6 Maggio 2025

Le relazioni in famiglia e nella comunità secondo le parole di san Pietro, apostolo

di don Salvatore Chiolo

Le relazioni nella comunità dei credenti riguardano quelle intessute nell’ambito familiare di cui la comunità raccoglie il tenore, ospitandole senza distinzioni: mogli, mariti, figli, domestici, etc… Nella prima lettera di San Pietro, tutto ciò occupa una centralità del tutto particolare, considerato che per tutto un capitolo intero, su cinque, esse vengono menzionate e orientate in modo capillare; e questo a motivo del fatto che i rapporti tra le persone sono considerati prioritari anche rispetto ai ruoli, affinchè il legame con Gesù Cristo sia evidenziato dalla «buona condotta» in ogni ambito della quotidianità. Le mogli hanno la possibilità di attrarre i propri mariti «anche se alcuni non credono alla Parola» affinchè siano «riguadagnati» dal comportamento delle loro consorti (3,1-6). Così ai mariti viene chiesto di trattare «con riguardo» le proprie mogli, mentre a tutti in generale di partecipare delle gioie e dei dolori reciprocamente «per avere in eredità» la benedizione di Dio (3,7-9), «pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (3,15), seppur con dolcezza, rispetto e retta coscienza. Il pensiero della sofferenza affligge l’uomo, chiunque egli sia, ma per il cristiano «è meglio soffrire operando il bene che facendo il male» (3,17) allo stesso modo di Gesù Cristo che a coloro i quali «un tempo avevano rifiutato di credere» portò il suo annuncio così come adesso egli lo rivolge ai fratelli e alle sorelle della comunità. Nella lettera, a questo punto, si fa marcata la consapevolezza che l’annuncio dei discepoli alla comunità è identico nella qualità all’annuncio di Gesù Cristo agli uomini del suo tempo, facendo così coincidere il ruolo degli uni con quello dell’unico Signore. L’invito costante ad assumere una «buona condotta», nonostante la persecuzione mirata a motivo proprio di questa scelta morale in un contesto completamente avulso dai valori del vangeli, coinvolge sia la vita di preghiera sia la carità fraterna, poichè essa «copre una moltitudine di peccati» (4,7-8); ma l’insieme delle parole della lettera sono un continuo incoraggiamento a sopportare la persecuzione vivendo e facendo il bene, proprio perchè cristiano. «È questo il momento in cui ha inizio il giudizio a partire dalla casa di Dio; e se incomincia da noi, quale sarà la fine di quelli che non obbediscono al vangelo di Dio?» (4,17).

Dalle relazioni in famiglia e nella comunità, quindi, la prima lettera di san Pietro spinge lo sguardo alle relazioni con tutto il resto del mondo secondo quello che viene definito «giudizio», «ultimo tempo», «giorno della sua visita»: la conclusione di ogni azione nemica nei confronti dei fratelli e delle sorelle, come nei confronti di Dio stesso. Un compito sempre atteso e realizzato ad ogni livello da parte di chi è stato chiamato a guidare i fratelli è stato quello di incoraggiare nelle persecuzioni, mai completate del tutto anche nella società contemporanea. Così infatti scriveva Papa Francesco: «Le persecuzioni non sono una realtà del passato, perché anche oggi le soffriamo, sia inmaniera cruenta, come tanti martiri contemporanei, sia in un modo più sottile, attraverso calunniee falsità. Gesù dice che ci sarà beatitudine quando «mentendo, diranno ogni sorta di male controdi voi per causa mia» (Mt 5,11). Altre volte si tratta di scherni che tentano di sfigurare la nostrafede e di farci passare per persone ridicole.Accettare ogni giorno la via del Vangelo nonostante ci procuri problemi, questo è santità» (Gaudete et exultate, 94); «In nome degli orfani, delle vedove, dei rifugiati e degli esiliati dalle loro dimore e dai loro paesi; ditutte le vittime delle guerre, delle persecuzioni e delle ingiustizie; dei deboli, di quanti vivono nellapaura, dei prigionieri di guerra e dei torturati in qualsiasi parte del mondo, senza distinzionealcuna. […] n nome di Dio e di tutto questo, […] [dichiariamo] di adottare la cultura del dialogo come via, lacollaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo e criterio». (Fratelli tutti e Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, AbuDhabi 4 febbraio 2019). Una passione instancabile ha accompagnato l’azione pastorale del governo delle comunità dai primi a gli ultimi chiamati da Dio a questo compito e questo è ciò che si attende da tutti coloro i quali verranno nel futuro chiamati ad occupare il medesimo ruolo.

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