4 Febbraio 2025

A Enna la festa di San Biagio nell’omonima parrocchia

L'invito a porre al centro della propria vita la Parola di Dio

di Mario Antonio Filippo Pio Pagaria

Il popolo ennese è sempre presente in gran numero alle celebrazioni dei “suoi “ Santi e si può dire che San Biagio, sebbene sia un santo che appartiene alla Chiesa Universale, ci piace pensare, visto l’alto grado di devozione degli ennesi stessi, che sia un santo che appartiene alla cittadinanza del capoluogo degli Erei. Da sempre, difatti, il santo vescovo e martire  è venerato nella parrocchia guidata da don Giuseppe Petralia, che non ha voluto far mancare anche quest’anno di  fargli tributare il giusto onore e la dovuta venerazione. La messa solenne è stata celebrata da don Salvatore Rindone, sacerdote molto conosciuto in diocesi poiché direttore spirituale del Seminario e docente di filosofia alla Facoltà Teologica di Sicilia. Don Salvatore, partendo dal presupposto che della vita di San Biagio si conosce molto poco, ha incentrato l’omelia sul significato delle candele, con le quali si fa, a fine celebrazione, la benedizione della gola. Le candele hanno, ovviamente, una stretta connessione con la “Luce” di Cristo, non è intesa come organo del corpo umano ma come organo attraverso il  quale si proietta l’anima. Ha parlato anche del fatto che questa celebrazione avviene nel mese di febbraio ed ha una stretta connessione con il rito della purificazione. “Non è il tempio che purifica Gesù ma è Gesù che viene a purificare il tempio”. Il tempio è l’uomo, quindi il sacerdote ha voluto evincere il significato Cristologico della purificazione. Il tempio dove la legge viene applicata. Non è il tempio che purifica ma è Gesù che viene a purificare il tempio “E’ Gesù che purifica i nostri luoghi. Lasciamoci purificare, attraverso  Cristo  e sentiamo il bisogno di fare comunità” .  Un passaggio filosofico il sacerdote ha fatto sul significato della vita: “Siamo talmente attaccati alla vita che l’idea di perderla ci terrorizza”. Il passaggio delle candele sulla gola è legato alla “Candelora” e  la candela rimane all’uomo  perché  a sua  volta possa Illuminare.“Talvolta noi siamo una luce finta, invece  dobbiamo essere luce vera. Il Signore deve essere luce per noi ma deve rendere luce noi stessi e farci  evitare l’ambiguità che non è luce”. Infine ha concluso ponendo in rilievo l’importanza della Parola  di Dio e ringraziando la comunità per averlo invitato: “È la parola che dà vita. Grazie per avermi fatto condividere con voi questo giorno di festa. È la prima volta che celebro con voi a San Biagio”. Padre Pino Petralia, prima della benedizione della gola ha tenuto a sottolineare come la stessa non sia un rito magico ma sia da considerarsi organica alla celebrazione dell’Eucaristia.

 

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