La tappa della Meditatio, nella lettura orante della Parola in cui ci si chiedeva: cosa dice la Parola a proposito di Dio?, ha portato a fissare lo sguardo verso un testo e verso una Parola in cui riverbera la presenza di qualcuno che riversa amore e suscita una risposta a tutto ciò. Il gioco di sguardi, adesso, pone un’altra domanda, diversa per interesse, ma nella sostanza molto legata alla prima. E cioè: cosa rivela la Parola a proposito di me e della storia che vivo? Proprio per questo il momento è definito Contemplatio, ovvero rassegna di eventi illuminati dalla luce della verità. L’obbiettivo preciso e puntuale è quello di intravedere l’azione di Dio, il suo intervento nella storia prossima alla vita personale di ognuno, nella concreta esperienza di fede in famiglia, nella parrocchia, nella diocesi e nella chiesa tutta in questo preciso momento storico.[expander_maker id=”1″ ]
L’esperienza della luce della Parola ha portato i discepoli a riconoscere lentamente e nella verità il proprio Maestro laddove e proprio in colui che si sono ritrovati accanto mentre camminavano per allontanarsi dal luogo e dal tempo della resurrezione, andando verso Emmaus. Non è stato un momento facile da vivere, ma proprio per questo la presenza del Maestro “accanto” a ciascuno dei due, nel cammino scandito dai brani della Parola, si è pian piano consegnata alla vita quotidiana innescando il ritorno, l’abbraccio e la fraternità con le persone dalle quali ci si era volontariamente allontanati.
Come per Giacobbe al risveglio dal sogno vicino al torrente, anche il re Davide nello sguardo catturato e imprigionato nella triplice catena dello squilibrio esistenziale a causa di omicidio, adulterio e desiderio della donna di un altro, viene svegliato attraverso le parole di Natan che gli comanda di aprire gli occhi sulla propria storia. «Tu sei quell’uomo» (2Sam 12,7), si sente urlare senza mezze misure; e da quel momento in poi, egli vede, si rende conto e si accorge della luce capace di aprire il cuore e la mente alla propria stessa vita tranciata dalla vita del popolo.
E come per Giacobbe e Davide, anche per il funzionario eunuco di Candace d’Etiopia arriva il momento di accostare l’acqua del torrente e specchiarsi in essa. Lasciandosi indietro il passato di un viaggio condotto al buio degli occhi per rinascere alla luce di una bella notizia che ha cominciato a fargli battere il cuore, egli chiede a Filippo di aiutarlo a guardare ancora, e poi ancora e ancora. Fino a quando il suo sguardo è pronto alla visione della vita, mentre Filippo viene rapito dallo Spirito del Signore e il suo cammino riprende verso la comunione nuova con i fratelli delle chiese cristiane a cui sarà indirizzato (At 8,26-40).
La vita si apre come un libro per lasciarsi ancora una volta scoprire, ma adesso anche guardare, nonostante tutto ciò e tutto quanto sia stato poco perfetto agli occhi del modo di di vedere di un tempo. Contemplatio è affacciarsi e rimanere, concedendosi un nuovo tempo e un nuovo spazio ancora: la comunione e la comunità. Vedere, infatti, la presenza di Dio pronto ad aprire gli occhi e sostenere la vista di uno spettacolo inedito, fà tanto: non indurisce anzi, circoncide il cuore e rimette in moto la creazione nuova, la quotidianità benedetta dalla fraternità. [/expander_maker]