17 Aprile 2025

Gesù fu assassinato venerdì 3 aprile dell’anno 33

Scoperta la data della crocifissione:  sulla base di dati archeologici, testuali e astronomici.

di Nino Costanzo

La data di morte di Gesù non è determinabile con precisione, in quanto le indicazioni presenti nei documenti a disposizione, a partire dai Vangeli, non sono sufficienti, secondo l’enciclopedia libera Wikipedia: “I quattro evangelisti concordano nel dire che Gesù morì di venerdì durante le festività collegate alla Pasqua ebraica (Pesach), ma mentre i vangeli sinottici affermano che Gesù morì il giorno di Pesach (15 Nisan), il Vangelo secondo Giovanni colloca la morte di Gesù al giorno precedente, il giorno di preparazione alla Pasqua (14 Nisan). Inoltre gli evangelisti non indicano l’anno. Anche in merito all’ora in cui Gesù fu crocifisso, il Vangelo di Giovanni si discosta dal sinottico Marco: infatti secondo il Vangelo di Marco la crocifissione fu alle 9 di mattina, mentre invece, secondo quello di Giovanni, avvenne successivamente al mezzogiorno, ovvero oltre tre ore dopo”. Tra le possibili date proposte dai biblisti le più citate sono il 7 aprile 30, il 27 aprile 31, o il 3 aprile 33; in particolare, se si accettano le indicazioni di Giovanni, tra queste sembra doversi scegliere la terza. Tutti e quattro i vangeli, infatti, “sono concordi che il giorno della settimana della crocifissione di Gesù è stato un venerdì. Per il calendario religioso ebraico il primo dell’anno, 1 di Nisan, non può essere un venerdì. Dato che il 15 Nisan ha lo stesso giorno della settimana dell’1, anche questo non può cadere di venerdì”. Se ne deduce, quindi, che dei quattro vangeli quello di Giovanni sembra riportare le informazioni corrette e che quindi Gesù sia stato crocifisso il giorno 14 di Nisan. Tra gli anni 26 e 36, gli anni del mandato di Ponzio Pilato, vi sono solo i seguenti giorni in cui il 14 di Nisan è caduto di venerdì: il 15 aprile dell’anno 29 per il calendario giuliano; il 7 aprile dell’anno 30 per il calendario giuliano; il 3 aprile dell’anno 33 per il calendario giuliano; il 30 marzo dell’anno 36 per il calendario giuliano. Delle tre date proposte dai biblisti soltanto due (7 aprile 30 e 3 aprile 33) sono dunque conformi alle indicazioni del Vangelo di San Giovanni”. I quattro vangeli canonici, gli Atti degli Apostoli, lo storico ebreo contemporaneo Giuseppe Flavio e il tardo storico romano Tacito concordano nel porre la morte di Gesù in concomitanza con l’amministrazione di Ponzio Pilato. Vi è sostanziale accordo tra gli studiosi nel datare l’incarico di Pilato tra il 26 e il 36 (o inizio 37). Dunque, in base ai riferimenti storici presenti nelle fonti, la morte di Gesù sarebbe avvenuta tra l’anno 26 e il 36? A questo punto le cose, occorre prendere atto della visione storica della Passione di Cristo, i cui vangeli raccontano l’ultima settimana della vita di Gesù di Nazaret, modellando la narrazione degli eventi in base alla fede di chi li ha scritti.Invero, una domenica Gesù entrò a Gerusalemme e venne acclamato dalla folla come il messia, il salvatore inviato da Dio al popolo ebraico. Il venerdì successivo morì sulla croce, e il suo corpo fu sepolto. Nel mezzo di questi due eventi, Gesù dovette affrontare ben due processi. Il primo giudaico, e condotto dal sinedrio (composto da sacerdoti, anziani e dotti della legge), lo giudicò per le sue pretese messianiche. Il secondo, romano e presieduto dal governatore della Giudea Ponzio Pilato, lo condannò a morte perché si era ribellato all’autorità imperiale. I sei giorni che vanno dalla domenica al venerdì sono quelli della passione di Cristo, che la Chiesa cattolica ricorda nella settimana santa, anche se le feste liturgiche hanno fine con la resurrezione di Gesù, nel terzo giorno della sua sepoltura. I vangeli di Marco, Matteo, Luca e Giovanni narrano quanto avvenne in quei giorni. Ma fino a che punto sono fedeli ai fatti? Per rispondere alla domanda bisogna tornare all’epoca in cui i testi vennero redatti. Si ritiene che dovette morire nell’aprile dell’anno 30. Due decenni più tardi, verso il 50, un discepolo di Gerusalemme si accorse che i seguaci del maestro divulgavano si informazioni sulle sue ultime sofferenze, sulla sua fine e resurrezione, ma che nessuno era ancora venuto in mente di metterli per iscritto. E così questa persona, rimasta anonima, espose gli eventi e, a quanto sembra, concentrò in una settimana episodi che si erano probabilmente verificati nell’arco di diversi mesi. La stessa settimana poi coincisa con la Pasqua ebraica, che si festeggia durante il mese di nisan, compreso nel periodo tra marzo e aprile. Questo primo resoconto della passione di Gesù fu plausibilmente alla base della cronaca che compare nel primo Vangelo, quello di Marco, scritto tra il 71 e il 75. Gli studiosi concordano nel sostenere che l’evangelista prese come modello un testo anteriore, andato perduto. Quindi rimane solo il suo racconto. Gli altri vangeli accettati dalla Chiesa presentano variazioni, divergenze e contraddizioni rispetto a quanto afferma il primo evangelista. Sono quelli di Matteo (composto verso l’85-90), di Luca (scritto intorno al 90-95) e di Giovanni (redatto all’incirca nell’anno 100). E’ d’obbligo una premessa: non sempre una tradizione antica corrisponde alla verità dei fatti. Per esempio il prestigio di Aristotele fece sì che per più di venti secoli venisse appoggiata una teoria secondo la quale la Terra era il centro dell’universo e il sole le girava attorno. Solo grazie a Copernico e a Galileo si potè dimostrare che quella “verità” non era tale. Qualcosa di simile potrebbe essere accaduto con alcuni frammenti del Vangelo di Marco. Nonostante il testo sia stato scritto oltre duemila anni fa, è ancora possibile trovare degli indizi sul fatto che le azioni e i detti di Gesù si verificarono in un modo diverso e in un tempo dilatato (più ampio di circa sei mesi), e non quindi nella settimana al termine della quale morì il nazareno. Oltre all’incertezza circa la cronologia, altri motivi portano a dubitare che molti episodi del resoconto tradizionale della passione corrispondono del tutto alla realtà storica. In primo luogo va considerato il notevole lasso di tempo intercorso tra gli eventi e i vangeli, che non avrebbe garantito una trascrizione fedele dei primi. In secondo luogo non esistono testimoni diretti di vicende come l’interrogatorio a porte chiuse dei sommi sacerdoti durante il processo ebraico, o il dialogo tra Gesù e Ponzio Pilato durante quello romano. Il racconto dovette quindi basarsi su testimoni indiretti o su congetture. In terzo luogo, non sono giunti fino a noi gli atti dei processi. E’ quasi sicuro che, almeno nel caso dell’udienza romana, conclusasi con una condanna allora frequente alla croce, dovette essere inviato un fascicolo all’imperatore Tiberio. Tuttavia il documento si è perso nelle brume della storia. Lacronaca della morte di Gesù è lastricata di accenni e citazioni dell’Antico testamento (le Scritture antecedenti a Cristo). I cristiani considerano questi testi profezie messianiche. Il racconto dei quattro vangeli allude chiaramente a circa ottanta o novanta passaggi da lì tratti, e l’apprezzabile numero di azioni e detti di Gesù espressi tramite parole dell’Antico testamento lascia quanto meno sospettare che certe vicende, forse più inerenti al contesto storico, vennero rimaneggiate perchè corrispondessero alle profezie. Diversi studiosi sostengono persino che alcuni passaggi della settimana santa siano stati ideati di proposito dagli evangelisti a partire dalle opere messianico-profetiche precedenti: “le contraddizioni tra gli evangelisti sono una fonte di dubbi per gli storici”. Una questione dibattuta da secoli, la data della crocifissione di Gesù Cristo, trova oggi una risposta nella scienza geologica. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista internazionale Geology Review, esiste la conferma che Gesù fu crocifisso il venerdì 3 aprile dell’anno 33 d.C. Lo affermano, sulla base dei dati archeologici, testuali e astronomici, il geologo Jefferson Williams della Supersonic Geophysical e i colleghi Markus Schwab e Achim Brauer del Centro tedesco di ricerca per le geoscienze. Insieme, i tre ricercatori hanno voluto saggiare la credibilità della Scrittura esaminando i movimenti tellurici della zona del Mar Morto. Il Vangelo di Matteo parla di un terremoto che avvenne in concomitanza con la crocifissione.Per questo i tre ricercatori hanno indagato la cronologia dei movimenti tellurici degli ultimi 4 mila anni, concentrandosi sulle attività sismiche intorno al Mar Morto, a poco più di 20 chilometri da Gerusalemme. Nello specifico, gli studiosi hanno preso in esame la crosta superiore di sedimenti laminati, fino a 5-8 metri di profondità, con la tecnica dei carotaggi.Dagli strati annuali di sedimenti dei tre carotaggi effettuati sulla spiaggia di Ein Gedi, sul Mar Morto, i ricercatori hanno potuto rilevare le tracce di almeno due grandi sismi di duemila anni fa: un forte terremoto nel 31 a.C. e un sisma databile fra il 26 d.C. e il 36 d.C. Quest’ultimo periodo comprende gli anni in cui il procuratore della Giudea era Ponzio Pilato, sotto il quale, secondo quanto indicato negli Annali di Tacito, oltre che nei quattro Vangeli, avvenne la crocifissione di Cristo. Gli eventi naturali descritti nella Bibbia da molti sono considerati allegorici, ma il giorno della crocifissione, il Venerdì Santo, era conosciuto con un discreto grado di precisione. Comparando i dati biblici con il calendario ebraico e con calcoli astronomici, emerge una manciata di possibili date, fra cui la più probabile a giudizio unanime degli esperti era il venerdì 3 aprile del 33 d.C. Questa si ritiene ora confermata dai dati sismici forniti da Williams e dalla sua équipe, anche se lo studioso riconosce che non si può escludere che l’autore del Vangelo di Matteo abbia “preso a prestito” le caratteristiche di un terremoto avvenuto qualche tempo prima o dopo la crocifissione, e le abbia attribuite al terremoto locale avvenuto fra il 26 e il 36 d.C., un sisma sufficientemente forte da deformare i sedimenti di Ein Gedi, ma non potente abbastanza da essere ricordato in un registro storico extrabiblico. Tre dei quattro Vangeli riferiscono che ci fu buio dal mezzogiorno alle tre del pomeriggio dopo la crocifissione. L’ipotesi su cui indagare se tali tenebre possano essere state causate, verosimilmente, da una tempesta di polvere: l’équipe di Williams e/o altri studiosi hanno cercato di stabilire se esistano tracce di una tempesta di polvere neisedimenti del terremoto nella regione di Gerusalemme, all’inizio del primo secolo dopo Cristo?