Papa Leone XIV ha approvato la Nota dottrinale su alcuni titoli mariani, che diventa magistero ordinario. Il Cardinale Fernandez: “il tema è il rapporto di Maria con noi”. “Inappropriato usare il titolo di Corredentrice”. “La devozione mariana è un tesoro della Chiesa”. “Maria è la madre del popolo fedele, che cammina accanto al suo popolo”
Con la Nota dottrinale su alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione di Maria all’opera della salvezza: “Mater Populi fidelis”, il Dicastero della Dottrina della fede chiarisce alcuni punti fondamentali che riguardano la Vergine Maria che vive la sua vocazione inserita nel mistero di Cristo e della Chiesa.
La Nota, pubblicata il 4 novembre scorso, è il frutto di un lungo e farraginoso lavoro collegiale. È di natura dottrinale e riguarda in maniera particolare la devozione verso Maria di Nazaret, Madre del popolo fedele che intercede per i suoi figli e manifesta il messaggio evangelico.
La Nota sottolinea il solido fondamento biblico riguardo la devozione nei confronti della Nazaretana, sottolineando anche i vari contributi dei Padri e dei Dottori della Chiesa, passando per il pensiero della tradizione orientale e ribadendo il pensiero degli ultimi Papi.
In maniera particolare i titoli evidenziati dalla Nota sono: Corredentrice, Mediatrice, Madre dei credenti, Madre della grazia. Tra questi ne valorizza alcuni e mette in guardia dall’uso di altri titoli. Tra i titoli più apprezzati abbiamo: Madre dei credenti, Madre spirituale, Madre del popolo fedele.
Per il Dicastero, il titolo di Corredentrice è sconveniente e da evitare. In passato alcuni Papi «hanno impiegato questo titolo senza soffermarsi a spiegarlo. Generalmente, lo hanno presentato in relazione alla maternità divina e in riferimento all’unione di Maria con Cristo accanto alla Croce redentrice». Il Concilio Ecumenico Vaticano II volutamente «per ragioni dogmatiche, pastorali ed ecumeniche» ha deciso di non usare tale titolo, mentre, San Giovanni Paolo II «lo utilizzò, almeno in sette occasioni, collegandolo soprattutto al valore salvifico del nostro dolore offerto accanto a quello di Cristo, a cui si unisce Maria soprattutto sotto la Croce».
Il Dicastero della Dottrina della Fede afferma: «Considerata la necessità di spiegare il ruolo subordinato di Maria a Cristo nell’opera della Redenzione, è sempre inappropriato usare il titolo di Corredentrice per definire la cooperazione di Maria. Questo titolo rischia di oscurare l’unica mediazione salvifica di Cristo e, pertanto, può generare confusione e squilibrio nell’armonia delle verità della fede cristiana, perché “in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati” (At 4,12). Quando un’espressione richiede numerose e continue spiegazioni, per evitare che si allontani dal significato corretto, non serve alla fede del Popolo di Dio e diventa sconveniente. In questo caso, non aiuta ad esaltare Maria come prima e massima collaboratrice dell’opera della Redenzione e della grazia, perché il pericolo di oscurare il ruolo esclusivo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza, l’unico capace di offrire al Padre un sacrificio di infinito valore, non costituirebbe un vero onore alla Madre. In effetti, ella come “serva del Signore” (Lc 1,38), ci indica Cristo e ci chiede di fare “qualsiasi cosa Lui vi dica” (Gv 2,5)».
Riguardo il titolo di Mediatrice, la Nota assume due posizioni. Da un lato è considerato prezioso se evidenzia una mediazione inclusiva e partecipata, che tende a sottolineare e ad evidenziare la gloria e la potenza del Figlio, dall’altro è considerato inaccettabile nel momento in cui assume il significato esclusivo che appartiene solo a Cristo: «Maria è un canto all’efficacia della grazia di Dio, cosicché qualsiasi attestazione della sua bellezza rimanda immediatamente alla glorificazione della fonte di ogni bene: la Trinità. L’incomparabile grandezza di Maria risiede in ciò che lei ha ricevuto e nella sua disponibilità fiduciosa a lasciarsi ricolmare dallo Spirito. Quando ci sforziamo di attribuirle funzioni attive, parallele a quelle di Cristo, ci allontaniamo da quella bellezza incomparabile che le è propria. L’espressione “mediazione partecipata” può esprimere un senso preciso e prezioso del posto di Maria, ma se non compresa adeguatamente potrebbe facilmente oscurarlo e persino contraddirlo. La mediazione di Cristo, che per certi aspetti può essere “inclusiva” o partecipata, per altri aspetti è esclusiva e incomunicabile».
Per il titolo Madre dei Credenti, è chiaro che, la funzione materna di Maria «in nessun modo oscura o diminuisce» l’unica mediazione di Cristo, «ma ne mostra l’efficacia». Se considerata sotto questa prospettiva «Nella sua maternità, Maria non è un ostacolo posto tra gli esseri umani e Cristo; al contrario, la sua funzione materna è indissolubilmente legata a quella di Cristo e orientata a Lui. Così intesa, la maternità di Maria non pretende indebolire l’adorazione unica che si deve solo a Cristo, bensì stimolarla. Bisogna quindi evitare titoli ed espressioni riferiti a Maria che la presentino come una specie di “parafulmine” di fronte alla giustizia del Signore, come se Maria fosse un’alternativa necessaria all’insufficiente misericordia di Dio. Il Concilio Vaticano II ha ribadito come debba essere il culto reso a Maria: “Un culto orientato al centro cristologico della fede cristiana, in modo che ‘quando è onorata la Madre, il Figlio […] sia debitamente conosciuto, amato, glorificato’”». In definitiva, la maternità di Maria è subordinata all’elezione da parte del Padre, all’opera di Cristo e all’azione dello Spirito Santo».
Altro titolo di grande rilievo è Mediatrice di tutte le grazie. L’allora cardinale Joseph Ratzinger aveva spiegato che tale titolo non era chiaramente fondato sulla divina Rivelazione, e «in linea con questa convinzione riconoscere le difficoltà che comporta sia nella riflessione teologica, sia nella spiritualità». Infatti «Nessuna persona umana, nemmeno gli Apostoli o la Santissima Vergine, può agire come dispensatore universale della grazia. Solo Dio può donare la grazia e lo fa per mezzo dell’umanità di Cristo, dal momento che “Cristo-Uomo detiene la pienezza di grazia in quanto unigenito del Padre”. Sebbene la Santissima Vergine Maria sia in modo eminente “piena di grazia” e “Madre di Dio”, lei stessa, come noi, è figlia adottiva del Padre ed anche, come scrive il poeta Dante Alighieri, “figlia del tuo Figlio”. Lei coopera nell’economia della salvezza per una partecipazione derivata e subordinata; per tanto, qualsiasi espressione circa la sua “mediazione” di grazia deve intendersi in analogia remota con Cristo e la sua unica mediazione».
Nella Nota emerge in maniera chiara che alcuni titoli, come quello di Mediatrice di tutte le grazie «hanno dei limiti che non facilitano la corretta comprensione del ruolo unico di Maria. Difatti, lei, che è la prima redenta, non può essere stata mediatrice della grazia da lei stessa ricevuta. Non si tratta di un dettaglio di poca importanza, perché rivela qualcosa di centrale: che, anche in lei, il dono della grazia la precede e procede dall’iniziativa assolutamente gratuita della Trinità, in previsione dei meriti di Cristo. Lei, come tutti noi, non ha meritato la propria giustificazione a motivo di alcuna sua azione precedente, né tantomeno di alcuna sua azione successiva. Anche per Maria, l’amicizia con Dio attraverso la grazia sarà sempre gratuita. La sua preziosa figura è testimonianza suprema della ricettività credente di chi, più e meglio di chiunque altro, si è aperto con docilità e piena fiducia all’opera di Cristo, e allo stesso tempo è il miglior segno della potenza trasformatrice di questa grazia».
In conclusione possiamo affermare che l’intendo della Nota è quello di ribadire:
- il fondamento biblico dell’intercessione di Maria;
- l’unica ed esclusiva Mediazione di Cristo;
- il ruolo di Maria considerata Madre del popolo fedele che intercede pur non essendo dispensatrice universale di grazia;
- il rifiuto dei titoli controversi come quelli di corredentrice o dispensatrice universale della grazia, in quanto potrebbero dare l’impressione che la Madre di Gesù agisca in alternativa all’insufficiente e non efficiente misericordia di Dio;
