7 Febbraio 2025

Palermo celebra Sant’Agata

Come la Santa, nata nel Capoluogo siciliano, l'unica scelta da fare è Cristo

di Mario Antonio Filippo Pio Pagaria

Celebrata anche a Palermo la festa di Sant’Agata, che, va ricordato, l’agiografia, vuole sia nata a Palermo, per poi trasferirsi a Catania, dove fu martirizzata. E Palermo l’ha venerata, nel passato, anche come compatrona della città. Il culto della santa è celebrato nella chiesa di Sant’Agata La Pedata, nei pressi della stazione,  chiamata così perché vi è un sasso che sarebbe stato, secondo tradizione, calcato dal piede della Santa.  Proprio qui, la sera del 5 febbraio,  il vicario episcopale del secondo vicariato, fr. Salvatore Zagone ha presieduto, affiancato dal parroco, don Jaroslaw Andrzejewski la solenne liturgia Eucaristica. Durante l’omelia il frate cappuccino ha detto, che  “proprio guardando a Sant’Agata noi impariamo a renderci conto che ci sono delle scelte che vanno fatte mentre altre scelte vanno messe da parte, e  siamo chiamati a chiedere il dono del discernimento che ci porti a valutare la vita alla luce della fede della speranza e della carità”.
E difatti,  secondo chi scrive, ma riteniamo, umilmente, che ciò possa essere condiviso dai nostri lettori, Sant’ Agata, di scelta ne ha fatto una e una soltanto: quella di Cristo, senza abiurarlo, preferendo per suo amore, il martirio.  E il frate non ha mancato di parlare del tema del giubileo, tanto trattato da Papa Francesco, ovvero la  virtù teologale della “Speranza”, che in questo periodo di guerre e tribolazioni, ad avviso, sempre di chi scrive, è unica àncora cui ogni uomo può e deve aggrapparsi e a maggior ragione il cristiano. E la Speranza in Cristo, come ha detto lo stesso Papa, riprendendo San Paolo, non può assolutamente deludere. La Speranza è legata indissolubilmente alla Fede in Cristo Gesù e, ovviamente alla Carità, cioè all’Amore che è infinita Misericordia. E Sant’Agata si è fatta portatrice della Speranza, perché fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo anelito di vita ha sperato nel suo unico sposo, il Cristo, colui che mai l’avrebbe delusa e l’avrebbe condotta, verso la gloria del suo Regno e condurrà ciascun uomo che crede, spera e ama, verso la stessa gloria. E per raggiungere questa gloria, bisogna chiudere metaforicamente gli occhi e lasciarsi andare nella dolce “Follia” della Croce, alla quale si lasciò andare Agata e come lei, tanto per parlare di martiri del nostro tempo, i Beati Pino Puglisi e Rosario Angelo Livatino. Avremmo bisogno tanto, di imitare, nel nostro tempo, questi martiri per cambiare questa terra di Sicilia e forse anche il resto d’Italia.

 

 

 

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