13 Maggio 2025

Nella Chiesa Madre di Valguarnera si consacra il nuovo Altare

Realizzati dall'artista Salemi anche l'ambone, il porta cero Pasquale e la sede presidenziale

di Salvatore Di Vita

Con una solenne funzione religiosa il vescovo mons. Rosario Gisana ha consacrato il nuovo altare della chiesa Madre di Valguarnera e benedetto l’ambone, la sede presidenziale e il portacero pasquale, tutte opere realizzate con un finanziamento della Regione Siciliana e materialmente scolpite nel bianchissimo marmo di Carrara dall’artista mazzarinese Angelo Salemi.
L’evento, svoltosi domenica 11 maggio durante la messa della sera alla presenza del sindaco Francesca Draià, del deputato regionale Fabio Venezia e delle altre autorità civili e militari, ha avuto inizio con il saluto e i ringraziamenti del parroco Francesco Rizzo e l’intervento del maestro Salemi che ha illustrato i contenuti, il simbolismo e il contesto di maturazione dell’opera, costituita da autentici pezzi unici già allocati da qualche settimana nel presbiterio della bellissima chiesa parrocchiale dedicata a San Cristofero.

La cerimonia è entrata nel vivo con l’omelia di monsignor Gisana che, nel compiacersi con il maestro e i realizzatori dell’iniziativa, ha spiegato il significato degli arredi sacri del presbiterio quali elementi fondamentali della liturgia cristiana. Sempre il vescovo Gisana ha dato corso al particolare ufficio dell’unzione dell’altare con il Sacro Crisma e alla collocazione della reliquia di San Vincenzo de Paoli nell’apposita cavità ricavata alla base del marmo. Un rito poco noto, questo di deporre le reliquie dei santi dentro un altare, ma che affonda le sue radici in tempi remotissimi ed è tutt’ora mantenuto in vigore nell’Ordinamento del Messale Romano. La reliquia di San Francesco de Paoli, sacerdote francese proclamato santo nel Settecento, era già da anni nella disponibilità del parroco Francesco Rizzo.

La non comune messa di consacrazione dell’altare – validamente animata dal suono dell’organo e dai canti del Coro parrocchiale – è stata concelebrata, insieme al Vescovo, dal vicario generale della Diocesi don Nino Rivoli, dallo stesso parroco Rizzo e dal suo vice don Samuel La Delfa, coadiuvati dal diacono Salvatore Orlando.

LE “OPERE”  I nuovi arredi sacri sono delle autentiche opere d’arte che prendono posto nel coro della bellissima chiesa dedicata a San Cristofero patrono della cittadina. Dettagliatamente si tratta della mensa d’altare, quella isolata al centro del presbiterio dove si celebra la messa; dell’ambone, dal quale vengono proclamate le letture sacre; della sede, dove siede l’officiante nel corso della celebrazione, e del portacero pasquale. Tutte opere ricavate da blocchi unici di bianchissimo marmo di Carrara scolpite a mano dall’artista Angelo Salemi da Mazzarino.
«Le innovazioni nel presbiterio sono state realizzate – dice il parroco Francesco Rizzo – grazie a un finanziamento di 49mila euro ricevuto dalla Regione siciliana. Era da tempo che si voleva rinnovare l’altare e per farlo, insieme al viceparroco Samuel La Delfa, abbiamo chiesto il parere del vicario generale della Diocesi, padre Nino Rivoli, che è anche un liturgista. Questi nel consigliarci ci ha indirizzato dallo scultore Salemi che è noto per la particolare sensibilità artistica e per aver realizzato altre opere marmoree di carattere religioso».
È stato lo stesso artista, con la sua fine percettività, ad attingere dall’iconografia cristiana quei simboli scolpiti in bassorilievo sui marmi. E tra questi spicca il pellicano – raffigurante nell’altare il sacrificio di Cristo – che si trafigge il petto per nutrire i propri figli, non mancando al contempo di alimentare col becco il più distante, l’«ultimo», il più bisognoso che non dev’essere abbandonato. La figurazione del pellicano si ripete sui fianchi della sede insieme ad altri simboli meno visibili sul retro della stessa. Poi – autentica sorpresa densa di significati – l’ambone, in cui lo scultore si supera rappresentando con una frattura nel marmo la cesura tra l’Antico e il Nuovo Testamento; dalla spaccatura salgono tre spighe simboleggianti il pane e l’eucarestia che attribuiscono una sorta di continuità tra le due partizioni bibliche. A destra di chi guarda è scolpito un manto, il drappo di Gesù che lì appeso copre la corona di spine appena visibile dal piano d’appoggio delle letture. Dall’altro lato dello stesso piano sono scolpiti i chiodi della crocefissione.
Diversi altri significati sono poi attribuibili osservando le opere nel loro complesso e da una prospettiva «a tutto tondo» che consenta di cogliere ogni sfumatura del lavoro e del pensiero dell’artista le cui idee sono state sottoposte alla preliminare approvazione della committenza.
Infine, non sono da sottacere le perplessità manifestate da molti osservatori sulla «modernità» delle opere e su come queste si collochino in seno a una chiesa d’impronta architettonica decisamente classica. Ma si sa, non esiste evoluzione senza il cambiamento. E di fronte a quest’ultimo, l’occhio ha bisogno di adeguarsi.

 

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