
La dinamica della tenerezza come stile di vita. Per imparare ad amare gli altri è necessario imparare ad amarci “Amare il prossimo come se stessi”
Dopo aver accennato, nell’articolo precedente, al necessario passaggio, all’interno della relazione di coppia, dalla fase dell’innamoramento a quello dell’amore, come un’arte da acquisire e sviluppare, attraverso un processo di reciproca cura della relazione medesima, desideriamo focalizzare, in questa ulteriore tappa del nostro percorso, la dinamica della tenerezza come stile di vita.
Papa Francesco ha la descritto la Tenerezza come virtù forte e non debole: < Non dobbiamo avere paura della Tenerezza!…Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù debole, m al contrario denota fortezza d’anima e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore>
La tenerezza non è sentimentalismo, né “tenerume” , piuttosto la capacità di amare con attenzione e compassione. Si tratta di una vera e propria “sensibilità affettiva” che riguarda, anzitutto, la relazione con se stessi e di conseguenza con il proprio partner. L’amore di tenerezza, infatti, richiede una particolare e costante armonizzazione tra ragione e cuore, tra il pensare e il sentire.
Non possiamo amare gli altri se non impariamo ad amarci. Questo è a fondamento del principio cristiano dell’amore: < amare il prossimo come se stessi>. Le due cose non possono essere separate. Non possiamo donarci agli altri se non ci riconosciamo dono, se non ci accogliamo come dono, se non siamo grati per i doni che riceviamo.
Pertanto, il primo stato esistenziale che ci consente di prendere coscienza della Tenerezza che è in noi, è “sentire di esserci”, essere presenti a se stessi. Questa attenzione all’esserci nel qui e ora è di fondamentale importanza per vivere la relazione di coppia. Si tratta, infatti, di sviluppare il “sentire” come pathos, come capacità di sentirsi coinvolti in ciò che siamo e che facciamo. Esistere, vivere, significa “sentire” di esistere e di vivere.
Per sviluppare l’attitudine a “sentire” è necessario esercitarsi nell’ascolto del proprio mondo interiore, emotivo, delle risonanze che la vita e le relazioni generano in noi.
Passaggio successivo è quello di “sentirsi amati”, riconoscerlo, assumerlo, interiorizzarlo. Il sentirsi amati consente di radicare la nostra identità, la propria vita, il proprio modo di essere, sopra un fondamento solido, una base sicura a partire dalla quale possiamo resistere a tutte le tempeste della vita e alle inevitabili crisi di coppia.
Sentirsi amati è la premessa per “sentire di amare”, per comunicare amore, per uscire da sé e aprirsi agli altri, donarsi con generosità e gratuità. <Tenerezza vuol dire dare con gioia e suscitare nell’altro la gioia di sentirsi amato. La tenerezza si esprime in particolare nel volgersi con attenzione squisita ai limiti dell’altro.> (AmorisLaetitia n. 88).
Questo passaggio di Papa Francesco è particolarmente significativo: “suscitare nell’altro la gioia di sentirsi amato”. Non a caso abbiamo titolato questa rubrica “ la gioia di aver cura dell’amore” per significare la tonalità relazionale che risuona nella vita di coppia quando si è disposti a intraprendere un cammino di reciproca crescita.
Amare è “ suscitare nell’altro la gioia di sentirsi amato” superando la pretesa, che è propria della fase dell’innamoramento, di fermarsi alla propria gioia, alla propria soddisfazione. Chi ama suscita gioia nella persona amata, si prende cura della gioia dell’altro/a così com’è senza giudicare, senza pretendere di modificarla in misura delle proprie aspettative.
Da un punto di vista etimologico il termine tenerezza deriva dal latino “tenerum” da cui discendono tre verbi: tenere, tendere e tenue.
Questi tre verbi ci consente di capire alcuni atteggiamenti propri della tenerezza che esercitiamo, a volte, in consapevolmente, nella vita di coppia. IL primo atteggiamento: “tenere” che rimanda al contenere, stringere a sé, abbracciare, accogliere. La tenerezza non come un trattenere a sé, ma come un contenere/abbracciare, accogliere in modo incondizionato.
L’accoglienza è di fondamentale importanza nella vita di coppia perché aiuta a superare ogni pregiudizio, paura, diffidenza, sospetto che ostacola la relazione. La tenerezza è sguardo positivo, aperto, non giudicante verso l’altro. Questa è la premessa e condizione per un sana e proficua relazione di coppia.
La tenerezza è accoglienza a 360 gradi per fare spazio al proprio partner senza scartare nulla, soprattutto, senza sminuire i limiti e le fragilità. Non amiamo una parte dell’altro/a ma tutta la persona, nella sua interezza.
Secondo atteggiamento: “ tendere” ovvero protendersi verso l’altro. Si tratta di un vero e proprio esodo da sé, dal proprio narcisismo per entrare nella “terra santa” che è il proprio partner. La tenerezza come”tendere verso” educa all’incontro. Questo termine deriva dal latino “ in-contra” che esplicita un superamento di tutto ciò che è “contro”. Ogni vero in-contro esige l’attraversamento di ciò che può apparire ostile. Si tratta di passare dall’ostilità all’ospitalità. La tenerezza che “tende” verso l’altro educa ad assumere la prospettiva dell’altro, ammorbidendo ogni atteggiamento rigido e di chiusura.
Non c’è ascolto di coppia, vera comunicazione e reciproca conoscenza senza la capacità di “tendere” verso l’altro, di uscire dalle proprie categorie, abitudini, luoghi comuni, copioni familiari, per imparare a conoscere i linguaggi della persona amata. Ognuno di noi, infatti, parla un proprio linguaggio, esprime l’amore e il bisogno di essere amato in un determinato modo. Conoscere il linguaggi dell’amore del proprio partner è di fondamentale importanza per vivere relazioni vere e coinvolgenti.
Terzo atteggiamento: “ tenue” che richiama alla leggerezza e alla “condivisione amabile” che consente alla relazione di coppia di esercitarsi nella reciproca fiducia, intimità, mettendo a disposizione dell’altro se stessi. Per crescere nella leggerezza, che non è superficialità né banalità, bisogna prendersi cura dei gesti quotidiani dell’amore, senza trascurare nulla e senza dare nulla per scontato. La tenerezza educa alla leggerezza perché aiuta a vivere la dinamica comunicativa della vita di coppia nella semplicità, autenticità, trasparenza.
<L’amore che non cresce inizia a corre rischi, e possiamo crescere soltanto corrispondendo alla grazia divina mediante più atti di amore, con atti di affetto più frequenti, più intensi, più generosi, più teneri, più allegri>( A.L. 134)
Concludiamo questa riflessione riportante le parole di don Carlo Rocchetta che ha tanto studiato e scritto sulla tenerezza <Uomo e donna sono chiamati ad andare , entrambi, a scuola di tenerezza, arricchendosi reciprocamente dei doni di cui sono portatori e impegnandosi a costruire insieme, in un dialogo rispetto della differenza, un’autentica civiltà della tenerezza> (C.ROCCHETTA. Mauale di Teologia Nuziale della Tenerezza, WE can HOPE editore, Palermo, 2022, p.16)