9 Febbraio 2025

La lampada della Misericordia…accende la Speranza!

Da Piazza Armerina 'parte' la lampada per le carceri della Diocesi

di Paola Dimarco Pastorale penitenziaria diocesana

La lampada della misericordia, partita da San Pietro l’8 gennaio 2025, dov’era stata consegnata ai delegati dei cappellani delle carceri delle venti regioni d’Italia, è arrivata in Sicilia portata da don Paolo Giurato, delegato dei cappellani delle carceri di Sicilia. A lui e a tutti gli altri cappellani, il cardinale Gambetti, al momento della consegna, aveva affidato il compito di “comprendere con il cuore i detenuti che affrontano le notti dell’esistenza”! La lampada è stata plasmata in un laboratorio di ceramica a Brignano di Salerno dalle mani degli ospiti della Casa di accoglienza per misure esterne al carcere, Domus Misericordiae, nella famosa “bottega della libertà”

Da questa lampada “pellegrina”, il 27 gennaio, i cappellani della Sicilia orientale, nella cappella del seminario di Acireale, hanno acceso, per le mani di mons. Raspanti, presidente della CESI, le lampade per le loro carceri, insieme alla lampada della Diocesi di Piazza Armerina, dalla quale i cappellani della Sicilia centrale, insieme ad un rappresentante della Sicilia occidentale, avrebbero acceso le loro lampade.

Questo è avvenuto nel pomeriggio di venerdì 7 febbraio, nella bella chiesa degli Angeli di Piazza Armerina, dove tutti i cappellani delle carceri diocesane, insieme al direttore dell’Ufficio Diocesani di Pastorale Penitenziaria della Diocesi di Caltanissetta, don Giuseppe Alessi, e al delegato dei cappellani della diocesi di Agrigento, don Luigi Mazzocchio, per le mani del vescovo, mons. Rosario Gisana, hanno acceso le lampade che illumineranno della grazia del giubileo le “notti dell’esistenza” dei fratelli in detenzione.

La diocesi di Piazza Armerina, per la Sicilia centrale, è stata scelta da tutti i cappellani delle carceri di Sicilia per esprimere la loro solidarietà al vescovo, mons. Gisana. In lui i cappellani riconoscono “il bravo Vescovo, l’uomo giusto, perseguitato e calunniato”, descritto da Papa Francesco! Per loro, che hanno dimestichezza con il mondo del penale, non è difficile riconoscere il processo mediatico senza appello di cui è vittima mons. Gisana, oltre alla persecuzione da parte di una certa magistratura poco competente in procedimenti canonici, convinta di poter impunemente valicare i limiti di competenza tra Stato e Chiesa.

Nell’omelia, commentando la liturgia della Parola del giorno corrente, che parlava della cura della comunità verso i detenuti (Eb.13,1-8) e di Giovanni Battista, ucciso in carcere (Mc.6,14-29), il Vescovo ha sottolineato la contraddizione tra le aspettative mondane e la coerenza evangelica che porta, inevitabilmente, a conclusioni “meschine” agli occhi del mondo (Giovanni ucciso in carcere e Gesù sulla croce) ma “fruttuose” agli occhi di Dio, perché solo il seme che marcisce può portare frutto abbondante.

La cerimonia, semplice e suggestiva, è stata animata dai canti della Comunità delle suore di Maranathà, con la partecipazione di un discreto numero di volontari delle tre cappellanie di Gela, Enna e Piazza Armerina, di rappresentanti dell’area educativa, di un detenuto della Casa Circondariale di Piazza Armerina e di alcuni membri degli ambiti dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Penitenziaria. Proprio ad uno di loro, Claudio Paternò, il Vescovo ha affidato la lampada che gli era stata donata perché porti la luce della speranza giubilare nella piccola comunità francescana di Barrafranca, che già accoglie detenuti in misure alternative.

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