
“Reputo importante che si rifletta, per l’anno 2025-2026, nei diversi ambiti pastorali, sulla virtù della pace che Gesù annovera tra le beatitudini”. Sono le parole che si trovano a inizio della lettera Pastorale del Vescovo Rosario alla comunità diocesana per il nuovo Anno Pastorale, presentata dallo stesso Vescovo sabato 13 settembre scorso durante l’incontro congiunto del Consiglio Presbiterale diocesano e dei direttori degli uffici Pastorali.
Il Vescovo a inizio della lettera scrive che ha voluto prendere spunto dalle parole del Santo Padre Leone XIV pronunciate nel suo primo discorso dalla loggia delle benedizioni subito dopo la sua elezione “prendendo spunto dalle parole di Papa Leone XIV che, nella sua prima Benedizione apostolica “Urbi et Orbi”, dell’8 maggio u.s., raccomandava di attuare «una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante»”
L’impegno a costruire e vivere la pace, è vivere l’essere figli di Dio, per cui è importante che la virtù della pace “regoli i nostri rapporti – scrive il Vescovo – essa aiuta a riconoscerci fratelli e sorelle in quella consanguineità spirituale, ben delineata da Paolo in Ef 2,19: «voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio» (Ef 2,19)”. Per cui l’impegno principale è appunto quello di costruire la pace perché in questo modo si impara a essere discepoli di Gesù e inoltre la pace, prima di tutto nelle relazioni è il segno che si è obbedienti alla Parola del Signore e si è guidati dallo Spirito Santo.
Impegnarsi per la pace significa scegliere di “affidare allo Spirito il cammino della nostra conversione, la cui gestualità è riflesso di un ascolto orante della parola di Dio.”
Il richiamo quindi, che il Vescovo fa, è al confronto con la Parola di Dio, che “è un atto di giudizio sul modo come viviamo le nostre relazioni”, per cui la pace “esprime un preciso stile di vita cristiana dalle coordinate esigenti: perdono, benevolenza, amabilità, mitezza, costituiscono alcune delle operazioni di pace attuate sotto la guida dello Spirito Santo”.
Infatti per costruire la pace significa soprattutto lasciarsi accompagnare dallo Spirito di Dio, “rivedendo le scelte fatte e quelle da fare, affinché l’incontro con gli altri sia vissuto all’insegna dell’amore dimenticando le offese, spegnendo sul nascere invidie, gelosie, divisioni, provocate dalla malvagità, operando cioè un’opera di riconciliazione.
“L’atto redentivo della riconciliazione – scrive ancora il Vescovo – spiega probabilmente quello che Papa Leone XIV intendeva con la frase «una pace disarmata e una pace disarmante»”.
“La pace giunge al suo scopo, allorché chi la pratica accetta di viverla in modo “disarmato”, ovvero con atteggiamento di umiltà e perseveranza, cambiando il nostro modo di vivere le relazioni rivedendo il proprio comportamento secondo lo stile di Gesù mite e umile di cuore che ci aiuta a capire cosa vuol dire «pace disarmata», frenando e disarmando disarmando quel modo di rapportarsi presuntuoso e arrogante, che nasce per lo più da un latente narcisismo”.
Il testo integrale della lettera del vescovo sul sito della Diocesi www.diocesipiazza.it