
Mercoledì 30 luglio alle ore 21, sotto il suggestivo campanile dell’oratorio salesiano, (chiesa san Giovanni evangelista) si alzerà il sipario su una performance teatrale che è molto più di uno spettacolo: è il frutto di un percorso di inclusione, dialogo e crescita condivisa.
Il progetto teatrale, fortemente voluto dal vescovo Rosario Gisana e sostenuto dalla Diocesi di Piazza Armerina, ha dato vita a un laboratorio teatrale inclusivo che ha coinvolto giovani migranti ospiti della comunità di Aidone dell’associazione Don Bosco 2000 e giovani locali provenienti dalla parrocchia del Sacro Cuore e dall’oratorio salesiano di Piazza Armerina. Il vescovo Gisana, da sempre attento alle dinamiche sociali e giovanili del territorio, ha sostenuto con convinzione il laboratorio teatrale, riconoscendone il valore educativo e spirituale. La sua visione pastorale ha orientato l’intero progetto verso un modello di Chiesa aperta, accogliente e dialogante.
Avviato i primi di marzo e conclusosi a maggio, il laboratorio ha superato le sue stesse scadenze grazie all’entusiasmo dei partecipanti. La compagnia si è integrata nella comunità oratoriana, coinvolgendo numerosi giovanissimi e dando vita a una seconda fase sostenuta dal vicario generale Padre Nino Rivoli, da sempre attento alle iniziative rivolte ai giovani.
La direzione artistica è stata affidata ai volontari Stefania Libro e Filippo Marino, che hanno coinvolto il Laboratorio di Recitazione di Lucia Sardo e Marcello Cappelli. Quest’ultimo, con il supporto di Gioacchino Cappelli, ha guidato entrambe le fasi del progetto con rigore e passione, contribuendo a far maturare nei giovani la consapevolezza che il teatro può abbattere barriere e costruire ponti.
L’opera scelta per la messa in scena è Mantiq At-Tayr – Il Verbo degli Uccelli, capolavoro del poeta persiano Farid Ad Din Attar. Il testo, allegoria della ricerca spirituale, narra il viaggio di un gruppo di uccelli alla ricerca del mitico Simurgh, simbolo del divino, per scoprire infine che il Simurgh sono loro stessi. Un messaggio potente, che risuona con forza nel vissuto dei giovani protagonisti.
A fianco dei giovani e giovanissimi attori, il progetto ha coinvolto anche altri giovani dietro le quinte, impegnati con entusiasmo e competenza in attività di supporto tecnico, scenografia, costumi, comunicazione e logistica. Un lavoro corale che ha trasformato il laboratorio teatrale in una vera e propria esperienza comunitaria, dove ogni ruolo ha contribuito a creare bellezza e significato.
Fondamentale il ruolo dell’associazione Don Bosco 2000, da anni impegnata nell’integrazione tra migranti e comunità locali. Il responsabile Antonino Sella, con attenzione e dedizione, ha sostenuto e incentivato la seconda fase del progetto, confermando l’impegno dell’associazione nel promuovere percorsi di inclusione autentica.
La serata del 30 luglio promette emozioni e riflessioni. Dietro le quinte e sul palcoscenico, un gruppo vivace di giovani – attori, tecnici, creativi – si prepara a raccontare qualcosa di più di una semplice storia. L’opera che stanno per portare in scena, sotto la regia di Marcello Cappelli, è il riflesso del loro cammino, delle esperienze condivise, delle sfide affrontate e dei sogni coltivati. Il teatro, in questo contesto, non è soltanto arte: diventa specchio dell’anima e spazio di trasformazione.