
Mazzarino. Una “frattura” nel marmo di Carrara, il punto da cui l’artista Angelo Salemi racconta il significato della sua ultima opera: l’ambone della chiesa madre di Valguarnera Caropepe. Lo scultore mazzarinese lascia “il segno” nella settecentesca chiesa di San Cristofero e, dopo Enna e altre città siciliane, continua a meravigliare il pubblico con la sua abilità nel modellare la materia. Dal suo laboratorio di idee questa volta ogni colpo di scalpello ha dato vita a tre opere (ambone, altare e sedia) che sono un messaggio chiaro per l’umanità: ascoltare il richiamo di Dio, ricucire una distanza rappresentata da una “profonda frattura”, una cicatrice viva che vibra nel lucido marmo di Carrara. Le opere sono state commissionate da padre Francesco Rizzo e padre Samuel Ladelfa e sono state inaugurate dal vescovo mons. Rosario Gisana. Dal blocco di pietra dell’ambone l’artista rappresenta la sintesi dei peccati dell’umanità. “Tutto nasce da questa frattura – afferma Salemi – la goccia che persevera scava ed ecco che i nostri peccati, anche quelli che commettiamo nella nostra semplicità e consideriamo innocui ci allontanano da Dio e tracciano “in negativo” l’immagine di Gesù in croce. Ma da questa spaccatura filtrano luce e speranza”. L’autore ripropone nei simboli della passione, tra cui i chiodi, un virtuosismo da cui si genera la luce, il cui messaggio attraversa la tomba vuota segno di resurrezione, le spighe simbolo di rinascita e il drappo trionfo sulla morte. Con uno sbalzo leggero e asimmetrico la spaccatura percorre il marmo fino al leggìo dove compare un altro elemento tra le pieghe del lenzuolo: un particolare della corona di spine. “Devo a mons. Nino Rivoli la realizzazione di questo progetto perché è stato lui a volere che fossi io ad eseguirlo. – continua Salemi – L’arte è libertà di espressione e io ho avuto modo di sperimentare questo stato grazie alla comunità di Valguarnera. Vorrei soffermarmi sull’altare, il pellicano simbolo del sacrificio di Gesù ha lo sguardo rivolto all’ultimo dei piccoli pellicani che non riesce a cibarsi e viene spronato dalla mamma a seguirne la strada. E poi la sedia dove spicca al vertice la colomba stilizzata e sui braccioli due pellicani, in effetti è una poltrona “scomoda” perché proiettata in avanti, in posizione di partenza perché chi vi siede non deve starvi comodamente ma deve essere pronto ad andare in soccorso ai figli lontani”
Foto: Angelo Salemi nel suo laboratorio