13 Dicembre 2025

La donna che rinunciò a tutto, dedicando la sua vita ai poveri

Santa Lucia, vergine e martire

di Nino Costanzo

Secondo la tradizione, santa Lucia è considerata la protettrice e la patrona dei non vedenti, oltre di chi ha difetti di vista meno importanti: Venerata da tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi; attributi: occhi su un piatto, giglio, palma e Vangelo. Patrona di ciechi, oculisti, elettricisti, contro le malattie degli occhi e le carestie. E’ la patrona principale della città di Siracusa dov’è nata.
Amata in particolar modo in Svezia, viene festeggiata da tutti i bimbi il 13 dicembre. La tradizione prevede la sera prima della ricorrenza, la preparazione da parte dei più piccoli di dolci e biscotti, mentre la mattina del 13, la figlia più grande svegliatasi all’alba, deve indossare un lungo abito bianco legato in vita da un nastro rosso e mettere sul capo una corona di foglie con sette candele, che le permettono di vedere al buio; poi, seguita da fratelli e sorelle, sveglia i genitori e offre loro i biscotti.
I molteplici miracoli ottenuti per intercessione di Lucia la portarono a essere canonizzata. Uno dei miracoli più importanti fu quello che salvò la sua città natale, dove nel 1646 infuriava una terribile carestia che stava decimando i siracusani. Sembra che un giorno in cui il popolo di Siracusa si era rifugiato nel duomo per pregare, fosse entrata volando una candida colomba e si fosse posata sull’altare per parecchio tempo come per farsi ammirare e rassicurare la popolazione. Quando la colomba volò via e tutti la guardarono sorpresi uscire dal duomo, un uomo entrò nel luogo sacro gridando che al porto sostava una nave piena di grano per i siracusani affamati. Immediatamente degli incaricati andarono con i carri a vuotare la nave e il grano fu distribuito alla gente che era così affamata da non riuscire nemmeno a macinarlo per fare farina e pane; quindi lo presero, lo fecero bollire in grossi calderoni e lo condirono con poco olio, mangiando con le mani chicco dopo chicco a piccole manciate; questa pietanza, che si prepara ancora in ricordo di quell’avvenimento, si chiama cuccia. Le autorità e i cittadini che avevano implorato a lungo l’intercessione di Lucia, gridarono al miracolo Da quel giorno, che era appunto un 13 di dicembre, fu decisero che in quella data Lucia sarebbe stata ricordata e pregata in tutto il mondo cristiano.
Una curiosità tra il serio e il faceto: il 13 dicembre era ritenuto il giorno più buio dell’anno: per questo si diceva ‘santa Lucia il buio porta via’; dall’indomani le giornate si allungano.
Lucia nacque in una famiglia aristocratica, molto ricca e importante, a Siracusa, verso la fine del terzo secolo; l’anno non è certo, si stima tra il 280 e il 285, con una certa probabilità nel 283. La madre si chiamava Eutichia mentre non si sa come si chiamasse il padre, forse Lucio, ma l’ipotesi non è suffragata da prove certe.
Lucia crebbe in una famiglia ricca e tra gli agi: ebbe un’infanzia molto felice e fin da bambina si avvicinò, spinta dalla madre. alla religione cristiana. Quando suo padre morì, Lucia era ancora piccola e fu Eutichia a educarla personalmente; questo unì ancora di più madre e figlia, le quali furono costrette, a causa delle persecuzioni contro i cristiani, a non esporsi mai e a pregare nascoste in casa. Appena adolescente, Lucia, pur non desiderandolo, fu promessa in moglie a un giovane nobile da Eutichia che pensava così da metterla al riparo da eventuali pericoli. Nel frattempo però, la madre, malata da tempo, peggiorò: il suo male la debilitava particolarmente perché soffriva di continue emorragie che i medici non erano in grado di curare e che temevano la potessero portare a una morte prematura. Lucia allora, in occasione dell’anniversario del martirio di sant’Agata, persuase Eutichia ad andare in pellegrinaggio a Catania presso la tomba della Santa per chiedere la grazia della guarigione.                                    Lucia e la madre assistettero alla messa, poi la giovane, stanca per il viaggio, si addormentò mentre pregava sul sepolcro: in sogno vide sant’Agata che le predisse che sarebbe diventata santa e che Eutichia sarebbe guarita dal suo male. Lucia, dopo essersi svegliata dal sonno ristoratore e foriero di buone novelle rientrò a Siracusa con la madre. A casa, dopo aver constatato che la madre era guarita, la informò di aver deciso di consacrarsi a Cristo e di voler donare tutte le sue ricchezze ai poveri. Sulle prime, Eutichia cercò di impedirle quella follia, poi si arrese, vista la sicurezza che la figlia dimostrava nel perseguire il proprio volere. Quindi decise di aiutarla e di seguirla nella sua nuova vita. Appena si seppe che madre e figlia stavano vendendo ogni cosa per donare ai poveri ciò che ricavavano, ci fu subbuglio, specialmente il giovane fidanzato si preoccupò chiedendo a Eutichia spiegazioni in merito: la donna rispose che la vendita serviva per un sicuro investimento. Il fidanzato allora tornò a casa sereno, ma poi seppe che Lucia era cristiana, si infuriò e la denunciò all’arconte Pascasio.
Pascasio, nel corso del processo, tentò invano di far rinnegare a Lucia la sua fede davanti agli dèi pagani, ma la giovane però non volle cedere. Allora, l’arconte ordinò che fosse portata in un luogo dove fosse disonorata: in un patibolo, i soldati incaricati di farlo, cercarono di prenderla di peso ma non fu loro possibile sollevarla. Allora Pascasio si convinse che Lucia era una strega, quindi pretese che fosse bagnata con della urina, creduta un potente rimedio contro la magia, e fosse trascinata con l’aiuto di due buoi, ma neppure i robusti animali riuscirono a spostarla. Pascasio, irritato, decise che fosse arsa viva.  Lucia fu ricoperta di pece e olio, ma il corpo prese fuoco senza bruciare.  Allora, il tenace e irriducibile magistrato, vedendo che Lucia sorrideva nonostante le fiamme, ordinò che fosse decapitata: il soldato prescelto titubò, ma poi obbedì, mozzandole il capo con un colpo di spada.  Non vi è certezza su come sia stata uccisa santa Lucia, ma secondo il Martyrion greco, Lucia ebbe la testa mozzata da un colpo di spada, così come era destino dei nobili condannati a morte, mentre la passio latina riporta che la giovane fu colpita alla gola con un colpo di lancia.  In ogni modo, quando ne furono rinvenute le spoglie, il capo era staccato dal corpo quindi con molta probabilità, Lucia fu decapitata il 13 dicembre del 304. Le spoglie di santa Lucia furono trafugate secoli fa a Siracusa dai Bizantini che le portarono a Costantinopoli; centinaia d’anni dopo, i Veneziani, dopo la conquista della città, ripresero il corpo della Santa e lo portarono a Venezia, nella chiesa di San Geremia, dove è protetto e venerato. Nel dicembre del 2004, in occasione del diciassettesimo centenario del martirio, le spoglie di Lucia furono portate a Siracusa per sette giorni. In quell’occasione, un immenso numero di siracusani festeggiarono sia l’arrivo sia la partenza del corpo. Questo grande amore, dimostrato dai suoi cittadini alla Santa, ha fatto si che le autorità delle due città nelle persone dell’arcivescovo di Siracusa Giuseppe Costanzo e del patriarca di Venezia Angelo Scola abbiano cominciato delle trattative per riportare santa Lucia a casa per sempre.
La venerazione di santa Lucia a Venezia risale almeno all’XI secolo e se ne parla anche nei messali locali del secolo XV e anche in documenti storici del 1500, dove la ricorrenza di santa Lucia il 13 dicembre è considerata festa pubblica. Nel 1107 esisteva già una chiesa in suo nome sul Canal Grande, divenuta poi probabilmente parrocchia nel 1182 e dove in seguito, nel 1313, riposava il corpo di Lucia; alla chiesa era unita una scuola, fondata fin dal 1323.  Numerose pale d’altare, in diverse chiese di Venezia testimoniano l’amore dei cittadini per la Santa. Numerosi anche i dipinti nelle case private, soprattutto quelle nobiliari di un tempo dedicati a Lucia fin dal 1500 almeno. Per questo motivo, cittadini illustri di oggi, rifiutano categoricamente la possibilità di un ritorno delle reliquie a Siracusa: le trattative proseguono, ma nessuna delle due parti intende rinunciare; quindi la speranza è che prevalga ilbuonsenso.

 

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