. L’Io Adulto, invece, è’ orientato alla realtà attuale e alla raccolta obiettiva delle informazioni, esamina la realtà e stima le probabilità.

Prendendo consapevolezza di questi Stati dell’Io possiamo giungere ad un più consapevole controllo delle nostre azioni nei confronti degli altri e di come gli altri agiscono nei nostri confronti e possiamo risponde alle domande: “ Chi sono”,perché agisco così”, “come sono arrivato a questo punto”. Questi Stati dell’Io convivono insieme all’interno di ogni individuo e a seconda delle situazioni reagisce l’uno piuttosto che un altro.
La teoria di E.Berne è radicata su alcuni assunti filosofici che sono di fondamentale importanza richiamare all’interno di questa breve riflessione sulla maturità affettiva e su le componenti interne ed esterne che determinano la nostra personalità ed entrano in gioco nella relazione di coppia.

Gli assunti filosofici della teoria di Berne sono i seguenti:

  •  “ ogni persona è ok”;
  • ogni persona ha la capacità di pensare e di autodeterminarsi”;
  • le decisioni prese possono essere modificate”.

Considerare questi “assunti filosofici” è di fondamentale importanza per saper gestire gli Stati dell’Io e per vivere nella relazione di coppia dinamiche di crescita e non di regressione o addirittura di violenza e odio. Se, infatti, non impariamo a riconoscerli, corriamo il rischio di rispondere al nostro partner secondo l’Io Bambino quando invece è necessario l’Io Adulto radicato nella realtà, che osserva con atteggiamento oggettivo e gestisce l’Io Bambino e l’Io Genitore.
Quante volte nella relazione di coppia emerge l’Io Genitore normativo, rigido che porta a ripetere schemi e meccanismi dei nostri genitori quasi in automatico. Tutto il bagaglio esistenziale che ci portiamo fin dalla relazione con i nostri genitori emerge inevitabilmente in maniera armonica o disfunzionale all’interno della relazione di coppia. Esserne consapevoli ci consente di avere un atteggiamento meno giudicante nei riguardi del nostro partner, più attento e misericordioso.

Concludiamo questa prima parte della riflessione sulla maturità affettiva nella vita di coppia con le parole di Papa Francesco, tratte da Amoris Laetitia al n. 239 , che richiamano , seppur con un linguaggio diverso, quello che abbiamo cercato di approfondire grazie all’apporto della Parola di Dio e delle Scienze Umane, in particolare, l’analisi transazionale di E.Berne: «È comprensibile che nelle famiglie ci siano molte difficoltà quando qualcuno dei suoi membri non ha maturato il suo modo di relazionarsi, perché non ha guarito ferite di qualche fase della sua vita …. A volte si ama con un amore egocentrico proprio del bambino, fissato in una fase in cui la realtà si distorce e si vive il capriccio che tutto debba girare intorno al proprio io. È un amore insaziabile, che grida e piange quando non ottiene quello che desidera. Altre volte si ama con un amore fissato ad una fase adolescenziale, segnato dal contrasto, dalla critica acida, dall’abitudine di incolpare gli altri, dalla logica del sentimento e della fantasia, dove gli altri devono riempire i nostri vuoti o sostenere i nostri capricci. »

 

 

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