
“Amara terra mia” questa canzone, cantata da Domenico Modugno, negli anni ’70, del secolo scorso, esprime il pensiero di questo articolo. L’espressione in qualche modo ricalca la famosa frase del Gattopardo (al momento del saluto con lo zio, Tancredi disse…): “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Eppure il sindaco di Aidone, nel settembre 2024, volendo dare una buona notizia e rendere un servigio ai cittadini (!) comunicava “che sono ripresi i lavori di sistemazione ed ammodernamento della SS. 288 Aidone – Catania, nel tratto della galleria, già chiuso al transito da svariati anni. Abbiamo, inoltre, avuto rassicurazioni sul fatto che i lavori verranno completati entro la fine dell’anno in corso. Vi terremo aggiornati”. Aggiornati (?). Ma dei lavori promessi neppure l’ombra e Aidone ha registrato una beffa, in questo grande sforzo economico messo in atto dall’Anas: la SS. 288 del tutto dimenticata (!).Invero, un tratto di strada della statale 288, di circa 3 km, costruita come variante ad un tratto della statale 288, inglobata nella diga Ogliastro, fu ultimata nel febbraio del 1972, ma poco dopo, fu chiusa al traffico per frane, smottamenti, sollevamento del manto stradale. Da allora ad oggi, dopo oltre 50 anni non è stata aperta al traffico. Senza dire che la costruzione della diga Ogliastro ha penalizzato principalmente i comuni di Raddusa, Castel Iudica, Ramacca e Aidone, che a suo tempo si batterono per ottenerla. Raddusa, che dista poco più di 2 km, non fruisce dell’acqua dell’Ogliastro, è il comune che è stato penalizzato di più dalla costruzione della diga e dalle opere di forestazione, poiché tutte le contrade che circondano l’Ogliastro, lago compreso, erano aree produttive in mano a raddusani. Neanche Castel di Iudica fruisce del prezioso liquido dell’invaso. Penalizzato sia dal punto di vista ambientale sia da quello culturale. Il Monte Judica, che fornì parte della pietra del muro di sbarramento, fu selvaggiamente saccheggiato in varie parti fino a deturparne la bellezza. Ma la cosa più grave fu l’asportazione della sommità del Monte (756 metri s.l.m.) ove giaceva l’acropoli della città ellenistica e medievale. Anche il territorio di Ramacca è stato penalizzato, perché quella parte di territorio che fruisce dell’acqua ne usufruiva già dal1300 circa, senza pagare canone e per tutto l’anno. Gli aidonesi non possono interamente usufruire della statale 288, a seguito dei lavori di costruzione della diga Ogliastro, veniva resa intransitabile. Gli automobilisti sono costretti a compiere un percorso molto più lungo per recarsi da Aidone a Catania e viceversa, oppure in un passato lontano a transitare dal tratto di strada dissestata con rischio di conseguenze per la propria incolumità. Lo storico Filippo Vitanza nella pubblicazione “Caltagirone dimenticata” sostiene “Ai nostri giorni, dopo i processi di tangentopoli iniziati fin dal 1992 e l’abolizione della Cassa per il Mezzogiorno, possiamo affermare che tutto ciò che è accaduto in Sicilia dal 1960 circa al 1990, e oltre, è frutto di una ferrea strategia del Comitato di Affari Trasversale. Grandi opere, grandi tangenti. Non dunque il bene comune dei consorziati ma gli interessi di un’arrogante e spregiudicata oligarchia”. Consorzio di Bonifica di Caltagirone a parte, secondo il Vitanza, Ferdinando D’Ambrosio, discepolo di Luigi Sturzo, nell’indicare e svelare i difetti che hanno incancrenito alcuni principi basilari diceva “Io credo che se un breve tratto di strada della SS. 288 che da Catania porta ad Aidone-Piazza Armerina, la cosiddetta strada della Galleria, sia tutt’oggi non praticabile, dopo 50 anni, causando numerosi danni all’economia di quelle aree già tanto penalizzate e impedendo una diminuzione considerevole del flusso turistico per Morgantina e Piazza Armerina, credo che non bisogna attribuirlo agli ingegneri ma all’invisibile vertice del Comitato Trasversale di Affari che a suo tempo decise ‘quella strada non s’ha da fare’, vale a dire, da quella strada non deve passar nessuno”.