A vent'anni dalla sua barbara uccisione: è tempo di dare risposte alle tante domande

NON DIMENTICARE FRANCESCO FERRERI

Perchè hai alzato la mano contro un bambino?

di Don Fortunato Di Noto - Carmelo Cosenza

di don Fortunato Di Noto – Meter

 

Non dimenticherò mai quel giorno, faceva troppo freddo e la visita nel luogo dove fu ucciso e trovato Francesco Ferreri raggelò il cuore, paralizzò il pensiero e le emozioni si trasformarono in tante molteplici domande che ancora oggi, dopo 20 anni non hanno trovato mai risposte chiare, limpide, giuste e rette.
Non dimenticherò mai quel giorno, ogni anno, con lucida determinazione, continuo, insieme ai genitori ai parenti, agli amici, a gridare per chiedere ‘giustizia’. Per chiedere l’apertura di ‘nuove indagini’, per sollevare ‘in alto’ le coscienze sopite e quasi addormentate.
Qualcuno potrà dire: è acqua passata. Non cambierà nulla.
Ma non credo che ‘l’acqua inquinata’ e le ‘pietre insanguinate’ non possono essere trasformate: le lance in vomeri, le spade in falci.
Non è umanamente concepibile ciò che è accaduto a Francesco. Inspiegabile, ingiusto, feroce e devastante.
Che nessuno possa subire tanta crudeltà.
Non dimenticherò mai lo sguardo scavato dal dolore dei genitori di Francesco. L’abbraccio e le povere parole, per dire ancora: noi siamo con voi. Che non basterà tutto l’abbraccio dell’universo di luce per consolarvi e per trovare pace.
Il Dio della consolazione e della pace vi sostenga.
Non dimenticherò mai i tanti incontri che abbiamo fatto per sensibilizzare una comunità afflitta, piena di paura e di sgomento. Eppure quella domanda ancora aleggia per le strade di Barrafranca: chi ha ucciso Francesco? Chi ha violato la sua innocenza, era un bambino, non dimentichiamolo. Chi ha messo mano ai colpi per eliminarlo? Perché? Perché?
Qualcuno potrebbe iniziare a dare risposta a questo perché, anche dopo 20 anni dalla scomparsa di Francesco.
Il 17 dicembre si rinnova, con la Giornata in memoria di Francesco Ferreri, il ricordo della brutale tragedia, si rinnoverà l’impegno di una Comunità ancora ferita e disorientata. Ogni compagno e amico ha avuto modo di vivere e gustare la vita, al piccolo Francesco gli fu interrotta questa bellezza di vivere una vita piena.
In questi 20 anni chi ha vissuto con questo oscuro e tragico peso, non dimentichi che deve fare sempre i conti con quella domanda: Come sei riuscito a dormire con questa pesantezza nel cuore? Sono domande di un uomo, di un cristiano, di un prete, di chi, pur con immane fatica, ha cercato di stare dalla parte degli innocenti, dei piccoli.
E tu, voi, avete strappata la vita di un ‘piccolo’.
Una società, la stessa Comunità ecclesiale si riconosce autentica e solida quando senza paura e con coraggio sta dalla parte dei piccoli, gli amati dal Signore, prima ancora di essere amati da noi.
Non sempre è così, ma non tutti siamo così indifferenti e lontani dal dolore di chi subisce e vive il dramma della sofferenza e della violenza.
Non dimenticherò mai Francesco. E tu?
L’Amore di Dio ci aiuti a superare questi ‘vuoti’ d’amore.

GIORNATA IN MEMORIA DI FRANCESCO FERRERI

di Carmelo Cosenza

17 dicembre 2005 – 17 dicembre 2025. Vent’anni. Tanti ne sono passati da quel giorno della barbara uccisione di Francesco Ferreri a Barrafranca. Un delitto efferato di un ragazzino di 13 anni rimasto senza colpevoli. Era il 17 dicembre del 2005 quando Francesco, venne ucciso e ritrovato nelle campagne di Barrafranca, seviziato e massacrato con diciannove colpi di chiave inglese alla testa e infine gettato in una discarica di campagna.
Oggi, Francesco avrebbe 33 anni. Come sarebbe Francesco oggi? Cosa farebbe? Avrebbe realizzato i suoi sogni, le sue aspirazioni, che il suo (o i suoi) assassino ha invece per sempre spezzato? Abbiamo provato a interrogare l’intelligenza artificiale per vedere quali potrebbero essere le sembianze di Francesco oggi. Il risultato è un pugno allo stomaco. La vita di un bambino è stata spezzata e non è potuta fiorire maturare crescere. Ad un bambino è stato negato di diventare adulto.
Ci chiediamo perché su questa vicenda è calato il silenzio. E fa rabbia sentire alcune notizie di cronaca di certi delitti commessi tanti anni fa, in cui già ci sono dei condannati in via definitiva, che continuano ad essere al centro dell’attenzione: si trovano altri reperti, spuntano altre tracce biologiche, si trovano messaggi e intercettazioni, si cercano altri colpevoli e così via.
Del caso di Francesco, invece non ne parla nessuno; nessun interesse. Perché questo silenzio? Ci sono delitti di serie A e delitti di serie B?
È una vicenda sulla quale anche da parte dei media è calato il silenzio. Un bambino 20 anni fa è stato barbaramente ucciso. Le sue urla continuano a risuonare, il suo sangue continua a gridare dalla terra: sembra che però nessuno senta, che nessuno ascolta.
Nei giorni scorsa è stata condivisa la locandina della manifestazione della “Giornata in memoria di Francesco”, centinaia i “mi piace” e i commenti di “commozione” ma non basta commuoversi ma muoversi. “R.i.p. piccolo angelo” è uno dei commenti ricorrenti. Ma non si può cercare Francesco tra i morti, ma nelle nostre coscienze. “L’omertà uccide. È necessario che tutta la società civile e sana si assuma la propria responsabilità perché il problema non è solo chi fa il male ma anche quanti guardano e lasciano fare. Una verità amara, pesante e dura: le verità che passeggiano tranquillamente per le vie della nostra città, dove un assassino (o degli assassini) si aggira libero e indisturbato e la cui esistenza dovrebbe fare tremare e inquietare la mente di centinaia di genitori. L’omertà uccide la verità e la giustizia e uccide anche la speranza“(don Ciotti).
Intanto anche quest’anno, nel giorno dell’anniversario, viene organizzata la “Giornata in memoria di Francesco” che si svolge nella chiesa Madre di Barrafranca e chiama a raccolta uomini e donne, giovani e bambini, la comunità cristiana e sociale a “testimoniare” la volontà di “non dimenticare” Francesco e allo stesso tempo chiedere giustizia e tenere alta l’attenzione offrendo spazi per spingere le coscienze a uscire fuori dall’omertà e dal silenzio.

 

 

 

 

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