2 Marzo 2025

Il principio maschio femmina un dono da riscoprire come disegno della creazione

Ripresi gli incontri diocesani di Pastorale familiare

di don Giacinto Magro

L’evento e le sue premesse

Domenica 23 febbraio si sono dati appuntamento le famiglie della diocesi presso l’hotel Villa Romana di Piazza Armerina e da remoto è intervenuto il prof. Vito Impellizzeri. La relazione è stata estremamente illuminante ed ha affrontato con grande serenità e precisione uno dei nodi culturali più controversi del nostro tempo: la differenza sessuale e la sua bellezza nella complementarietà. Una relazione pacata, precisa, che ha saputo leggere con grande attenzione quando oggi sia necessario prendere coscienza del dono di Grazia per la coppia, in rapporto alla natura e alla cultura. La complessità culturale di oggi non può farci paura, anzi è un’opportunità da cogliere per ricomprendere la creazione e il suo disegno. É necessario fare i conti non solo con la natura ma anche con la cultura, così come il magistero di Papa Francesco ci chiede per rimanere uomini e donne di dialogo, capaci di amare tutti nella verità. Evidentemente, oltre a fare una esperienza di reciprocità culturale, si è fatta una esperienza di dono pieno sia perché il relatore si è reso presente lo stesso nonostante la febbre, per vivere il dono di sé, sia perché le persone in sala sono rimaste attentissime. Ogni piccolo conflitto è stato superato per l’ascolto profondo divenendo una esperienza arricchente.

Premessa
Il teologo, quale uomo di Dio, se da una parte si immerge nella rivelazione, dall’altra questo lo compie con tutta la sua umanità e col peso che porta dalla storia culturale del presente. Nella riflessione offerta alle famiglie, egli infatti, ha sollecitato i destinatari a fare altrettanto, proponendo come oggi sia necessario tenere conto che la Grazia, suppone natura e cultura, essa infatti agisce nei credenti, non solo presupponendo la natura ma altresì supponendo anche la cultura. Questo sovente spaventa e si corre il rischio di chiudersi arroccandosi dentro la torre del moralismo e del tradizionalismo senza avere, invece, il coraggio di assumere la storia e la cultura per rinnovarla e purificarla.

Introduzione
Il professore Impellizzeri ha precisato che oggi è tempo di fede e di fede coraggiosa che non si lascia assorbire dalla cultura, o meglio dall’ideologia, senza steccati o morale di sorta lasciando isolare il Vangelo perdendo la creatività che esso contiene di nuova umanità; il messaggio credente è sempre il Vangelo del dialogo e della misericordia, che tutti accoglie. Inoltre per compiere questi passaggi fondamentali è stato necessario precisare come il dato biblico dica il disegno di Dio. Potremmo dire che, per certi aspetti, la relazione è stata un crescente incoraggiamento a stare nell’oggi della storia da credenti come coppie che nella dualità uomo-donna sanno dire e darsi per manifestare il disegno di Dio. Questo comunque va compreso sapendo fare discernimento vivendo la reciprocità tra cultura e fede; in altri termini è necessario rimanere fedeli al disegno di Dio, ma senza escludere nessuna persona che tale disegno non lo abbia maturato nella conoscenza di sé, e che purtroppo è rimasta bloccata nella solo cultura escludendo la natura, oppure nella solo natura, secondo Dio, scivolando e assolutizzando il moralismo, senza la maturazione culturale. Acquisire la consapevolezza di essere dentro una storia e una cultura non più credente, oggi, è necessario per evitare il moralismo, da una parte, oppure il lassismo e l’adeguamento alle ideologie. Pertanto, tenuto conto ovviamente della rivelazione, ma spingendosi a cogliere la sfida di oggi, egli ha sottolineato che in questo tempo presente non è più tempo di assumere una grammatica classica che non tenga conto della questione del genere che riguarda il nostro tempo storico.

Il Femminile e il Maschile
Precisando, nella sua introduzione, che oggi si fa fatica a proporre come determinante la Parola di Dio, la quale delinea il suo disegno sull’umanità, ha osato entrare in merito alla sfida da attraversare che è la cultura, la quale permea gli uomini di oggi. In altri termini, come può oggi la Parola essere proposta performativamente e quindi realizzativa non tenendo conto del contesto storico nella quale essa accade? Inoltre essa è proclamata nel desiderio d’informare e formare i battezzati di oggi. Quanto affermato teologicamente significa che, sé ieri la Grazia presupponeva la natura, questo oggi non è più bastevole; in quanto oggi la Grazia non solo presuppone la natura ma altresì la cultura. Papa Francesco al n. 115 di Evangelii gaudium, richiamando il n. 53 della Gaudium et spes, secondo la quale l’essere umano è da concepirsi sempre come culturalmente situato, dal momento che «ogniqualvolta si tratta della vita umana, natura e cultura sono quanto mai strettamente connesse» spinge la Chiesa a tenere conto del dono della rivelazione, la quale, illumina per cui bisogna incarnarla nella cultura. Per ‟cultura” non si intende naturalmente il grado di istruzione e di conoscenza posseduta dagli individui, piuttosto, in termini spiccatamente umanistici, tutto ciò che deriva dalle forme civili del vivere che concorrono a plasmare i modi di pensare, sentire e agire degli esseri umani, in quanto determinano la loro percezione della realtà. Dunque, il dirsi di Dio e il darsi di Dio, come Parola, orientamento e discernimento non può annullare la cultura in cui essa accade. Pertanto, la reciprocità fra natura maschio-femmina e cultura è una reciprocità in cui accade il disegno di Dio. Come affrontare la tematica della sessualità e la tematica della distinzione maschio femmina senza limitarli o all’uno a all’altro e inoltre senza banalizzarli entrambi? Il tema è complesso perché, tenendo conto del pensiero odierno, la questione ha una sua tensione intrinseca tra natura e cultura. Chiaramente bisogna entrare in una reciprocità, tra natura e cultura capace di ritrovare la verità originaria che riguarda la vita stessa della creazione e questa non può essere elusa. Il credente è chiamato ad assumere il contesto puntuale preciso della complessità e non per giudicare e neanche rendere banale la questione, ma per assumerla. Ricomprendendo il lemma della Grazia e la sua efficacia per vivere nella loggia dialogica dei nostri contesti nella fatica di pensare non più in termini duali la realtà ma in una sorte di pericoresi in termini di Grazia, natura e cultura. Si tratta di cogliere quando è avvenuto in questo passaggio epocale: ovvero la tensione data dalla cultura, perché il dirsi di esse e del darsi della stessa avvenga in maniera relazionale. Posto il discorso in questi termini, il prof. Impellizzeri ha precisato che è necessario chiedersi allora chi sarebbe il terzo tra maschio e femmina. Il terzo, è un terzo di genere naturale? Ossia è un terzo di genere culturale? Oppure, è un terzo che viene dall’Alto? Il terzo è l’Esserci di Dio tra di noi. Se il terzo fosse la Grazia tutto andrebbe ripensato secondo il dirsi della Grazia, in questa difficile complessa reciprocità tra natura e cultura che dev’essere ripensata in chiave relazionale. Il principio di distinzione uomo donna per natura è chiaro, mentre per cultura il principio oggi è messo al vaglio e quindi non è chiaro per nulla. Pertanto la Grazia va ricompresa in tensione con il termine natura e cultura tenendo sempre a priori, nello sfondo, l’atteggiamento di Dio Amore. La questione, pertanto, è di abitare la cultura di oggi senza perdere la luce che proviene dal disegno di Dio, il quale propone il suo disegno dentro la logica della sua tenerezza e misericordia. In altri termini si tratta di capire cosa vuol dire essere uomo-donna ontologicamente e non solo come risultato ideologico; inoltre, cosa comporta l’amarsi dell’uomo e della donna in una relazione strutturante la creazione e la vita che accade in una complessa reciprocità necessaria tra natura (Uomo-Donna), Grazia (il dirsi e darsi di Dio non solo come volontà ma come amore della coppia), e che diviene confronto sempre nuovo come cultura. Oggi evidentemente il principio dell’amore sponsale è indebolito da diverse situazioni di fatto, poiché la cultura ideologica l’ha svuotato di credibilità. Si tratta di recuperare sia il principio di fedeltà e coerenza, sia il coraggio di prendere consapevolezza che la fedeltà poggia sull’amore di Dio che regge ogni cosa. In altri termini, si tratta dell’ospitalità di Dio dentro la coppia la quale è chiamata a vivere la reciprocità in Dio e con Dio. In tal senso, allora cosa significa l’amarsi del maschio e della femmina che regge tutta la creazione e che poi è elevato a sacramento dell’amore reciproco e non solamente dell’amore naturale? Il Matrimonio è Grazia, è relazione identitaria dell’amore reciproco in Dio che determina l’intera vita della coppia. Pertanto la reciprocità tra natura e cultura come Grazia èGesù di Nazaret che in tutta la vita e in tutta la sua storia ci ha mostrato che dove due o tre si fossero uniti nel suo nome egli sarebbe stato sempre presente. (Cf., Mt.,18,15-20) La sua presenza non è una presenza simbolica ma una presenza reale; Dio è tra gli uomini riuniti nel suo amore. Gesù in Matteo afferma:dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono tra loro, ma applicato alla coppia nel riunirsi secondo natura e secondo cultura (inteso nella verità della creazione come viene raccontata), maschio – femmina, ciò è necessario che accada per fede oltre che per amore; lì c’è Lui se oltre all’amore la relazione è nutrita e voluta dalla fede.

Conclusione
In altri termini, l’amore dei due è lo stesso amore di Dio che li abita e li performa. Solo in questa prospettiva il sacramento dei due, maschio e femmina, diviene il segno efficace che dice Dio Trinità, e la loro casa diviene il luogo della presenza di Dio amore, la quale li rende capaci di perdono, di accoglienza della vita nuova di un figlio, anche se con malattie o disabilità ecc., di complicità a compiere sempre la volontà di Dio. Solo così la coppia, abitata da Gesù, è segno di Dio e lievito per il mondo. Per cui, il principio maschio femmina è relazionein quanto immagine e somiglianza di completamento, dove la differenza è il criterio, poiché i due diventino una cosa sola. Purtroppo, l’enfasi ha sempre posto l’attenzione alla dualità anima-corpo e non alla differenza e distinzione maschio femmina. Questo dualismo di anima-corpo, avendolo acceduto parecchio ha condotto ad una distorsiva visione della creazione e dell’amore sponsale. L’altra dimensione, come immagine e somiglianza posta nella reciprocità relazionale, conduce all’unità dei due. La somiglianza è l’unità che non è assorbimento ma Dio posto tra loro, che li rende distinti e uniti; in altri termini è l’amore di Dio stesso che li abita, perché Dio si pone amore dell’amarsi reciproco e nel Figlio che ci ha mostrato la misura del suo amore. L’amore reciproco strutturato sul principio maschio-femmina mette insieme la creazione, la relazione e l’amarsi che determinano la struttura della realtà e ogni principio di vita sociale.

 

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