29 Luglio 2025

Oggi l'inaugurazione

Gela, apre la necropoli di via Di Bartolo

di Redazione

La necropoli di via Di Bartolo è aperta alla pubblica fruizione. La cerimonia di inaugurazione è avvenuta oggi. Sono intervenuti l’assessore regionale dei beni culturali e dell’identità siciliana Francesco Paolo Scarpinato, la soprintendente ai beni culturali per la provincia di Caltanissetta Daniela Vullo, il sindaco di Gela Giuseppe Terenziano Di Stefano e la regional manager Sicilia di Open Fiber Clara Distefano.

Durante gli scavi per la posa della rete urbana di fibra ottica, condotti da Open Fiber con la sorveglianza archeologica della Soprintendenza ai Beni Culturali della provincia di Caltanissetta, è stato rinvenuto un lembo di necropoli greca di età arcaica. L’area archeologica del quartiere “Borgo” che si estende dalla via Giacomo Matteotti, in direzione Ovest, fino al quartiere di S. Ippolito. Sebbene la zona prossima al sito fosse stata già parzialmente indagata dal noto archeologo Paolo Orsi, essa ha restituito un livello intatto di necropoli costituito da sedici sepolture, con relativi corredi funerari, che si è scelto di musealizzare in situ. L’affollato suolo funerario di età arcaica dove ci troviamo fu riusato anche in età più tarda, nel V sec. a.C. ma ad una quota superiore, sigillando le sepolture del periodo precedente. Le numerose deposizioni rinvenute testimoniano l’incremento demografico avvenuto nella prima metà del VI secolo a.C. al tempo della fondazione, da parte dei coloni rodio cretesi che vivevano a Gela, della città di Akragas odierna Agrigento, con un notevole incremento della importazioni di ceramiche corinzie e del tipo Wild Goat Style caratterizzate da fregi zoomorfi, rinvenute sul posto in associazione alle produzioni locali quali alcuni stamnoi e coppette con viva decorazione geometrica.

Tra i reperti più insoliti si è ritrovata, nella tomba n.10, una trottola di ceramica simile a quelle ancora oggi prodotte in Sicilia; apparentemente si tratta di un oggetto ad uso ludico ma in realtà è un elemento che simboleggia la caducità della vita. La particolarità del sepolcreto arcaico di via Di Bartolo è certamente costituita dalla presenza di numerose sepolture di fanciulli con alcune deposizioni del tipo ad enchytrismòs, rito sepolcrale solitamente riservato ad infanti e bambini che venivano adagiati all’interno di hydrie, grandi contenitori ad anfora atti ad accoglierne i corpi in posizione rannicchiata. Tra le sepolture esterne si segnala la n.3, contenente il corpo di un giovinetto di età compresa tra i 5 e gli 8 anni inumato in posizione distesa con il viso rivolto verso l’alto. La tomba n. 4 è una delle sepolture ad enchytrismòs, costituita da un’anfora corinzia databile tra il 570 e il 560 a.C. contenente i resti di un bimbo di circa un anno d’età; il collo dell’anfora era perfettamente sigillato da pietre e argilla ed esternamente era posto un piccolo corredo funerario.

Questo testimonia gli usi funerari della madre patria dove era consuetudine accompagnare le sepolture in anfora con deposizioni esterne corredate anche dai corpi di animali di grossa taglia, i cui resti sono stati qui rinvenuti. Complessivamente le sepolture sono sedici delle quali una all’interno del grande pithos, quattro tombe terragne, cinque poste entro anfore, due urne cinerarie e le altre costituite da resti di incinerazioni. Le sepolture inserite all’interno di un piccolo spazio funerario inducono a pensare che si tratti di un luogo destinato a uno specifico nucleo familiare oppure ad un omogeneo gruppo sociale che lo ha occupato nel corso di due secoli

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