9 Dicembre 2025

 Il problema dei Sicani e degli Elimi

di Nino Costanzo

Quando i Greci nell’ultimo terzo dell’VIII secolo a.C. fondarono le loro prime colonie, la Sicilia era divisa etnicamente in due grandi regioni: la parte orientale era popolata dai Siculi, quella occidentale dai Sicani. L’ultimo lembo occidentale, corrispondente alla provincia di Trapani e a una parte di quella di Palermo, costituiva infine il territorio degli Elimi. Il confine fra Siculi e Sicani si può pensare che, sosteneva Luigi Bernabò Brea, “fosse allora sull’Himera meridionale (fiume Salso). Ma si sapeva che i Sicani si estendevano precedentemente su un terreno più vasto e che erano stati progressivamente respinti dai Siculi sempre più verso ovest. In realtà, mentre sull’origine dei Siculi tutte le fonti antiche erano concordi, designandoli come una popolazione proveniente dalla penisola italiana, le notizie che abbiamo sui Sicani e sugli Elimi sono molto incerte”. I Sicani, alcuni fra gli scrittori antichi (Timeo, Diodoro, li volevano autoctoni e tali si consideravano essi stessi.
Altri, come il siracusano Filisto e Tucidide, basandosi su fantasiose correlazioni della toponomastica siciliana con quella iberica, li consideravano invece iberi migrati in Sicilia attraverso l’Italia. Ed era tradizione che, affermava ancora Bernabò Brea “avessero abitato nel Lazio. Secondo questa versione essi sarebbero stati affini ai Siculi, che avrebbero preceduto di poco in Sicilia. Si sapeva che in origine abitavano anche la Sicilia orientale, ma che, spaventati da terribili e insistenti eruzioni dell’Etna, si erano trasferiti verso occidente, mentre i territori da essi lasciati erano poi stati occupati dai Siculi”. Diodoro racconta che abitavano in villaggi e che esigevano le loro fortezze su monti scoscesi per difendersi dalle incursioni dei ladroni.
Delle loro città, Camico, Inico, Iccara, Omphake, Indara, Crasto, Uessa, Miskera e Makara, nulla in realtà conosciamo. Solo di Camico e di Makara è forse possibile identificare il sito. In quanto agli Elimi, mentre una tradizione risalente a Ellanico di Mitilene, tramandataci da Dionigi di Alicarnasso, li diceva provenuti dall’Italia pochi anni prima dei Siculi, un’altra tradizione, seguita da Tucidide, li considerava invece come un gruppo etnico formatosi localmente e risultante dall’incontro di un gruppo di Troiani, sfuggiti agli Achei dopo la distruzione di Troia, con le popolazioni sicane. Ad essi si sarebbe poi aggiunto un gruppo di Focesi, pur essi reduci da Troia. Il valore di queste leggende, così come di quelle relative ai Sicani, da un punto di vista storico, affermava Luigi Berrnabò Brea, “è assai incerto. Sta di fatto che da un punto di vista archeologico la Sicilia occidentale si differenzia in maniera molto evidente da quella orientale, e la differenziazione sembra farsi tanto più netta, quanto più si avanza nel tempo, massima risultando intorno al periodo della fondazione delle prime colonie greche e in quello immediatamente successivo”.
L’evoluzione delle culture nella Sicilia occidentale è finora meno chiara che nella Sicilia orientale, sia per la minor copia dei rinvenimenti, sia per la minor sistematicità di una parte di essi. Le nostre conoscenze, specie per le fasi più antiche, sono molto frammentate, anche se la tomba di Caldare nell’Agrigentino può essere considerata di transizione fra la media età del bronzo. A chiarire, in parte, le vicende è sopraggiunta la pubblicazione del testo ‘Elamiti, Elimioti, Elimi: Il Teatro Genealogico degli Elimi nel crocevia del Mediterraneo’ di Giuseppe Valenza, con prefazione di Ilaria Vaccarella, presentato ed illustrato al Palazzo dei Normanni in Palermo. Lo storico Giuseppe Valenza, con l’irruzione dei Gallo-Celtici in Iberia, sostiene quanto segue. “A sconvolgere la vita delle popolazioni installate da tempo in Iberia furono i Galli che, oltrepassati i Pirenei Occidentali, penetrarono nel territorio dei Liguri. Questi, costretti alla fuga, avrebbero sconfinato nelle terre dei Sicani determinando a sua volta la fuga dalle loro terre. Dionisio di Alicarnasso in Historia L. I attribuisce solo ai Liguri la causa della cacciata dei Sicani dall’Iberia. Ma Rufus Festus Avienus in Ora Maritima ci dà una informazione sorprendente ovvero che i Liguri dopo estenuanti guerre con i Celti venissero anch’essi espulsi dall’Iberia.  Ecco che sia Sicani che Liguri vennero espulsi dall’Iberia per mano celtica ed è probabile che condividessero le sorti della loro sopravvivenza unendosi nella fuga. Il geografo esploratore Scilace di Carianda (?-516 a.C.) nel suo Periplo dà qualche notizia in più affermando che Liguri ed Iberi si trovassero tra Emporio e la foce del Rodano (Narbonensis) e che vi fossero Liguri dal Rodano sino ad Anzio. Riassumendo si può congetturare che i Gallo-Celti invasa l’Iberia determinassero l’estromissione sia dei Sicani che dei Liguri che riparavano nella Gallia (Narbonensis). Qui verranno chiamati Liguri-Iberici, Liguri-Celtici e Liguri-Italici. Ivi fondarono le città di Illiberi, Nemausus, Narbo e Arelate. I Liguri si diffusero sino al Rodano e, valicate le Alpi, giunsero sino al Tevere. E’probabile che i Sicani abbiano seguito i Liguri e raggiunto in un secondo tempo la Sicilia. Questa ipotesi può spiegare perché gli storici abbiano rilevato la contemporanea presenza di Liguri, Sicani e Siculi nel Lazio. Nel Lazio infatti potrebbe esserci stata la congiunzione tra Sicani e Siculi, che sebbene provenissero da opposte direzioni, i primi dall’Iberia i secondi dall’Illiria, erano etnicamente affini ovvero turano-sciti, alla stregua del Liguri. Questa ipotesi concorda solo in parte con le affermazioni di Filisto di Siracusa (430-356 a.C.) che sottolinea come quelle popolazioni che ottanta prima della guerra di Troia passavano dall’Italia alla Sicilia, non erano né di Siculi, né di Ausoni, né di Elimi ma di Liguri condotti da Siculo figlio di Italo. Questa affermazione può essere messa in discussione per quel che riguarda gli Elimi già transitati in Sicilia cinque anni prima dei Siculi. La presunta mescolanza di Sicani, Liguri e Siculi permette di chiarire perché gli storici classici abbiano fatto riferimento ora a Sicani ora a Liguri ora a Siculi scambiandoli vicendevolmente. Dimostra che la Toscana sino al Tevere non fosse ancora occupata da Tirreni ed Etruschi e suggerisce l’ipotesi che, l’invasione gallica che aveva determinato la migrazione di Liguri e Sicani, aveva in verità accomunato nuovamente questi due popoli già espulsi dalle terre del Caucaso, dove originariamente risiedevano”. Conseguentemente l’Italia assorbiva il flusso dei profughi iberici che andarono via via congiungendosi con le popolazioni che provenendo dall’Asia, dall’Africa, dai Balcani e dal Poloponneso stavano a loro volta colonizzando il centro ed il sud della penisola. Scrive nella prefazione Ilaria Vaccarella “La storia del testo è un viaggio nel tempo, nella storia, nel mito. Il lettore viene accompagnato dalla fantastica guida che è Giuseppe Valenza, maestro curioso e perseverante, attraverso percorsi che raccontano la storia dei popoli, di esodi, di progresso ma anche di declino e oblio e, inevitabilmente, di mistero. La Storia non smette di vivere. Le continue scoperte archeologiche appassionano sempre più milioni di persone e consentono di aggiornare costantemente le conoscenze, di confortare ipotesi, di decifrare e collegare eventi e circostanze solo in apparenza disgiunte. Per tutto questo considero ‘Elemiti Elimioti Elimi’ un’opera importante, capace di percepire una voce millenaria, di suggerire interrogativi, di saziare curiosità, di sollevare ipotesi e dibattiti, d’illuminare le molte zone d’ombra sulla storia di un popolo che, in verità, con i suoi misteri e con i suoi enigmi non ha mai smesso di parlarci della nostra origine”.

 

 

 

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