28 Maggio 2025

Aver cura della gioia dell’amore.

di Sebastiano e Maria Fascetta

Iniziamo insieme, cari lettori, una rubrica dedicata alla vita di coppia riletta alla luce della fede cristiana usufruendo del supporto delle scienze umane. Non faremo un percorso meramente teologico o dottrinale relativamente al sacramento del matrimonio, piuttosto sulla dimensione spirituale, antropologica per approfondire le dinamiche relazionali che riguardano l’esperienza dell’amore uomo-donna.

Riteniamo importante riflettere su quest’argomento per offrire spunti di riflessioni per le coppie in modo da assumere una prospettiva luminosa proprio sulla relazione uomo-donna, ponendo attenzione ad alcuni aspetti esistenziali, quotidiani, importanti e determinati per vivere un’esperienza d’amore feconda, che aiuti a crescere umanamente e spiritualmente.

Siamo del parere che le due cose: dimensione umana e dimensione spirituali sono inseparabili, ma coesistenti e necessarie per una vita umana buona, bella e felice.

Questa prima riflessione che apre il percorso quindicinale che vi proponiamo, vuole mettere a fuoco il tema della gioia, che dà il titolo a tutto l’itinerario che cercheremo di fare: Aver cura della gioia dell’amore.

L’amore di coppia è come una pianticella da curare, innaffiare, esporre al sole. Senza cura la pianticella non crescere. Allo stesso modo l’amore cresce se ne abbiamo cura, se cerchiamo ogni giorno di compiere gesti e sviluppare atteggiamenti che manifestano amore e costruiscono relazioni sane.

Questo percorso trae ispirazione dalle parole di Papa Francesco al n. 126 di Amoris leatiate : < Nel matrimonio è bene avere cura della gioia dell’amore.>. Sono  parole illuminanti che mettono al centro della relazione uomo-donna la cura della gioia dell’amore. Interessante il richiamo alla “gioia” che fa da trait d’union tra cura e amore. La gioia è un sentimento vitale, potente, creativo che apre alla relazione; è contagiosa, diffusiva e mai solipsistica.

Non c’è amore vero senza gioia e non c’è gioia che non sia effetto dell’amore. Tutto questo ha bisogno di cura, di attenzione, impegno, gentilezza, delicatezza, tenerezza. Senza cura, senza la volontà di accrescere l’amore di coppia, la relazione si inaridisce. L’amore, infatti, non è qualcosa di spontaneo, meccanico, ma un dinamismo da attivare, curare, che implica il coinvolgimento emotivo e razionale, il sentimento e la ragione.

Nella  vita di coppia amarsi non significa rimanere perenni innamorati, ma assumere la responsabilità di passare dalla fascinazione dell’altro/a alla decisione d’intraprendere un cammino di trasformazione con l’altro. Amare è cambiare, crescere, aprirsi a nuovi punti di vista senza cedere a logiche di possesso. Tutto questo richiede cura, tempo, pazienza, attesa, accoglienza. Amare è curare l’altro affinché cresca nella gioia della sua unicità.

Questo implica un decentramento dai propri bisogni per cercare la gioia dell’altro, per attivare creativamente gesti e modalità relazionali a servizio della gioia dell’altro, sino a gioire della gioia della persona amata.

Amare infatti è sentire che l’altro è autenticamente se stesso, a proprio agio all’interno della relazione, senza aver bisogno di mettere maschere per difendersi da eventuali pregiudizi o per nascondere le proprie fragilità. La gioia cui fa riferimento Papa Francesco non è ilarità, non è spensieratezza, non è assenza di preoccupazioni o incomprensioni relazionali, ma una tonalità esistenziale di apertura alla diversità dell’altro e di creativa attenzione alla persona.

Quando siamo nella gioia? Quando sentiamo di essere coerenti tra ciò che sentiamo e ciò che facciamo, tra quello che siamo e come il nostro partner ci vede.  Siamo nella gioia quando l’amore di coppia non è schiavitù, non è reciproco controllo, ma spazio aperto dove ciascuno è aderente a stesso grazie alla piena e vera accoglienza dell’altro.

La gioia, inoltre, è anche al cuore della fede cristiana. Tutta la Bibbia è attraversata dall’annuncio della gioia, basta pensare all’annuncio dell’Angelo ai pastori < vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo> ( Lc 2,11).

In particolare consideriamo le parole di Gesù riportate dall’evangelista Giovanni :<Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.> ( Gv 15,10-11)

La gioia cui fa riferimento Gesù è quella che scaturisce dall’amore della relazione con il Padre. L’amore ha una sorgente: Dio. IL termine Padre indica e richiama la Cura da parte di Dio verso i suoi figli, verso ogni essere umano. Dio è Padre ma non padrone, perché è essenzialmente e divinamente Amore.

Gesù è amato ed è capace di amare. Noi siamo amati da Dio e siamo resi capaci di amare in Dio, con Dio. Cosa significa concretamente per la vita di coppia? Che Dio non si sostituisce al nostro amore umano, ma lo permea e intensifica, lo dinamizza, lo amplia, lo rende spazio, accogliente e dunque generativo. L’amore vero, gioioso e liberante non blocca la persona all’interno di schemi, pregiudizi, attese e pretese, ma rigenera spazi inediti di sorprendente creatività.

Amare significa “rimanere”, stare dentro la relazione consapevolmente, liberamente, autenticamente. La fedeltà non è obbligo ma dilatazione dell’amore. Rimanere non è un verbo statico, ma dinamico perché implica una crescita. Rimanere significa “osservare i comandamenti” ovvero:  “ che vi amiate come io vi ho amato”.

Quale rapporto c’è tra amore e comandamento? Ci viene in aiuto S.Agostino “ ama e fai ciò che vuoi”. L’amore è il comandamento perché implica impegno, volontà, decisione, perseveranza, fedeltà, ragione, intelligenza.

La gioia dell’amore consiste nell’osservare il comandamento dell’amore. Amare è comunicare gioia. La natura dell’Amore di Dio è la gratuità incondizionata. Dio ama in modo incondizionato, a prescindere da ogni merito, sforzo umano, preghiera, atto di culto, correttezza morale… Dio ama perché è nella sua natura divina. Non può far altro che amare, sempre, comunque, chiunque.

L’amore, possiamo dire, non è un sentimento ma è un comandamento nel senso che implica volontà, impegno, perseveranza, fedeltà. L’amore richiede il coinvolgimento di tutto il nostro essere, la dimensione emotiva e cognitiva, affettiva e corporea.

Concludiamo questa prima riflessione del nostro percorso con le parole di Papa Franceso: < La gioia, invece, allarga la capacità di godere e permette di trovare gusto in realtà varie, anche nelle fasi della vita in cui il piacere si spegne. Per questo san Tommaso diceva che si usa la parola “gioia” per riferirsi alla dilatazione dell’ampiezza del cuore.[127]