
“Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. (Lc 10,5)
Tracce di un percorso di coppia
Prendendo spunto della parole del Vangelo di Luca e della recente lettera pastorale “ Inseguiamo la pace” del Vescovo della diocesi di Piazza Armerina mons. Rosario Gisana, sviluppiamo in questo articolo, seppur brevemente, l’importanza e l’urgenza di alimentare relazioni di coppia nel segno della pace, non solo da un punto di vista meramente psicologico ma anche spirituale.
1. Cristo è la nostra pace
Le parole missionarie di Gesù rivolte ai discepoli appaiono parole alquanto utopiche, soprattutto, in questo tempo di guerre, violenza, sopraffazione, prepotenza. Eppure la pace è condizione umanizzante, un vero e proprio processo di guarigione e maturazione. La consegna della pace da parte di Gesù è il messaggio esperienziale che i testimoni del Vangelo sono chiamati a trasmettere.
La pace non è una semplice parola ma un stile, un sentire profondo, un modo di essere, una vera e continua trasformazione dell’ego bellico, prepotente, delirante, dominante di ognuno di noi. I missionari inviati da Gesù non devono comunicare, anzitutto, una dottrina ma semplicemente un’esperienza: «la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. » ( Lc 10, 6b).
La pace è un’esperienza interiore, uno stato di rappacificazione con se stessi, con gli altri, con il creato che scaturisce con l’incontro con Cristo Gesù nostra pace. «Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. » ( Ef 2,14).
La pace è una persona, la persona di Gesù e consiste nell’unione delle differenze e nell’abbattimento dei “muri” di separazione alimentati dal nostro egoismo, narcisismo, dai nostri deliri di onnipotenza.
Nella vita di coppia mediante il sacramento del matrimonio la pace è radicata nella relazione coniugale in quanto Cristo è lo Sposo che irrora di grazia e di bellezza la vita degli sposi. La pace è un effetto della grazia sacramentale che amplifica l’amore dei coniugi e suscita una reciproca responsabilità nel costruire continui “ponti” d’amore e nel prodigarsi ad abbattere i “muri” che quotidianamente gesti, parole, atteggiamenti costruiscono consapevolemente e inconsapevolmente. I “muri” del silenzio, delle ripicche, dell’ira, della violenza, dell’indifferenza…
La pace esige, nella vita di coppia, un’azione cristocentrica e un’azione demolitrice. Cristocentrica perché la pace è dono di Dio che fluisce attraverso l’ascolto della Parola di Dio contenuta nelle Sacre Scritture, la preghiera, l’Eucarestia, la partecipata vita comunitaria (cf. At. 2,42). La pace in Cristo non è pacifismo relazionale, non è quietismo, ma risveglio delle coscienze per riconoscere e abbattere i “muri” dentro e fuori di noi. La pace in Cristo è atto di volontà, decisione ferma a non lasciarsi irrigidire dal proprio ego recalcitrante che vuole umiliare il proprio partner affermando le proprie ragione. Piuttosto, si tratta di far emergere l’amore che unisce la coppia nella reciproca decisione di perseverare nell’amore, nonostante le inevitabili ferite.
2. La pace e il perdono nella vita di coppia
Vivere nella pace, essere in pace, inseguire la pace, è un processo intenso, faticoso seppur necessario. Siamo, infatti, profondamente deboli, profondamente narcisisti, profondamente egoisti, per cui un minimo gesto, una semplice parola mal detta, possono provocare, anche nell’inconsapevolezza di chi compie quel determinato gesto/parola, ricadute distruttive che generano malessere, frustrazione.
Questo vale in primis nella vita di coppia. Basta una parola detta fuori luogo oppure una parola non detta quando bisognava dirla, come anche un gesto non intenzionale che dall’altra parte può essere percepito come una minaccia, un’offesa tale da generare rigidezza, chiusura. Generalmente, in queste condizione ci si chiude, ammutolisce, ci si priva del dialogo, non si comunica più.
Interrompere il dialogo acuisce ancor di più la propria situazione, favorisce la proliferazione di pensieri negativi, distruttivi, che alimentano astio, rancore, paure e persino violenza.
Tutto questo dipende molto dal nostro stato interiore, dal nostro “bambino” ferito, dal nostro “genitore” normativo e dal nostro “adulto” sonnolente. Sono i tre Stati dell’Io che, secondo l’analisi transazionale, manifestano il nostro stato psichico attraverso i comportamenti.
Trovare la Pace interiore significa, da un punto di vista psicologico, risvegliare ” l’io adulto” per sintonizzarci con la realtà, nel qui e ora, e non caricare gli eventi, le situazioni, le parole, i gesti, di ulteriori significati che sono frutto delle nostre paure, attaccamenti, inquinanti interiori.
Da un punto di vista spirituale, si tratta di percorrere la via del perdono, per rinnovare il proprio impegno nel ricostruire legami profondi e sinceri nella relazione di coppia. Non si tratta di scusarsi ma di per-donarsi, cioè di rimettere al centro il dono, il di più del dono la cui fonte è l’amore eccedente di Dio.
Bisogna, con umiltà e sincerità, sintonizzarsi personalmente e come coppia con Dio, per assumere lo sguardo amante di Dio e non giudicante.
Il perdono richiede la capacità di non cedere al rimorso e al rancore per accogliere la vulnerabilità propria e del partner, ripartendo dalla fragilità attraverso il dialogo, la preghiera, l’ascolto reciproco e della Parola di Dio, amore.
Tutto questo esige una presa di consapevolezza dei propri sentimenti senza eliminare la ragione. Il percorso del perdono richiede l’armoniosa interazione tra Emozione e ragione per ritrovare il sentiero della pace e fare pace ( cf Mt 5,9), ridonando speranza alla relazione di coppia.
Perdonare è dare speranza; è aprirsi insieme, come coppia, al futuro possibile che è già nel qui e ora della relazione. Perdonare è guardare oltre il proprio rancore e le proprie ferite senza fuggire o rinnegare le proprie ferite. Non si tratta, infatti, di rifiutare le ferite o di far finta di non essere feriti, ma di dare voce alle ferite all’interno di un clima accogliente e non giudicante.
Il perdono passa attraverso un costante e serio lavoro su di sè (1) per attivare spazi di dialogo di coppia, per riscoprirsi amati nelle proprie fragilità. Le ferite rivelano parti di noi non ancora conosciuti come coppia ma da riconoscere e amare. Il problema nella vita di coppia non sono le ferite ma come le affrontiamo.
Non c’è perdono possibile nè pace se non si supera la volontà di giudicare, di vendicarsi, di fargliela pagare al proprio partner. Solo l’amore, quello vero, dona questa forza per ricominciare attraverso il perdono. Le ferite, i malintesi, mettono alla prova la verità del nostro amore. Quando le cose nella vita di coppia vanno male possiamo comprendere sino a che punto siamo disposti ad amarci. Superare queste fasi rafforza e consolida sempre più l’amore e la fiducia reciproca nella vita di coppia.
La pace nella coppia è un cammino in due che passa attraverso:
1. il riconoscimento della propria vulnerabilità senza fughe
2. il riconoscimento della vulnerabilità del partner senza fughe
3. il proprio ricentrarsi in Cristo
4. la rinuncia a giudicare
5. la narrazione della propria ferita
6. l’accoglienza non giudicante
7. la volontà di ricominciare senza idealizzare
8. l’impegno a modificare comportamenti irrigiditi che ostacolano la relazione
9. la reciproca compassione.
10. la volontà di coltivare l’amore.
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