3 Ottobre 2025

Francesco d’Assisi, patrono d’Italia

di Nino Costanzo

“Cominciate con il fare il necessario, poi ciò che è possibile e all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.
San Francesco, al secolo Francesco Giovanni Bernardone, nacque il 26 settembre 1182 in una famiglia molto benestante: suo padre, Pietro Bernardone dei Moriconi, aveva una florida attività come mercante di spezie e tessuti e la madre era la nobildonna Pica Bourlemont. Oltre al latino, al giovane furono insegnati il francese e la lingua provenzale poiché la madre proveniva da quella regione della Francia e il padre vi svolgeva i suoi commerci. Durante l’adolescenza Francesco affiancò il padre nella sua attività e condusse una vita mondana e spensierata. Nel 1202 prese parte alla guerra tra Assisi e Perugia; catturato, fu liberato dopo un anno grazie al pagamento di un riscatto da parte del padre. La grave malattia contratta in carcere e i lunghi mesi di meditazione lo indussero a un profondo cambiamento. Tornato ad Assisi nel 1205, mentre si trovava nella chiesa di san Damiano, ebbe una visione di Cristo che gli ordinava di restaurare la chiesa; da quel momento Francesco si dedicò a opere di carità e si prodigò nell’opera di restauro di edifici di culto in rovina. Il padre, furioso per l’inaspettato cambiamento nella personalità del figlio e per le sue generose offerte ai poveri, lo diseredò; Francesco si spogliò allora dei suoi ricchi abiti dinanzi al vescovo di Assisi. I successivi tre anni furono dedicati alla cura dei poveri e dei lebbrosi nei boschi del monte Subasio. Nel 1208, mentre assisteva alla Messa nella cappella di Santa Maria degli Angeli, ebbe una nuova visione che lo invitò a diffondere la parola del Signore nel mondo. Francesco iniziò così la sua predicazione, radunando intorno a sé dodici seguaci che divennero i primi confratelli del suo Ordine (poi denominato Primo Ordine) ed elessero Francesco loro superiore, individuando la loro sede nella chiesetta della Porziuncola. Nel 1210, Innocenzo III confermò l’Ordine e nel 1212 Chiara d’Assisi si unì a Francesco, prese l’abito monastico e istituì il Secondo Ordine Monastico, detto delle clarisse. Dopo aver viaggiato per tutta l’Italia per predicare la parola di Dio, intorno al 1212 Francesco si imbarcò alla volta della Terrasanta, ma un naufragio lo obbligò a fare ritorno in Italia; in più, fu costretto a interrompere anche la sua opera di conversione in Spagna, dove avrebbe voluto fare proseliti tra i mori, a causa di nuovi e insormontabili problemi. Nel 1219 partì per l’Egitto, dove cercò di convertire il sultano, ma non ebbe successo, poi, finalmente, riuscì a raggiungere la Terrasanta, dove si fermò fino al 1220; al suo ritorno, sperimentò il dissenso dei confratelli e decise di dimettersi dall’incarico di superiore, preferendo prodigarsi per la costituzione del Terzo Ordine dei Francescani, i Terziari. Nel settembre del 1224, si ritirò in meditazione sul monte della Verna e, dopo quaranta giorni di digiuno e sofferenza affrontati con gioia, ricevette le stimmate, i segni della crocifissione, sul cui aspetto, tuttavia, ci sono informazioni discordanti. Francesco, malato, venne portato ad Assisi, dove restò per lungo tempo, colpito dal dolore fisico e da una cecità pressochè totale che, tuttavia, non fece scemare in lui quell’amore per Dio e per il creato trasmesso a noi da Francesco grazie al Cantico delle creature, una lode a Dio e alla natura come immagine del Creatore (attributi: lupo, uccelli e stimmate).
Stremato dagli anni di malattia, Francesco morì il 3 ottobre del 1226 nella sua amata Porziuncola. Due anni più tardi venne canonizzato da papa Gregorio IX il 16 luglio del 1228. Fu uno dei più rapidi processi di canonizzazione della storia della Chiesa cattolica. Ffu proclamato patrono d’Italia il 18 giungo del 1939 da Pio XII, nonché patrono di animali, commercianti boy scout (lupetti e coccinelle) ed ecologisti. Le basi riconosciute della vita di Francesco e dei suoi discepoli furono la povertà, l’obbedienza e la castità. In un primo momento, Francesco non condivise con altri il proprio cammino verso il Signore, ma successivamente iniziò a vivere la propria vocazione insieme a dei compagni che volevano seguire il suo stesso percorso. Il misticismo al quale si dedicò completamente gli valse l’appellativo di imitator Christi, “imitatore di Cristo”: da qui prese il via l’esperienza della fraternità, nella quale ciascun membro era un imitatore di Francesco e dunque un imitatore di Cristo. La regola che Francesco dettò stabiliva che la vita in comunità doveva cercare di conformarsi a tre principi basilari. Il primo era la fraternità, in base alla quale i monaci non dovevano vivere come eremiti, ma dovevano occuparsi dei propri fratelli e, più in generale, di tutti. La stessa cura andava estesa in modo totale non solo agli esseri umani, ma a tutte le creature di Dio, perché solamente così era possibile comprendere appieno il principio di fraternità universale. Il secondo principio fu individuato nell’umiltà: i fratelli dovevano porsi al di sotto di tutto e di tutti, al servizio dell’ultimo per essere sempre al servizio di Dio, affrancarsi dai desideri terreni che inducono a deviare dal cammino verso il bene e la giustizia. Il terzo era la povertà: tutti i confratelli si dovevano spogliare di qualsiasi bene condividendo con tutti, a partire dai più bisognosi. E’ evidente che a san Francesco interessavano soprattutto i più deboli e che egli tendesse con amore fraterno verso i reietti, cioè il povero, il malato, il perdente e l’ultimo. Francesco voleva essere il minore tra i minori e l’umile tra gli umili. “L’uomo veramente pacifico è colui che, tra le avversità della vita, conserva la pace nell’anima”.

 

 

 

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