
Secondo la teoria sistemico-relazionale ogni famiglia è un sistema costituito da diversi membri i quali tramite il loro modo di essere, agire, comportarsi influenza tutto il sistema-famiglia determinando sviluppi, cambiamenti, crescita o anche regressione e blocchi.
Diversi autori hanno individuato alcuni stadi passaggi che determinano il ciclo vitale di una famiglia. Essi oscillano da 8 a 5 stadi. Consideriamo quelli individuati dalla psicologa Eugenia Scabini: 1.formazione della coppia; 2. famiglia con figli; 3 famiglia con adolescenti; 4. famiglia trampolino di lancio; 5. famiglia nell’età anziana. Ogni passaggio o transizione da uno stadio all’altro determina delle crisi che causano nei singoli membri come nell’intero sistema famiglia dei processi evolutivi che oscillano tra il cambiamento e l’omeostasi cioè la conservazione dell’equilibrio interno.
Queste transizioni sono determinati da passaggi ordinari (normativi) o straordinari dovuti ad eventi inaspettati ( paranormativi). Una famiglia sana è quella che non evita né rimuove i passaggi da uno stadio all’altro, ma sa affrontarli attraverso una continua riorganizzazione e rinegoziazione.
Riorganizzazione dell’assetto relazione e affettivo all’interno del sistema famiglia e rinegoziazione di ruoli. I processi evolutivi del sistema famiglia riguardano almeno tre generazioni se pensiamo, ad esempio ,alla fase inerente al figlio adolescente dove le transizioni non riguardano soltanto l’adolescente che cerca di acquisire una nuova autonomia, ma anche i genitori che devono fare i conti con questa nuova fase della vita del figlio unitamente ai nonni che devono accettare l’età avanzata del nipote. Oppure, pensiamo alla nascita di un figlio altro momento critico nel quale la coppia assume il ruolo di genitori e quindi deve ritrovare un nuovo equilibrio sia come coppia, sia in riferimento al nascituro. Questi passaggi sono necessari, vitali per lo sviluppo sano del sistema famiglia.
Consideriamo, in questo articolo, il primo ciclo vitale che riguarda la formazione della coppia .
Nel momento in cui la coppia decide di unirsi in matrimonio esistono due atteggiamenti o patti tenere in considerazione:la fiducia che viene esplicitamente confermata attraverso la decisione di vivere insieme (in termini cristiani definiamo tutto ciò vocazione) e un altro che definiamo segreto che riguarda le motivazioni psicologiche e affettive che sono anche alla base della scelta effettuata. I bisogni, le aspettative, il bisogno di essere riconosciuti, protetti, curati, come anche il bisogno di autonomia o di possesso ( tu sei mio/mia) … entrano inevitabilmente in gioco nel momento in cui un uomo e una donna decidono di vivere insieme.
Nella misura in cui il patto segreto è in qualche misura soddisfatto, sia per l’intesa reciproca che per la capacità di ri-innamorarsi e di rilanciare aspettative al mutare dei bisogni, la coppia cresce nella dimensione relazionale e nella capacità di dare forma all’amore in maniera creativa, rispondente al desiderio di ciascuno.
In questa fase la coppia che cresce e si forma non si ferma alla dimensione relazionale Io- Tu, bensì all’Io-TU- Noi. Questa terza dimensione relazionale NOI è di fondamentale importanza perché evidenzia come ogni partner all’interno della coppia ha il compito di generare l’altro «a è stesso attraverso la loro relazione» per crescere nell’unità attraverso la distinzione. La relazione di coppia non è dunque esperienza d’amore fusionale ma generative d’identità. Ciascuno nella dinamica IO-TU-NOI riceve da quest’ultima dimensione la propria identità senza cedere a forme fusionali, di adattamento, nascondimento o di vittimismo. «…quando l’amore diventa una mera attrazione o una vaga affettività, questo fa sì che i coniugi soffrano una straordinaria fragilità quando l’affettività entra in crisi o quando l’attrazione fisica viene meno.» (Amoris Laetitia n. 217)
L’identità di coppia presuppone il distacco dalla famiglia di origine, nel senso che non sono i genitori che determinano l’identità della coppia, la loro direzione, ciò che caratterizza la coppia stessa. Piuttosto, il distacco dalla famiglia di origine è lo spazio vitale della coppia per sviluppare un proprio linguaggio, una strada comune, delle priorità, dei valori condivisi da poter poi trasferire ai figli. « I giovani sposi vanno anche stimolati a crearsi delle proprie abitudini, che offrono una sana sensazione di stabilità e di protezione, e che si costruiscono con una serie di rituali quotidiani condivisi. È buona cosa darsi sempre un bacio al mattino, benedirsi tutte le sere, aspettare l’altro e accoglierlo quando arriva, uscire qualche volta insieme, condividere le faccende domestiche. Ma nello stesso tempo, è bene interrompere le abitudini con la festa, non perdere la capacità di celebrare in famiglia, di gioire e di festeggiare le belle esperienze. Hanno bisogno di sorprendersi insieme per i doni di Dio e alimentare insieme l’entusiasmo per la vita. Quando si sa celebrare, questa capacità rinnova l’energia dell’amore, lo libera dalla monotonia e riempie di colore e di speranza le abitudini quotidiane. » (A.L. 226)
La coppia, in questa fase evolutiva della loro relazione, deve poter stabilire la propria mission, ciò che la caratterizza, quale visione della vita intende condividere e incarnare. Essa deve liberamente comprendere « come vogliono spendere il loro tempo e i loro soldi, cosa vogliono costruire insieme, dove e con quali tempi. In pratica, la coppia ha bisogno di definire una propria sottocultura, con il proprio linguaggio, con i propri principi e valori» [1]
Nel caso in cui uno dei partner non ha una visione chiara della propria identità e dunque non riesce a vivere in maniera matura il distacco dalla propria famiglia di origine, come anche la sua dimensione affettiva inerente a bisogni e aspettative, può sentirsi confuso e propenderà ad adattarsi o sottomettersi all’identità dell’altro partner, mettendo in crisi l’equilibrio della coppia.
Per superare tale crisi è importante per la coppia, per non rimanere invischiata nella fase idilliaca dell’innamoramento, rinegoziazione la visione condivisa e l’immagine di sé, in modo da non ridurre l’altro alla proiezione delle proprie aspettative ma riconoscerlo come persona nella sua autonomia e differenza. «Una delle cause che portano alla rottura dei matrimoni è avere aspettative troppo alte riguardo alla vita coniugale. Quando si scopre la realtà, più limitata e problematica di quella che si aveva sognato, la soluzione non è pensare rapidamente e irresponsabilmente alla separazione, ma assumere il matrimonio come un cammino di maturazione, in cui ognuno dei coniugi è uno strumento di Dio per far crescere l’altro. È possibile il cambiamento, la crescita, lo sviluppo delle buone potenzialità che ognuno porta in sé. » (A.L. n. 221)
E’, inoltre, fondamentale per la crescita della coppia che i ruoli siano ben individuati senza però identificarsi con essi, piuttosto, mantenendo una cerca flessibilità. Imparare a gestire il conflitti è un ulteriore fase importante per lo sviluppo e la crescita della coppia, perché consente di poter individuare delle aree relazionali, affettive, emotive non ancora esplorate. Si tratta di affrontare in maniera costruttiva i conflitti in modo da scoprire nuove risorse e possibilità di superarli. Sminuire o far finta che non esistono i conflitti blocca la vita di coppia, determinando altre conseguenze relazionali.
In sintesi la coppia in formazione, in questa primaria fase evolutiva, deve saper definire i confini della coppia soprattutto in riferimento alla famiglia di origine per far capire agli altri di essere una nuova coppia, una nuova realtà che affronta le varie situazioni esistenziali in maniera propria mantenendo con le proprie famiglie di origine una relazione di autonomia affettiva.
L’ingerenza delle famiglie di origini creano un clima di confusione di ruoli che blocca la possibilità della coppia in formazione di sviluppare un proprio specifico e una propria autonomia. Quando non si riesce a vivere un vero distacco a livello emotivo e affettivo con la propria famiglia di origine si corre il rischio di rimanere quasi sospesi e dunque incapaci di pervenire a una vera identità di coppia.
Anche i familiari di origine della nuova coppia sono chiamati ad attraversare in maniera matura questa fase di passaggio riconoscendo la nuova diversità senza voler invadere il campo di azione e di autonomia della coppia.
Di particolare importanza, infine, è l’apertura della coppia al mondo sociale oltre che alla dimensione comunitaria ed ecclesiale. Per conoscersi meglio come coppia è importante rispecchiarsi con gli altri, stare con gli altri. Un rapporto chiuso, totalizzante finirebbe per far dipendere l’uno dall’altro in un rapporto simbiotico.
[1]E.D’ONOFRIO, La consulenza familiare. Aspetti teorici del secondo anno nella prospettiva formativa del CISPEF, Arcne, Roma, 2022, p. 284