5 Novembre 2024

Lectio Divina. 6_Oratio: la preghiera con la Parola

di don Salvatore Chiolo

Ad un certo punto, proprio a metà di tutto il tempo dedicato alla lettura orante della Parola, si è sempre sentito il bisogno di fermarsi e pregare con la Parola. È un momento determinante l’andamento di tutto quanto l’esercizio di lettura e adorazione della Parola, ovvero di ascolto attento e semplice. Attraverso l’Oratio, le parole dei testi, il senso e le immagini dei diversi brani collegati al testo principale dal quale si è partiti con la Lectio e la Scrutatio, ricevono spinta per continuare a poggiare il significato di tutto sulla realtà, tra le vie e i percorsi comuni, senza però affondare, o addirittura impantanarsi tra le vicende e preoccupazioni varie. Fin dall’inizio della Lectio Divina si mantiene ferma l’attenzione sulla Parola; poiché la scelta di un tempo e di uno spazio da dedicare al rapporto con essa rappresenta, infatti, una modalità del vivere in grado di stabilire connessioni di senso, restituendo significato alle domande che accompagnano la vita di ognuno nel suo rapporto con gli altri e con Dio.

Dall’apostolo Paolo s’impara che: «non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili» (Rm 8,26); e attorno alla trappola di questa ignoranza è possibile muoversi soltanto grazie alla spinta del soffio che soltanto lo Spirito Santo, seduto fin dall’inizio, assieme al Padre e al Figlio, attorno alla Scrittura Sacra, può dare alla mente e al cuore di chi intende accostarsi alla storia e alla vita quotidiana con un modo nuovo di guardare e d’intendere gli eventi, gli incontri, le conversazioni e i silenzi: un modo imparato, istruito di continuo e anche dettato – se occorre – dalla stessa Scrittura, la quale traduce in parole comprensibili il mistero della vita,, svelandone i segreti e gli aspetti più nascosti. La rivelazione del quotidiano, infatti, è ciò che è conveniente per lo Spirito stesso, nel senso che è tutto quanto può essere utile per condurre l’esistere verso la méta e la destinazione più naturale da sempre: gli altri. La comunità è soggetto designato a farsi carico di fissare unita e compatta la propria presenza accanto alla presenza dello Spirito, per svincolare dalla minaccia della solitudine ogni fratello e ogni sorella a cui la vita chiede risposte anche durante la Lectio Divina. Perciò diventa inesprimibile la delicata bellezza di una tale presenza che soltanto Dio riesce a consegnare ad ognuno e a tutta quanta la comunità insieme, dal momento che si procede in modo adulto, convinto e affidato nell’Oratio e, quindi, nella lettura orante della Parola.

«Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso» è la verità (Rm 14,7). Una rivelazione del vissuto stesso illuminato però dalla stessa esperienza di comunità e di ecclesialità che la precisa scelta di mettere al centro la Parola ispira a quanti imparano a vivere l’esperienza di chiesa, senza soltanto subirla passivamente. La preghiera comunitaria, in tempi di rinnovamento di quel modo di vivere finora descritto come clericale ma che riguarda non solo i sacerdoti, le suore, i frati e i monaci, bensì anche i laici, è l’unica condotta interiore e motivazionale all’altezza di un contesto sociale nel quale la comunità dei fedeli si è appiattita sui propri riti di culto senza lasciare spazio all’amore in tutto il resto degli ambiti con cui tradurre la propria presenza. La preghiera che esprime la Parola, suscitando subito dopo nuovamente l’ascolto e il dialogo con Dio di tutta quanta la comunità, non solo del singolo credente presente al momento della Lectio Divina, è l’unica via, meglio: la porta stretta, attraverso cui vedere passare la propria famiglia dal tempo della distrazione a quello dell’attenzione all’altro e all’Altro. L’Oratio disegna il profilo dello Spirito sempre presente e, alla luce di esso, la presenza della comunità a sé stessa, imparando a vedersi, a guardarsi e scorgersi così per come lo Spirito stesso le da modo. Quello che dovrebbe accadere durante la celebrazione dei sacramenti, ma che ormai rischia di diventare una formalità arrendevole che spegne la partecipazione e la risposta coinvolta, pur rimanendo un momento essenziale nella vita della chiesa, accade nella celebrazione della Parola, se così si può intendere, anche mutuando un’espressione tratta dalla liturgia eucaristica: presenze che incontrano e presenze che s’incontrano accordandosi nella richiesta del discernimento sui fatti e i protagonisti della quotidianità illuminata dalla Parola.

Per vivere bene l’Oratio non occorre fare o dire molte cose; basta semplicemente riprendere ad invocare la presenza dello Spirito nella consapevolezza, però, che occorre avere adesso e progressivamente chiaro quanto si è avuto modo di scrutare. Un salmo o, addirittura, anche soltanto una frase tra quelle lette prese dalla lettura stessa può essere utilissimo a pregare, prima di riprendere e concludere la Lectio Divina.

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