9 Ottobre 2025

La pubblicazione  per gli studenti.

‘Nel Mondo dei Siculi’ di don Filippo Vitanza

di Nino Costanzo

Tutta la Sicilia custodisce, sulle falde delle sue montagne e nel suo sottosuolo, a diverse stratificazioni, un mondo primitivo: le città scomparse. Esplorazioni e ricerche, quasi sempre con povertà di mezzi, non sono valse a porre in luce tutte le testimonianze del nostro passato. Rispetto ai tesori che sono ancora sepolti, poco indubbiamente si è fatto. Ma questo ‘poco’ lo dobbiamo alla tenacia di proposito di emeriti archeologi e di non meno illustri studiosi, tra questi il sacerdote Filippo Vitanza, autore di diverse pubblicazioni delle aree dell’interno della Sicilia e con attività pastorale nel Calatino (Raddusa, Palagonia, Giumarra di Castel di Iudica, Mirabella Imbaccari, Grammichele e nella stessa Caltagirone presso l’Ospedale ‘Gravina’ e Santuario Soccorso). La pubblicazione ‘Nel Mondo dei Siculi’ è la ristampa ampliata e perfezionata della precedente pubblicazione dal titolo: ‘Una sola Isola e tante Città-Stato’ (750 a.C.-210 a.C.) del2012.Costituisce il secondo anello della storia della Sicilia antica; il primo è stato nella mia mia pubblicazione del 2019 del titolo: ‘Aidone prima di Morgantina con note sulla preistoria in Sicilia’.  Scrive, dunque, per gli studenti delle scuole dell’obbligo, sostiene don Filippo Vitanza, assetati di storia patria, in base a quel principio che ogni uomo ha il diritto inalienabile di conoscere, a grandi linee, le proprie origini e la storia del territorio in cui vive: la scuola non può escludere la conoscenza del proprio passato, anzi deve incrementare e stimolare la ricerca. La conoscenza del nostro passato, afferma il Vitanza nella sua prefazione ai lettori, ci fa scoprire le cause dei nostri mali, mentre la partecipazion ealla vita politica dà la possibilità di intervenire per eliminarli. Tra l’altro, lo storico Vitanza, rammenta che un insegnante di Catania mi confidò “alcune donne analfabete del quartiere di Ognina-Picanello, spingono letteralmente i loro figli ad andare a scuola. Noi siamo con gli occhi chiusi -dicono affidando i loro figli alla maestra- non vogliamo che i nostri figli siano come noi”. Sorge spontaneo un interrogativo, afferma Filippo Vitanza: … ma è sempre preferibile avere dei numeri approssimativi che non averne affatto! Quasi tutti i narratori greci e latini ci han scritto che i primi abitatori della Sicilia furono i Lotofagi, i Ciclopi, i Lestrigoni e i Feaci Ma quando codesti popoli vennero in Sicilia da dove vennero, nessuno ci è stato preciso se non con l’aggettivo dato ad esseri ‘barbari’ popoli barbari e selvaggi. L’epopea dei Ciclopi durò 7852 anni fino a quando nel 1880 a.C. sbarcarono in Sicilia i Sicani che vi stabilirono le loro sedi, le loro leggi e la loro potenza. I Sicani erano popoli oriundi dalla Spagna e precisamente da una regione detta Sicania (Ecate), combatterono contro comunità stanziate nel territorio dell’attuale Francia e i Liguri, attraverso l’Italia, giunsero in Sicilia dando a quest’Isola il nome della loro patria (Filisto). Essi fondarono diverse città (Camico, Imico, Jetara,Omface,, Sudara, Crasto, Uessa, Mischera, Alicia, Initia, Schera, Triocola, Schirthaia, Erbesso, Nisa, Morgina)e dominarono l’Isola per 846 anni e cioè fino a quando nel 1034 a.C. vennero in Sicilia i Siculi, di origine Ligure, i quali vollero vendicare i loro avi dell’onta subita dai Sicani, cancellarono per sempre il nome dell’Isola e la chiamarono ‘Siculis’ da cui deriva l’attuale nome Sicilia. La grande epoca dei Siculi ebbe fine nel 460 a.C. con la caduta di Ducezio, loro Re e Condottiero, dopo aver regnato per ben 574 anni lasciando veri miraggi di opere d’arte in ogni luogo del Mezzogiorno di Sicilia.La Sicilia ebbe, attraverso i secoli, molti nomi. Nel suo principio storico, ossia al tempo della Razza Negroide, si chiamò ‘Isola del Sole’, al tempo dei Giganti, ovvero dopo il Diluvio Universale, fu chiamata ‘Ciclopi’’ o ‘Isola dei Ciclopi’, Tucidite ed altri grandi storici greci la chiamarono ‘Triscelon’ dai tre promontori, ‘Peloro, Pachino e Lilibeo’. Fu anche detta Trinacria da Trinaco o Tinaco re di Sicilia e figlio di Nettuno. Di tutti questi nomi prevalse quello Siculo, dal quale, come abbiamo detto, ne derivò il nome di Sicilia.

 

 

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