
Celebrata domenica 16 febbraio, in Cattedrale, a Piazza Armerina la XXXIII Giornata del Malato. Presenti le sottosezioni dell’Unitalsi di Piazza Armerina e di Enna, guidate dalle rispettive presidenti, Maria Concetta Cammarata e Loredana Zarbà. Presenti, inoltre, i Ministri Straordinari dell’Eucaristia, il cui compito, per ovvi motivi spirituali, è trainante nell’ambito del mondo della sofferenza. La santa messa è stata presieduta dal vescovo monsignor Rosario Gisana. Gli onori di casa sono stati fatti dal parroco della Cattedrale, don Alessio Aira. Il nutrito gruppo di ammalati è stato accolto dalla corale della Cattedrale stessa, con le note del canto “TalitàKum”, che vuol dire “Alzati fanciulla” ed è metafora della potenza salvifica del Cristo che guarisce nel corpo e nello spirito. I volontari dell’Unitalsi hanno traslato e collocato sul presbiterio, prima della messa, in processione, una statua della Madonna di Lourdes, con ai piedi Santa Bernadette. Ció ha voluto indicare lo stretto rapporto intercessorio che la Vergine Maria, apparsa alla veggente francese con il titolo de “L’Immacolata Concezione”, nel febbraio del lontano 1858, ha con il mondo della malattia, dal quale nessun uomo è escluso.
Va ricordato che la celebrazione è stata voluta e organizzata dalla Pastorale Diocesana della Salute, rappresentata dalla direttrice, la dottoressa Giuseppina Lo Manto. Il vescovo ha imperniato l’omelia sulle beatitudini evangeliche ed in particolare sulla massima “Beati quelli che sono nel pianto”. “Beati voi che piangete perché riderete, ha detto il vescovo. È una beatitudine molto comune che coinvolge tutti noi. Si piange per le cose che si soffrono, per quelle fisiche, morali e spirituali. Tutti ci rientriamo. È una beatitudine universale”. Ma è la Parola di Dio che risolleva e salva tutti, malati nel corpo e nello spirito. “Come gestire il pianto? C’è un’indicazione interessante: quello che siamo si sa ma quello che saremo non è stato ancora rivelato, noi dobbiamo sapere confidare nel Signore, maledetto è l’uomo che confida nell’uomo”.
Un passaggio importante monsignor Gisana ha fatto sulla Risurrezione: “Se il Signore non fosse risorto saremmo ancora nel peccato. Risorgeremo anche noi con lui quando lui deciderà: dobbiamo mantenere viva la relazione con il Signore.” Bisogna sentirsi amati da Dio e quando scatta questa dimensione, nonostante tutto si sente la consolazione del Signore. “Tutto posso in colui che mi dà forza. Ecco come dovremmo gestire il pianto fratelli e sorelle ammalati. Noi viviamo la speranza della prossimità di Dio. Lui ci viene in aiuto a noi che siamo nella prova perché lui può capire il nostro pianto” E per gestire il pianto non bisogna fare complicità con gli empi; con coloro che agiscono con scaltrezza, non bisogna sedere con coloro che sono arroganti. Al termine della celebrazione per tutti ha salutato e ringraziato la dottoressa Giuseppina Lo Manto: “ È stato un momento di commozione e consolazione. Con il cuore colmo di gratitudine un grazie di cuore da parte di tutti , Unitalsi e Ministri straordinari mossi da quella speranza che ci spinge e che si traduce nei fatti concreti, siamo tutti pellegrini di speranza e ci mettiamo in cammino con gli ammalati.” Nel congedare l’assemblea il vescovo ha rivolto un appello a tutti i fedeli: “I nostri ammalati sono la sorgente dell’amore di Dio. Apritevi agli ammalati nelle case di riposo, organizzatevi almeno un paio di volte al mese per andarli a trovare, loro ci aspettano, è una cosa molto bella e significativa. Sono piccoli segni di amore che hanno una ricaduta positiva nella nostra vita. Organizziamoci.”