Preziosità dei Ficodindia

di Dott. Rosario Colianni

Origine
La pianta è appartenente alla famiglia delle Cactacee ed ha un’origine messicana. Era così apprezzata dalla civiltà Maya e Azteca che il suo frutto veniva utilizzato come merce di scambio, con un valore che veniva attribuito in base al colore e al peso. La pianta predilige un clima temperato ed è il simbolo di “resistenza”. Formata da pale carnose dette cladodi  produce frutti ovoidali, corredate da spine, di polpa bianca, giallo oro o rosso-violaceo. Fu portata in Europa da Cristoforo Colombo nel 1493. La pianta e i suoi frutti riscossero la meraviglia di tanti, soprattutto, dei sovrani che avevano sovvenzionato la spedizione. Da lì, la coltivazione della pianta si diffuse nel resto del mondo, particolarmente, nelle zone a clima temperato del bacino del Mediterraneo.

Raccolta
La raccolta dei primi frutti è effettuata ad agosto e quella dei tardivi può protrarsi fino a tutto dicembre.

Varietà
Si riconoscono diverse varietà tipicizzate dal colore della polpa che dipende dalla qualità e quantità fenolica: la Sulfarina a polpa gialla-arancione, la Sanguigna a polpa rossa-violacea e la Muscaredda a polpa bianca dal sapore molto delicato. In Sicilia è riconosciuta la “Denominazione di origine protetta” (DOP) ai “fichidindia di San Cono” e ai “ficodindia dell’Etna”.

Note Nutrizionali
Il ficodindia contiene tanta vitamina A e vitamina C e pertanto si presta molto bene in caso di infezioni, di fragilità capillare, per il miglioramento della visione notturna, per il potenziamento dl sistema immunitario, per i processi di crescita dell’organismo, per la salute della pelle  e delle mucose, per l’azione di antinvecchiamento per l’azione antiradicale.  Per la proprietà antinfettiva e vasoprotettiva-antiemorragica, era consuetudine portare i fichidindia nelle spedizioni navali per essere utilizzati dall’equipaggio come cibo antiscorbuto (malattia dovuta a carenza di vitamina C).
Il ficodindia ha un’azione molto influente sul metabolismo glicidico e dei grassi, essendo capace di legare, grazie alla presenza di un polimero chiamato opuntiamannano, zuccheri e grassi alimentari rendendoli non assorbibili. Quindi il frutto svolge un ruolo importante nella regolazione dei grassi in eccesso perché va a ridurre la quota di quelli che vengono assunti con l’alimentazione. A questa azione ipocolesterolimizzante si aggiunge anche quella ipoglicemizzante, molto importante per i diabetici.
Inoltre per la ricchezza di due minerali, maggiormente contenuti nel frutto, quali il calcio (30 mg/100 gr di polpa) e il fosforo (25 mg/ 100 gr di polpa) si ha, per loro sinergia, il mantenimento della salute l’apparato scheletrico e dentale.
Il ficodindia ha, inoltre, proprietà diuretiche e astringenti.

Precauzioni
Ciascun frutto di ficodindia ha (variamente e in base alla grandezza) da 150 a 300 semini, contenuti nella polpa, pertanto se ne mangiamo in grande quantità può ostacolarsi il transito intestinale sino all’occlusione meccanica, dovuta per l’appunto all’agglomerazione dei semi. Dovrebbero avere cautela nel consumo (non più di due frutti al giorno) i soggetti con colon irritabile e diverticolosi. Infine anche per i soggetti diabetici vige la raccomandazione  di non mangiarne in maniera eccessiva, per evitare “sbalzi glicemici” e la possibile l’interazione, con conseguentemente modulazione nel dosaggio, dei farmaci antidiabetici.

In cucina
Il frutto di ficodindia, per il suo sapore dolce e la consistenza croccante e succosa, si abbina molto bene con altri frutti nelle macedonie e frullati. Inoltre, è molto utilizzato per la produzione di liquori,  mostarde, gelatine, gelati, granite e marmellate. Famoso è lo “Miel de tuna”, sciroppo tipico del Messico, ottenuto  dall’ ebollizione del succo, che è utilizzato spalmandolo nel pane o nelle tortillas o come ingrediente per dolci.

Conservazione
I fichidindia si conservano bene a temperatura ambiente, tuttavia, se si vuole conservarli per  più di una settimana, basta metterli in un sacchetto traspirante o avvolti in pellicola dentro il frigo. Per una conservazione ancora più lunga, il frutto va tagliato a rondelle che, dopo essere state coperte di zucchero, si fanno essiccare al sole; a questo metodo originale ed antico di conservazione, viene consigliata la produzione della marmellata che è più pratica e che permette la tenuta delle proprietà nutrizionali anche a distanza di tempo.

Per altre notizie e curiosità vi invito a leggere il mio libro “La Frutta da Tavola Benefici e Virtù – edizioni Maurizio Vetri Editore (www.mauriziovetrieditore.com)

 

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