19 Settembre 2025

La spazzatura che è dentro di noi

La vita quotidiana: rito nella gestione dei rifiuti

di Nino Costanzo

“I rifiuti e gli scarti, soprattutto quelli che si presentano nella forma a noi più familiare, quella della spazzatura, vengono spesso assunti nella letteratura come simboli, metafore, se non vera e propria sostanza dello sporco che è in noi, dove sporco non sempre presuppone un giudizio morale negativo su una persona, un comportamento, un atteggiamento, ma, molto più spesso, una situazione irrisolta, un modo che non si riesce a sciogliere”: capita così di incontrare nelle Città delle aree dell’interno della Sicilia, e non solo, un panorama dove il parallelismo tra la spazzatura vera e propria e uno dei rapporti intorno a cui si sviluppa l’ambiente si presenta con la corposità di una presenza materiale. Italo Calvino si è occupato più volte dei rifiuti: per lui avevano il fascino indiscreto di un mondo sommerso -un po’ come gli strati inconsci della nostra personalità- che l’artista ha il compito di portare alla luce per illuminare le condizioni reali della nostra esistenza. I complessi problemi connessi alla gestione dei rifiuti e all’organizzazione di un servizio efficiente, secondo Guido Valli (autore del testo “La parola ai rifiuti”, Scrittori e letture sull’aldilà delle merci), non devono farci dimenticare che l’igiene urbana è un’attività carica di implicazioni personali, psicologiche, sociali e persino filosofiche, che è opportuno tener presenti: non solo per svolgere con una maggiore consapevolezza i propri compiti quotidiani, ma anche e soprattutto perché in alcune di queste implicazioni si possono individuare delle risorse inutilizzate, dalla cui mobilitazione il servizio può guadagnare efficacia ed e efficienza. Orbene, è incontestabile che un sistema efficace di raccolta differenziata richiede innanzitutto, secondo Guido Valli (che ha svolto studi e ricerche economiche con società e lavorato a progetti di cooperazione in Asia, Africa Medioriente e America Latina),una attiva collaborazione da parte degli utenti, perché se questi non tengono separate e non conferiscono correttamente le diverse frazioni del rifiuto prodotto, niente di tutto il sistema di raccolta, selezione, trattamento, valorizzazione che si organizza a valle potrà mai funzionare. Vale la pertanto cercare di approfondire le modalità con cui gli utenti vivono il loro rapporto con i rifiuti. Naturalmente queste differiscono da individuo a individuo, e da un gruppo all’altro, anche in base a fattori di ordine culturale, economico, sociale e quant’altro. Ma probabilmente rispondono anche ad alcuni archetipi e modelli generali comuni, elaborati nel corso dell’evoluzione naturale e storica della nostra specie. Cercando di esplorarli, tenteremo di avvalerci della guida di Italo Calvino che presentando -La città di Leonia (è una immagine emblematica della nostra società dei consumi, è un’allegoria delle città di oggi, dove le persone sono ossessionate dal consumismo sfrenato) – ha saputo piegare la sua sensibilità di artista e di uomo di lettere all’analisi di una realtà quotidiana apparentemente banale come la gestione dei rifiuti, traendone molti spunti di grande interesse. Il rifiuto non è qualcosa da allontanare il più possibile dalle nostre case, non è qualcosa abbandonare, secondo la definizione che di esso dava il D.P.R. 915/82 legittimando in tal modo il singolo a non sentirsi coinvolto né responsabile della produzione e della destinazione (abbandono) dei propri rifiuti; il rifiuto non è qualcosa da smaltire ma da gestire attraverso un insieme di azioni che lo trasformano da problema (come allontanarlo dalla nostre città senza che questo provochi gravi impatti di natura sanitaria?) in risorsa economica. Ciò comporta la necessità di affrontare l’emergenza rifiuti all’interno di una politica strategica di sviluppo sostenibile che abbia tra le priorità la riduzione dello sfruttamento delle risorse, il minor consumo di energia e la minimizzazione delle emissioni. Si tratta di una politica che supera il concetto stesso di smaltimento sostituendolo con quello di riuso. Le direttive europee hanno reso cogente per tutti i paesi membri la scelta di seguire un modello di gestione integrata che si fonda su: Riduzione (vanno preliminarmente avviate azioni di riduzione dei rifiuti); Raccolta differenziata (è indispensabile selezionare alla fonte il rifiuto per massimizzare il riuso dei materiali);Riciclaggio (la gran parte delle materie che compongono che compongono i nostri beni di consumo possono essere riutilizzate);Recupero (la parte residua dei rifiuti, quelli composti da materiale non riciclabile o che sfuggono alla RD, può essere bruciata per recuperare energia).Non si tratta di una disorganica elencazione di obiettivi, né di fattori il cui ordine può essere cambiato arbitrariamente, quanto piuttosto di punti essenziali di una strategia fondata su precise priorità. I vantaggi di questa politica sono evidenti poiché dare prevalenza e priorità alle politiche di riduzione dei rifiuti e riciclare il maggior numero di materie consente di risparmiare in modo consistente risorse, in particolare materie prime ed energia necessaria per produrre quei beni che poi si trasformeranno in rifiuti. L’effetto indotto di queste prassi virtuose è la minimizzazione della dispersione nell’ambiente (sul suolo e nelle falde acquifere) di sostanze inquinanti che possono entrare in contatto con l’uomo e quindi l’abbattimento degli effetti negativi sulla salute.In un sistema di gestione di rifiuti come quello che abbiamo delineato ognuno concorre e fa la sua parte, nessun intervento unilaterale, né dal mondo produttivo, né dai legislatori, o dai consumatori, tutti hanno un ruolo importante ognuno concorre facendo la sua parte. Il mondo produttivo è chiamato è chiamato a prendere decisioni chiave rispetto alla progettazione, all’uso dei materiali specifici poiché prevenire la riduzione dei rifiuti richiede azioni specifici quali: controllare l’impiego di sostanze pericolose e in particolare ridurre gli inquinanti metallici nella produzione dei beni; introdurre tecnologie pulite e cicli di produzione che consentano di ridurre la produzione dei rifiuti e scarti di lavorazione, limitando l’uso di energie e materie prime; usare materie ottenute dal recupero; aumentare le opportunità di recupero attraverso la produzione di beni facilmente scorporabili nelle diverse componenti e pertanto agevolmente riciclabili; ottimizzare l’uso dei materiali favorendo la realizzazione di componenti monomateriali; ottimizzare la durata della vita media del prodotto. Un ruolo chiave nella prevenzione e riduzione è giocato anche da noi consumatori che, attraverso l’acquisto, possiamo influire sul mercato e sugli stessi produttori scegliendo un prodotto piuttosto che un altro. La prima azione da compiere per ridurre i rifiuti consiste nel non acquistarli. Ogni volta che compriamo un oggetto rischiamo di comprare un rifiuto. Perciò, se nella scelta dei prodotti teniamo conto, oltre che della qualità e del prezzo, anche del loro impatto ambientale, possiamo diminuire il quantitativo di rifiuti che poi dovremo smaltire. Consigli? Raccolta differenziata significa: Vantaggio sociale, coinvolgendo il cittadino a partecipare alla soluzione di problemi di pubblico interesse; Ecologico, limitando l’impatto ambientale; Economico, perché recuperando materiali si evitano inutili sprechi di materie prime ed energia. L’inversione strategica di rotta, riguarda non solo il sistema-paese ma anche e soprattutto coloro ai quali lasceranno in eredità il nostro pianeta. Scegliere di contribuire, con un atteggiamento più consapevole, al rispetto dell’ambiente richiede una scelta che attribuisce maggior valore alla vita del nostro pianeta e quindi al rispetto di noi stessi e degli altri. “Nell’antica Grecia persino i cocci dei vasi rotti venivano riutilizzati per scriverci sopra il nome delle persone che la popolazione voleva bandire dalla città: di qui il termine di ostracismo, che viene dal nome con cui i Greci chiamavano i cocci”.

 

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