
La conferenza Episcopale Siciliana, interviene con una nota da parte di mons. Corrado Lorefice delegato Cesi per le migrazioni e mons. Giovanni Accolla delgato Cesi per la carità, sul recente esito del referendum (tra gli altri) riguardo la cittadinanza italiana.
Il referendum che non ha raggiunto il quorum ha registrato un significativo 34,7% di voti contrari, e i vescovi dicono che questo “non può chiudere una riflessione che rimane centrale per il futuro del nostro Paese e della nostra Regione”.
La Conferenza Episcopale siciliana attraverso i due vescovi sente “la responsabilità di riportare al centro del dibattito pubblico il tema delle cosiddette seconde generazioni, non con finalità politiche, ma attraverso un impegno educativo e culturale, in linea con la missione della Chiesa di promuovere l’inclusione e la dignità di ogni persona”.
Nella nota si sottolinea come la cittadinanza oltre ad essere un dato giuridico “è una condizione di riconoscimento, appartenenza e partecipazione che tocca da vicino decine di migliaia di giovani che, pur nati o cresciuti in Italia, pur condividendo lingua, cultura e quotidianità con i loro coetanei italiani, rimangono “stranieri” nei documenti”.
Sui 28.738 alunni frequentanti le scuole siciliane, nell’anno scolastico 2022/2023, che hanno un retroterra migratorio, ben 15.047 sono nati in Italia. Si tratta di “bambini e ragazzi – scrivono i vescovi – che oltre a frequentare le nostre scuole, vivono nei nostri quartieri, crescono con i nostri figli. Eppure, la cittadinanza per loro rimane un orizzonte lontano, spesso inaccessibile fino al compimento dei 18 anni”.
I vescovi chiedono di rilanciare “il dibattito pubblico su queste tematiche, partendo proprio dalle scuole e dalle classi, che riteniamo veri e propri laboratori di inclusione”. Per i vescovi è urgente accorciare i tempi per l’ottenimento della cittadinanza, almeno per chi in Italia è nato e si è formato.
“Riteniamo importante – dicono i presuli – aprire un confronto serio e articolato sullo ius scholae, come possibile via per riconoscere la cittadinanza a chi ha compiuto un percorso scolastico stabile nel nostro Paese. Una proposta che, più di ogni altra, tiene conto del vissuto reale delle nuove generazioni e che affida alla scuola un ruolo di motore civico oltre che educativo”.
Gli uffici Caritas e Migrantes delle diocesi Siciliane operano quotidianamente a contatto con queste realtà, attraverso l’ascolto, l’accompagnamento il sostegno di migliaia di giovani e famiglie che vivono questa condizione di sospensione. “Abbiamo quindi l’esperienza, – si legge ancora nella nota – le competenze e la sensibilità per offrire strumenti concreti ai decisori locali e all’opinione pubblica per rendere più giusto e inclusivo il nostro ordinamento. Per questo, come Chiese di Sicilia, annunciamo la volontà di ritrovarci nei prossimi mesi per riaprire il confronto sul tema della cittadinanza”.
Il testo integrale della nota su www.chiesedisicilia