
Caterina Benincasa nacque a Siena il 25 marzo del 1347 nel rione di Fontebranda (oggi incluso nella contrada dell’Oca). Era la penultima dei 25 figli (molti dei quali defunti) del tintore Jacopo Benincasa e di Lapa Piagenti. A soli sei anni ebbe una prima visione e disse che Gesù le aveva sorriso, l’aveva benedetta e l’aveva lasciata in estasi.
A soli sette anni Caterina fece voto di castità, iniziando al contempo un percorso di penitenza e di mortificazioni, in cui si privava del cibo, soprattutto della carne; questo tipo di pratiche erano condotte di nascosto dai genitori. Questi, ignorando il voto che la ragazzina aveva fatto, cominciarono a pensare di trovarle marito, ma Caterina si rifiutò nettamente e reagì chiudendosi in casa con un velo sul capo dopo essersi rasata i capelli. A niente valsero i tentativi, portati avanti anche con metodi punitivi, di far desistere la ragazza dai suoi propositi e alla fine il padre capì che avrebbe dovuto lasciarla libera di seguire la propria vocazione: a sedici anni Caterina entrò nel terzo Ordine delle Dominicane, pur restando a vivere presso la famiglia. La stessa Caterina racconta che nel 1367 si manifestarono davanti a lei Gesù, la Madonna e alcuni santi che le regalarono un anello con rubini, che solamente lei avrebbe potuto vedere, come simbolo del matrimonio mistico con cui si legò a Gesù in quell’occasione. Ecco perché nell’iconografia Caterina è quasi sempre rappresentata con l’anello e con un giglio. Nello stesso periodo la ragazza iniziò anche a prestare opera di assistenza a malati e carcerati. Caterina, pur essendo di umili origini e senza cultura, fu ricevuta e ascoltata da papi, cardinali, sovrani e capi di Stato, ai quali si rivolgeva con tono di fermo comando. Riuscì a ottenere il trasferimento della sede papale a Roma, dopo settant’anni di esilio avignonese, poi riuscì a riappacificare Firenze con lo Stato Pontificio, da tempo in guerra tra loro, e gettò le basi per la riforma della Chiesa; infine, difese efficacemente il pontificato nel grande scisma d’Occidente, e esortò l’Europa, lacerata da guerre fratricide, a unirsi nel nome di Cristo. Ma un’intera vita segnata da digiuni e astinenze forzate aveva ormai compromesso il fisico di Caterina che a soli trentatrè anni, dopo essersi privata dell’acqua per un mese, morì: era il 29 aprile 1380. Canonizzata dal papa senese Pio II nel 1461, fu poi dichiarata Dottore della Chiesa per volontà di papa Paolo VI, il 4 ottobre 1970. Insieme a san Francesco di Assisi, santa Caterina è, inoltre, dal 1939 patrona principale d’Italia per nomina di papa Pio XII e dal 1999 compatrona d’Europa per nomina di papa Giovanni Paolo II.
Dal testo ‘Storia di Aidone’ del preside Gioachino Mazzola (Edizione del 1913 del Ca. Niccolò Giannotta di Catania, Libraio della Real Casa)si legge “Nel 1535 venne iniziata in via Castello, ad opera del piazzese F. Vincenzo Coniglio la costruzione della Chiesa e del Monastero di Santa Caterina di Siena, monaca dell’ordine di S. Domenico… Nel 1760 la chiesa suddetta fu corredata di un bellissimo altare di marmo… Nel 1719 la chiesa era stata dotata di un’altra statua di S. Caterina di Siena, regalata dalla Rev.ma Ab. Vittoria Felice Boscarini… Da recente, essendo stata chiusa al culto la chiesa di S. Caterina, tutte queste opere d’arte, in mancanza di un museo civico, sono state trasportate nella Chiesa di S. Lorenzo. Così di quella chiesa non si ammirano oggi che…”.